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eCommerce e vendita online: guida introduttiva

eCommerce e vendita online: guida introduttiva

cos'è il seo copywriting

La guida introduttiva eCommerce è uno scorcio nel mondo del business online e di tutto ciò che ne consegue, cercherò di esporre alcuni concetti che ritengo importanti per l’avvio di un eShop.

Affronteremo argomenti che spaziano dalle piattaforme eCommerce, l’attività SEO on page ed off page, l’analisi di mercato, i tools disponibili per un controllo statistico efficace, i marketplace più utilizzati, criticità del business e molto altro.

1. Visione dell’eCommerce

Ci sono due maniere distinte di affrontare il mondo del business online, un’ideale spartiacque vede da una parte chi affronta l’attività di commercio elettronico come un’estensione della propria realtà aziendale e dall’altra chi invece incentra il proprio business unicamente su web.

 

Affrontare la vendita online come attività principale o complementare di quella offline?

visione dell'ecommerce

La prima tipologia non è interessata a guadagnare da subito attraverso il web ma preferisce un approccio passo-passo, riducendo di conseguenza le spese infrastrutturali e tecnologiche, lo zoccolo duro dell’attività risiede nel mercato tradizionale quindi “non vi è urgenza” di essere immediatamente profittevoli online.

La seconda tipologia, incentrando il proprio core business sull’online, necessità di fare dei ragionamenti diversi e “l’urgenza di ricavare profitti in tempi rapidi” richiede studio e pianificazione, i mezzi economici e le risorse (sia in termini di tempo che di infrastruttura) devono essere ben ponderati.

Le dinamiche del web seguono da vicino quelle del mercato tradizionale, la rete si è popolata di negozianti di piccole e grandi dimensioni, alcuni business risultano più profittevoli, taluni sopravvivono ed altri inevitabilmente falliscono.

Non consideriamo i grossi competitor, i giganti del web esulano completamente da queste logiche in quanto dispongono di un brand di forte richiamo e mezzi economici e tecnici completamente differenti.

I risultati possono divergere molto dagli obiettivi iniziali, molte scelte accadono con il divenire dell’attività, rimanendo vigili le persone in gamba con obiettivi realistici potranno avere grandi soddisfazioni.

Definizione di eCommerce

Iniziamo con il rispondere ad una domanda avvalendoci dell’uso di Wikipedia, cosa si intende per eCommerce?
“is a type of industry where the buying and selling of products or services is conducted over electronic systems such as the Internet and other computer networks”.

In altre parole è una tipologia di mercato dove l’acquisto e la vendita di prodotti e servizi e condotta tramite un media elettronico quale internet o altre infrastrutture informatiche.

Per estensione “elecronic system” riguarda anche altri mezzi quali TV, Televideo, Teleselling, etc. noi ci occuperemo prevalentemente dell’eccezione comune che è quella di internet.

Tipologie di eCommerce

  • B2C (Business to Consumer): vendita al dettaglio, racchiude tutte quelle attività che si rivolgono direttamente all’utente finale. L’azienda può essere un negoziante locale, un distributore o, come accade per i grossi brand, un produttore;
  • B2B (Business to Business): rapporto tra imprese o imprese e professionisti, racchiude tutti i portali tra produttori/distributori e rivenditori con accesso riservato;
  • C2C (Consumer to Consumer): transazione tra privati tramite un “intermediario”, quello che comunemente avviene su eBay, Etsy o Subito.it, dove gli utenti vendono e acquistano tra loro;
  • C2B (Consumer to Business): acquisto da privato per un’attività professionale o un’azienda.

Tutte queste tipologie di commercio elettronico possono svolgersi in maniera diretta o indiretta

  • eCommerce diretto: la vendita si concluda senza la necessità della consegna fisica del bene (ad esempio acquisto di un brano musicale o un eBook);
  • eCommerce indiretto: quando è necessaria la spedizione del prodotto e la consegna fisica del bene;

L’ausilio di un ‘infrastruttura esterna come mezzo per la vendita sia diretta che indiretta è una cosa molto comune, basta pensare ad Amazon o eBay, iTunes o le comuni App per iPhone ed Android la cui commercializzazione e resa possibile grazie ai relativi portali.

Risorse per approfondimenti:
eCommerce la Guida Definitiva di Daniele Vietri e Giovanni Cappellotto
Progettare e Realizzare un Negozio online di successo
Web Design eCommerce di Julius Wiedemann
Web design: e-commerce

2. Pensare e soppesare la propria attività su web

,Un concetto dato per scontato è quello medesimo di internet, il web è un mezzo dotato di tutte le proprie regole, pro e contro ma rimane solo un media con cui “fare qualcosa” un qualcosa che deve essere ben pensato e pianificato prima di cominciare ad essere realizzato nella pratica.

 

Vediamo alcuni punti chiave da soppesare prima di gettarsi nel mare del commercio elettronico!

pensare e soppesare la propria attività su web

Tutto parte da un’accorta pianificazione che prevede una corretta progettazione ed un business plan efficace che tenga conto di tutti gli aspetti del business nel loro dettaglio.

A tal fine è indispensabile definire quello che sarà l’obiettivo del progetto a medio termine, non con mille parole ma con una semplice frase che definisca i capisaldi dell’idea, ad esempio:
“Proporre prodotti di calzoleria made in italy su misura a clienti statunitensi di fascia medio-alta”.

Sovente capita di sentire clienti che cercano di spiegare con un’infinita concetti perché il loro business sarà un successo, ci portano prove su prove del perché la loro idea è vincente ma purtroppo l’euforia non basta per vincere sul web quel che occorre è un’autentica business strategy.

Durante la stesura del business plan sarà d’obbligo rispondere a due domande fondamentali: “il Quando” e “il Quanto”.

Tempo e Budget

  • TEMPO: che intendete dedicare al progetto in termini di risorse personali e dei vostri collaboratori;
  • BUDGET: che intendete stanziare per raggiungere il vostro obiettivo;

Molti vogliono ottenere tutto dedicando “un po’ del proprio tempo” e gratuitamente visto che è pieno di software open source che non costano nulla.

Open Source non vuol dire gratis, vuol dire che il codice sorgente è reso disponibile liberamente dagli sviluppatori alla community per il libero studio, utilizzo o per spontanei contributi per chi desidera apportare migliorie e modifiche.

Lo sviluppo di un’attività, contrariamente a questo superficiale pensiero comune, richiede molto tempo, dedizione e risorse economiche che possono anche essere limitate se non si ha fretta ma ricordate: quello che non fate fare ad altri dovete farlo voi.

Il famoso grafico di Colin Harman rappresenta, attraverso un diagramma, l’idea tempo / budget.

Questo non toglie che serve sicuramente entusiasmo e che la chiave del successo è nel divertirsi in ciò che si fa ma prima di partire in quarta bisogna muoversi con cognizione di causa e cautela a prescindere dell’attività che si intende svolgere.

how would you like your graphic design?

grafico Colin Harman

Mercato di riferimento

Nell’affrontare la vendita online siamo abbastanza fortunati in quanto ci vengono messi a disposizione strumenti di analisi e risorse utili per capire meglio le potenzialità del mercato di riferimento e i nostri competitor.

Keyword Planner di Google, Uber Suggest Nei Patel o il Keyword Magit Tool di Semrush sono tools che ci permettono di capire quanto una determinata keyword short o long tail (parola o insieme di parole) viene cercata su web, il trend lungo un certo periodo di tempo e la  suddivisione per utenti ed aree geografiche.

Potrebbe non bastare, potrebbero essere necessarie altre ricerche o rivolgersi ad esperti di settore ma questi strumenti ci permetteranno di capire fin da subito qualcosa di molto importante: se quel che desideriamo vendere e ricercato su web e in che misura.

Un concetto importante è quello dell’info Marketing che sta ad intendere tutte quelle informazioni ottenute attraverso un’attenta ricerca incrociata sia su web che attraverso altre forme (baratto-conoscitivo) volte ad avere quante più informazioni possibili su mercato, competitor e tendenze emergenti.

Analisi preliminare dei competitor

A prescindere dalla dimensione del mercato di riferimento bisogna capire da subito quali sono i competitor, se ad esempio desideraste implementare un’agenzia di brokeraggio assicurativo su web potreste trovare che gli attuali protagonisti online dispongano di spalle molto grosse e fargli concorrenza implicherebbe un investimento economico troppo elevato.

Questo vi impedirà di proseguire con la vostra idea? NO, se i costi sono eccessivi possiamo rivolgerci ad un segmento del settore, magari solo al brokeraggio di assicurazioni specifiche che richiedono competenze trasversali, a quel punto procediamo ad una nuova analisi relativa alla concorrenza nella nicchia di mercato.

Le analisi possono proseguire un periodo più o meno lungo finché non definiamo nel dettaglio i nostri punti di forza e i punti deboli della concorrenza.

Potremmo trovarci di fronte ad un mercato troppo difficile, troppo oneroso o la cui potenziale clientela di riferimento sia troppo scarsa? SI può succedere ma anche in caso avremmo vinto perché con un’analisi preliminare capiremmo fin da subito se investire tempo e denaro.

Potete far concorrenza ad eBay? la risposta è NO (a meno che il vostro budget non disponga di sette zeri).

Gap conoscitivo

La dimensione dell’azienda concorrente non è l’unico scoglio, la difficoltà è anche colmare tutte quelle conoscenze maturate in anni di studio del settore di riferimento grazie a pratica ed esperienza, affrontando e risolvendo nel tempo le criticità.

Per rifarmi ad un esempio precedente: se la vostra realtà si occupa da oltre 50 anni di calzature fatte su misura e desiderate implementare il vostro business online, tutti gli aspetti tecnicisti del settore sarebbero già coperti dalla vostra pluriennale esperienza.

Dopo qualche anno su web con molta probabilità avreste affrontato e risolto gran parte delle problematiche online più o meno evidenti fin da subito (ad esempio impostare un corretto form per gli ordini su misura, creato un’appropriata immagine coordinata che esalti la natura made in Italy dei vostri prodotti e molto molto altro).

A questo punto avreste una padronanza del settore molto forte, se desiderassi farvi concorrenza mi troverei un muro davanti definito gap conoscitivo dato da tutte le specifiche competenze ed esperienze maturate, vi assicuro che affrontarvi non sarebbe affatto facile.

Criticità del business

E arrivato il momento di sintetizzare alcuni aspetti critici della nostra idea a cui dare fin da subito una risposta, vediamo uno specchietto generico che va rivisto in base al vostro business model:

  • Spedizioni
    I costi per l’imballo e la spedizione giustificano il prezzo del prodotto?
    Spedisco nel mio paese o in tutto il mondo, che burocrazia occorre per l’estero?
    E’ consentita la spedizione del mio prodotto con semplicità in tutto il mondo? (ad esempio per i generi alimentari o prodotti esotici possono esserci limitazioni o autorizzazioni particolari).
  • Legislazione
    A quali normative devo sottostare nel mio paese? e all’estero?
    Come devo strutturare i “Termini e Condizioni” (equiparabile ad un contratto di vendita) e la mia “Privacy Policy” per evitare problemi con i clienti post-vendita e in conformità alla normativa?
  • Gestione dei Resi
    Come e se verranno gestiti?
    i costi di spedizione da e per il cliente chi li paga? se li paga il cliente come lo percepisce?
    Che probabilità ha la merce di rovinarsi durante il trasporto?

Analisi dei costi

Per questo documento ci viene utile l’utilizzo di un foglio di calcolo che, credetemi, andrà rivisto più e più volte (non si può prevedere tutto ma è bene essere dettagliati) e dovremo tenere conto dell’infrastruttura fisica oltre che della parte IT.

In altre parole, ad esempio, le spese per l’affitto di un ufficio, personale, computer e periferiche (stampanti o scanner), materiale di consumo, strumenti tecnici, commercialista, banca, camera di commercio, spese generiche ed imprevisti.

Se la nostra attività è di complemento ad un’attività già esistente questi costi saranno limitati in quanto probabilmente basterà adeguare l’attuale infrastruttura.

Nel calcolo dell’infrastruttura tecnica, oggetto più pertinente e che andremo ad analizzare, bisognerà considerare: costi di hosting, l’implementazione di una piattaforma o la creazione di un sito ad-hoc per il nostro store, l’utilizzo di uno o più marketplace, l’attività di copywriting, eventuali traduzioni, l’immagine coordinata, l’attività SEO e di Marketing, la gestione dei Social Media, canoni per licenze, etc.

Principali costi di gestione attività di eCommerce

Stima costi di gestione implementazione attività di eCommerce

Risorse umane

Siamo in grado di arrangiarci da soli per l’intero nostro progetto? è importante considerare se bastiamo a noi stessi, come può avvenire per un’attività di consulenza o di vendita limitata, altrimenti sarà importante considerare le persone su cui possiamo contare, ad esempio i nostri famigliari, e/o se dobbiamo assumere o avvalerci di personale esterno.

Torniamo per un attimo all’esempio della vendita di calzature made in Italy negli stati uniti, supponiamo conosciate l’inglese a menadito, a questo punto, con la vostra esperienza, sareste in grado di produrre i testi autonomamente così come di inserire i prodotti nel vostro eShop ma avete anche il tempo per la l’amministrazione dell’attività e la produzione? la gestione degli ordini, il rapporto con i fornitori, la produzione degli articoli, la gestione contabile e amministrativa, la spedizione dei pacchi, etc.

Certo se avete pochi modelli con poche varianti potreste anche farcela ma se avete decine di modelli con molte varianti o gli ordini dovessero aumentare anche di poco ben presto potreste trovarvi nella condizione di trovare qualcuno che vi aiuti e la persona dovrà essere adeguatamente formata, il che richiede tempo, vostro tempo che viene sottratto all’attività.

Se arrivano gli ordini, così come si spera, è bene essere pronti fin da subito perché farsi un buon nome su web richiede molto tempo, rovinarlo con clienti insoddisfatti molto poco (esattamente come accade quando vedete feedback negativi su un commerciante Amazon o eBay, vi fidate?).

Consulenze esterne

Se non disponiamo di tutto il know-how internamente bisognerà rivolgersi a di consulenti esterni che potranno aiutarci in differenti aspetti della nostra attività, ad esempio nella stesura del piano di web marketing, alla grafica del sito basata sulla UX (User Experience) fino alla gestione della SEO (Search Engine Optimization).

Sono costi da considerare nel nostro foglio di calcolo ma anche di risorse da tenere presenti e da avere a disposizione prima e durante l’avvio dell’attività.

3. La nicchia di mercato

Può capitare che dalle analisi svolte sul mercato di riferimento, per costi, risorse umane o difficoltà tecniche, il business che avete scelto vi scoraggi: alcuni scogli potranno sembrare insormontabili.

Se avete esagerato potrebbe essere così ma in molti casi non lo è richiede un ridimensionamento della vostra Vision e un procedere per piccoli passi.

 

Bisogna analizzare il business ed identificare un insieme di clienti che, con la nostre specifiche competenze, possiamo soddisfare con successo!

la nicchia di mercato per un ecommerce di successo

Nell’esempio delle calzature made in Italy per il mercato USA: avete studiato tutto, conoscete l’inglese, avete il vostro negozio su strada, € 20.000 da investire ma siete soli e dalle analisi fatte sembra impossibile riuscirci.

Bene rivediamo la cosa, manteniamo l’obiettivo iniziale “Proporre prodotti di calzoleria made in italy su misura a clienti statunitensi di fascia medio-alta” ma invece di affrontare il tutto nella sua interezza adottiamo la strategia “Oceano Blu” secondo la quale, parafrasando la fonte: “il successo non dipende dalla concorrenza spietata né da costosi budget di marketing e R&S, ma da mosse strategiche brillanti, dalla qualità, originalità e dall’efficacia delle scelte adottate dall’impresa.”

Vediamo di analizzare meglio il mercato magari utilizzando nuovamente gli strumenti per la ricerca delle parole chiave e anche l’offerta attualmente presente su alcuni dei portali principali statunitensi.

Ma invece di soffermarci sulle scarpe fatte a mano andiamo più nel dettaglio e vediamo cosa c’è o si può proporre riguardo a scarpe fatte a mano ma solo classiche e di pelle di Coccodrillo.

Non mi soffermerò su tutti i passi svolti nell’analisi, magari lo farò in un post dedicato, ma quel che si evidenzia è che keyword come “alligator shoes”, “alligator shoes for man” o “alligator dress shoes”, su google.com ( Inglese/Stati Uniti ) presentano un volume tre le 1.600 e le 2.900 ricerche mensili.

ricerca keyword alligator shoes

Gli strumenti utilizzati indicano anche un costo medio per click tra i 0.98 USD ed 1.34 USD per eventuali campagne di advertising su Google, un analoga analisi e stato svolta per il segmento social con risultati ancor più promettenti.

Cercando sui marketplace troviamo qualche prodotto lontanamente simile, la scelta è limitata e per noi la concorrenza su queste piattaforme è quasi nulla.

Un altro dato molto indicativo è la SEO Difficulty (SD) che va da 38 a 46, un valore che ci indica che il posizionamento sulla SERP di Google è particolarmente conveniente. 

Possiamo dedurre quindi che si tratta di una buona nicchia di mercato, non troppo ristretta (perché in quel caso mancheremo di una clientela minima per il nostro business) e con un ottimo potenziale.

Un ulteriori analisi basata sull’esperienza, ci indica che questo tipo di clienti si aspettano un servizio di alta qualità che solo piccoli artigiani del lusso possono garantire e che il cliente tipo è parte di un gruppo sociale ben distinto con abitudini simili.

Questo ci fa dedurre che funzionerà molto bene il passaparola!

Se il cliente è soddisfatto lo comunicherà ad amici e parenti ed avremo un ridotto costo acquisizione per i futuri clienti.

Il nostro target si può riassumere così:

  • Clientela disposta a spendere somme interessanti ma esigente;
  • Con tutta probabilità chi effettua la ricerca con queste keyword in buona parte è un potenziale cliente e non sta solo perdendo tempo surfando su web;
  • Ci sono dei competitor (analisi svolta con SemRush e SeoZoom) ma non sono troppo aggressivi;
  • L’analisi è stata svolta solo sul mercato USA il che ci induce a pensare che ci sono ottime possibilità di sviluppo anche in altre nazioni;

La conclusione è che si tratta di un settore promettente, una nicchia di ottimo livello, che presenta ancora opportunità di business e che merita un approfondimento e degli investimenti.

4. L’acqsuito Online (vs Negozio Tradizionale)

Cosa succede quando entriamo in un negozio? La prima cosa che ci accoglie e la sensazione generale che ci trasmette: la disposizione dei prodotti, il gusto estetico, l’aspetto delle corsie, i colori scelti come marchio distintivo e molti altri particolari ci forniscono il quadro sensoriale della situazione.

Questo accade anche quando vediamo una vetrina e decidiamo in base alla sensazione trasmessa se entrare o meno nel negozio, anche se il costo dei prodotti è elevato un aspetto bello e positivo ci spinge a “dare un’occhiata”.

 

Un negozio online ha le stesse criticità di un negozio tradizionale: vetrina, categorie, cassa, tutte sezioni da gestire con efficacia e funzionalità.

acquisto online vs negozio tradizionale

Nel nostro eShop subentrano fattori simili:

  • la vetrina del nostro sito, cioè la nostra home page;
  • la disposizione degli articoli per una facile ricerca (come avviene per le corsie dei supermercati);
  • la scelta prodotti, più o meno ampia, per soddisfare diverse esigenze (come colori e taglie per l’abbigliamento);
  • disponibilità e cortesia del personale a fornirci aiuto durante il processo informativo (come nei negozi su strada);
  • la procedure di pagamento e la possibilità di acquisto rateale qualora il prodotto sia oneroso (ecco il perché degli interessi 0 che limitano il fattore di abbandono dell’acquisto);
  • i testi che ci trasmettono professionalità, chiarezza e rassicurazione;

Se si tratta di acquisti complessi consideriamo anche costi extra, metodologia di consegna e assistenza tecnica:

  • per un mobile desideriamo il trasporto e montaggio ad un prezzo accettabile da persone affidabili;
  • nel caso di un gestionale per l’attività ci interessano tempi, modalità e costi di assistenza;

In pratica dobbiamo riprodurre sul nostro eShop il rapporto sensoriale vissuto nell’off-line ricreando quelle sensazioni che come clienti viviamo quotidianamente.

La vetrina del nostro eCommerce sarà la home che dovrà incuriosire l’utente e le ricerche che lo hanno portato a trovarci dovranno trovare soddisfazione con i prodotti proposti.

Le parole chiave utilizzate nelle campagne di marketing, ad esempio AdWords, e nella SEO dovranno essere corrette, altrimenti ci troveremo con tempi bassi di permanenza sulle pagine: gli utenti interessati ad un prodotto sono stati indirizzati su un sito che propone qualcosa di differente da quanto cercato.

Se i prodotti proposti sono descritti correttamente utilizzando keyword pertinenti i visitatori potranno diventare clienti altrimenti ci troveremo con un alto Bounce Rate, cioè un alto tasso di abbandono delle pagine del sito.

I clienti che trovano il sito interessante, anche grazie ad un aspetto grafico gradevole e ad una buona user experience, navigheranno tra le categorie, sfoglieranno il catalogo prodotti e leggeranno le nostre pagine.

Per facilitare la navigazione nel catalogo gli articoli dovranno essere suddivisi secondo una logica semplice e di alta fruibilità che sarà tanto più tecnica quanto più il sito si avvicina ad un eCommerce B2B.

Un cliente “esperto” che visita un sito molto tecnico o specialistico per la sua professione, si aspetterà una suddivisione complessa cercando dettagli che a un “non esperto” possono risultare fastidiosi o superflui.

La soluzione ottimale, quando adottabile, è il compromesso, la facilità di navigazione con la possibilità di ricerche approfondite per utenti evoluti o tecnici.

Ad esempio nel mondo IT i laptop non sono solo suddivisi per marca, processore e display ma, per chi vuole fare ricerche sofisticate, si possono filtrare dati quali: memoria RAM, tipo di disco rigido, sistema operativo, scheda grafica, etc.

I prodotti

I nostri articoli devono ricreare la sensazione che si percepisce dal vivo, dovranno quindi essere dotati di più fotografie in alta qualità con la possibilità di viste dettagliate magari tramite zoom sull’area in cui è posizionato il puntatore.

Considerate che il visitatore di oggi, subissato da social media e continui input multimediali, tende a soffermarsi prevalentemente sull’immagine e non è attento alla descrizione come dovrebbe, in maniera impropria potremo affermare che il consumatore moderno “acquista immagini piuttosto che prodotti”.

Oltre la fotografia sarà necessario dotare il prodotto di titolo e spiegazione efficace ed esaustiva.

In molti casi i siti prediligono una short description o descrizione breve ed una long description o descrizione estesa/approfondita.

  • La  descrizione breve: introduce l’oggetto in vendita con poche righe o per punti, senza appesantire il cliente che potrà approfondire le informazioni consultando la descriton.
    Amazon, ad esempio, utilizza nella descrizione breve una lista con 5 punti chiave, mentre lascia libero sfogo sui contenuti nella descrizione estesa;
  • La descrizione estesa: è una descrizione esaustiva sull’articolo, non sempre presente, che può comprendere contenuti supplementari, datasheet, link interni ed esterni. Oltre a fornire dettagli è molto utile anche alla SEO perché permette al motore di ricerca un’analisi approfondita della pagina;

E’ importante tenere presente che l’esperienza del consumatore online è ricca di stress, più fattori limitativi vengono dati alla persona o percorsi obbligati, quali ad esempio il sorbirsi una descrizione infinita non richiesta o un catalogo prodotti con sottocategorie di sottocategorie o ancora un processo di acquisto complesso che richiede una procedura di registrazione difficile, più il tasso di abbandono risulterà elevato.

Google Analytics e Matomo Analytics sono strumenti utilizzati, oltre che per monitorare il traffico web, anche per capire in quale punti del proprio eShop il cliente abbandona il sito o su quali concentra maggiormente l’attenzione.

Visionato sito e catalogo, il potenziale cliente potrebbe desiderare qualche informazione in più: su prodotti, condizioni di vendita, procedure specifiche come il checkout e dettagli di cui non avete tenuto conto. Una cosa che ci viene in auto è l’implementazione di una sezione FAQ (domande e risposte) e un facilmente raggiungibile form di contatto attraverso il quale le persone possano chiarire i propri dubbi..

Gli store più evoluti dispongono anche di una chat line tradizionale o whatsapp business che svolge una duplice funzionalità: quella di soddisfare il cliente rispondendo alle domande ma anche di concludere la vendita magari aggiungendo qualche complemento (upsell).

Personalmente mi è capitato di chattare con il provider di hosting statunitense fatcow.com e, con l’occasione, ho perfezionato l’acquisto on line aggiungendo il certificato Comodo SSL (upsell) che mi è stato suggerito dal commesso nonché venditore che si è guadagnato una provvigione extra per il servizio venduto.

IMPORTANTE! prodotti e categorie del nostro store, così come la  home ed eventuali altre pagine importanti, dovranno sempre essere scritte seguendo le regole SEO, quindi includendo le corrette keyword, i giusti tag html per testo e immagini, meta title e meta description, evitando contenuti duplicati e mantenendo descrizioni nel complesso sempre esaustive e profonde degli articoli in vendita (si veda creazione di contenuti che convertono).

Il checkout

Dopo aver girato tre le corsie del nostro store, vista e selezionata la merce di interesse, il potenziale cliente decide di proseguire con l’acquisto aggiungendo gli articoli al carrello.

A questo punto gran parte del lavoro è fatto bisogna però “essere delicati nella fase di checkout” evitando:

  • procedure di acquisto complesse;
  • la richiesta di troppe informazioni;

Il tasso di abbandono del carrello è un problema particolarmente percepito dai possessori di negozi su web, spesso il cliente riempie la cesta ma poi, stressato da una procedura troppo complessa, decide di andarsene.

Una tecnica molto usata è la registrazione silente e lo 1-Step Checkout o 1 Page Checkout.

Con la registrazione silente, chiamata anche guest checkout, il cliente non è obbligato a registrarsi sul nostro sito ma solo a fornirci i dati utili ad espletare le normali procedure amministrative (emissione di documentazione e consegna) e di pagamento compilando il minor numero di campi possibili.

Successivamente potremmo inviare una mail al cliente indicandogli che è stato convertito in customer con una password auto-generata che potrà modificare in qualsiasi momento. In questo modo il cliente, non più solo ospite, potrà seguire la tracciatura della sua spedizione online e potremmo fornirgli un buono sconto di benvenuto sul prossimo acquisto.

Le procedure d’ordine che si trovano più comunemente sono quelle a più fasi Multi-Steps Checkout da 3, 4 o 5 step.

procedura multi steps checkout

Nella registrazione a step si procede per 1. accesso ( in caso non sia previsto il guest checkout ), 2. fatturazione, 3. spedizione e 4. pagamento (qualora sia in 5 step, prima o dopo l’accesso è previsto il riepilogo dell’ordine).

Il one-page checkout prevede invece conferma dell’ordine, scelta della spedizione e della procedura di pagamento in un’unica pagina che può agevolare la procedura di vendita.

5. L’acquisto online ulteriori considerazioni

I ragionamenti e i dettagli da tenere presenti nella realizzazione e gestione di un eShop sono molti.

Per avere successo certo è indispensabile avere un’efficace e viva homepage, dei prodotti con foto 2D o 3D di alta qualità o magari rendering di forte impatto nonché un’organizzazione gerarchica per categorie efficace.

 

Ricordate che il mercato con il tempo evolve, cambiano abitudini e tecnologie, dobbiamo rimanere al passo con i tempi.

acquisto online ulteriori considerazioni

Programma di fidelizzazione

Supermercati, grandi magazzini e distributori di carburante insegnano che una tessera a punti spinge il cliente a tornare, per il medesimo motivo può essere utile per alcune tipologie di eCommerce l’utilizzo di una tessera virtuale che al conseguimento di un certo punteggio proponga sconti od omaggi.

eedback e Recensioni

I clienti sono stati abituati a vedere quante stelline ha ottenuto un prodotto e di quante e quali recensioni dispone, insomma vogliono sapere cosa ne pensano gli altri.
Succede per gli alberghi, i ristoranti, film ma anche per innumerevoli altri prodotti proposti su negozi privati e marketplace.

Spingere un cliente a lasciare una recensione ed una valutazione sul prodotto acquistato aiuta a vendere di più in quando trasmette fiducia ad altri visitatori che, prima di acquistare, desiderano informarsi.

Se le recensioni sono poi supportate da articoli su Blog e Forum che parlano bene del vostro prodotto allora il gioco è fatto (qui entriamo nel campo del Marketing online vero e proprio).

Ma come spingere un cliente a lasciare una recensione? Un metodo utile è la promessa di un Buono Sconto o Voucher:“se mi lasci il feedback o, perché no, un commento positivo sul social al prossimo acquisto riceverai un buono sconto del 10% oppure la spedizione sarà gratuita.”

Un risvolto della medaglia di questa politica sono le recensioni negative, una infatti potrebbe inficiare il lavoro di giorni o settimane in quanto le informazioni negative viaggiano più velocemente di quelle positive e sono più facilmente recepite.

Questo spinge il negoziante online ad essere efficiente non solo nella vendita dei prodotti ma anche nella consegna, comunicazione e nelle politiche di customer care.

Esistono sistemi di recensione on-site, cioè gestiti attraverso il sito stesso, e sistemi di recensioni che invece prevedono un ente verificatore esterno, come ad esempio Yotpo o Trust Pilot.

Le recensioni verificate realmente, quindi con la certificazione che un reale acquisto è stato fatto presso lo store, corredate dell’autorità del brand che le sottoscrive, hanno un impatto maggiore sul visitatore.

Social Social Social

Chiaramente sono entrati a far parte della vita di tutti i giorni di molte persone e quindi non possono essere ignorati soprattutto di chi dell’online fa il proprio core business.

Il proprio eShop dovrà può linkato con i maggiori social come facebook, twitter, instagram, tiktok ed eventualmente con social specifici del vostro settore, se vendete servizi ad esempio potrebbe essere utile avere anche un profilo linkedin che fornisce maggiore autorevolezza.

La parte social, per essere profittevole, deve essere viva e dinamica: quando un nuovo prodotto viene proposto, o ci sono delle novità, l’esercente dovrebbe preparare un post per i propri followers.

Se non avete una struttura che dispone di personale dedicato alla gestione del social, dovete occuparvi personalmente di farvi sentire periodicamente con qualcosa di interessante e mantenere vivo l’interesse di clienti e prospect.

Esistono strumenti in grado di replicare un post in vari social o che prendono un articolo pubblicato sul blog aziendale interno e inviano un breve estratto alle varie piattaforme.

Il risvolto della medaglia e che bisogna essere presenti, collegarsi a 3 o 4 social e poi non aggiornare contenuti, rispondere alle domande o non farsi sentire, trasmette una sensazione di abbandono, come se un negozio avesse una bella vetrina ma fosse chiuso, quindi se si abbraccia questa strada una presenza saltuaria ma costante è indispensabile.

Non solo eCommerce

Viviamo nell’epoca del Social, dei Blog, Forum e Video, sono questi i canali che generano la maggior viralità online.

Il Marketing virale, attraverso il passa parola, è diventato uno dei punti chiave per il successo di alcune imprese e può essere preso in considerazione in un’attività SEO seria.

L’integrazione eCommerce-Blog e molto sentita in questi tempi e consente, seppur con un lavoro aggiuntivo attento e scrupoloso, di mantenere il sito sempre vivo, dinamico e con un alto livello di posizionamento a medio-lungo termine.

La “natura umanistica” di Google predilige contenuti aggiornati o nuovi ed originali che soddisfano curiosità o trovano soluzioni a problemi dei visitatori, testi opportunamente scritti da competenti copywriter e pertinenti con il contenuto del vostro store potranno ottenere ottimi risultati di posizionamento.

Se ad esempio il mio eCommerce tratta occhiali e volete spingere un prodotto nuovo fatto in corno e legno potreste scrivere un articolo, coadiuvato da alcune foto o da un video, che parli di come venga lavorato il corno e “come questo materiale si combini in maniera incredibile con il legno” per poi alla fine fare alcuni esempi di prodotti realizzati con queste tecniche e materiali, tra cui il vostro.

Free Shipping

Una cosa che infastidisce i clienti è l’incertezza sul prezzo finale che si verifica quando si deve considerare, oltre al prezzo del prodotto, il costo del trasporto che viene percepito in maniera poco gradevole.

Certo tutti sanno che la spedizione ha un costo ma se la paga l’esercente siamo più contenti e, in taluni eStore, potrebbe essere maggiormente conveniente applicare una politica di pricing che consideri il costo del trasporto incluso nel prezzo finale del prodotto.

In questa maniera il cliente sa che il prezzo che vede è effettivamente quello che pagherà senza dover fare ulteriori considerazioni e saranno più propensi ad inserire il prodotto nel carrello.

 

Free Shipping logo
Se ciò non fosse possibile, perché ad esempio vendete in tutto il mondo quindi con tariffe e costi molto differenti tra loro, ancora una volta bisogna fare una valutazione sui prezzi dei prodotti e considerare la possibilità di una spesa a forfait indipendente dalla destinazione che in alcuni casi sarà per l’esercente vantaggiosa in altri meno ma evita incertezza sul prezzo finale.

IMPORTANTE! Le considerazioni sono rivolte al B2C non al B2B dove iva e trasporto sono percepiti senza difficoltà dai professionisti (perché sono promlematiche che vivono anche loro in prima persona).

Favorire la Circolarità

Vuol dire lavorare sulla correlazione di prodotti e categorie così da offrire all’utente la possibilità di scegliere prodotti complementari o alternativi.

L’up-sell ed il cross-sell, una tematica affrontata in maniera ottimale ad esempio nelle schede prodotto di Amazon, permettono che il cliente rimanga sempre all’interno delle nostre corsie piuttosto che andare a cercare altrove gli articoli.

Potete trovare queste tecniche applicate spesso in fase di checkout dove vengono proposti complementi in up-sell agli articoli sul carrello.

Cross Sell su Amazon

Confronto Prodotti

Il “comparatore prodotti” permette al cliente di valutare la differenza tra due o più articoli simili tra loro.

E’ uno strumento che viene utilizzato anche nelle politiche di marketing dove il confronto tra gli articoli viene fatto esaltando l’articolo che desideriamo promozionare maggiormente, solitamente quello centrale.

comparazione prodotti

Usabilità e Affordance

Con il termine usabilità, nel mondo dell’eCommerce, si intende “favorire la via”, utilizzando una serie di strategie di navigazione e contenuti che permettono all’utente di trovare, attraverso differenti modalità, i punti di interesse.

Con il concetto di affordance si intende “invito all’uso”. Quando l’affordance corrisponde alla funzione per la quale un ambiente e stato progettato l’utente sarà più facilitato a seguire percorsi che trova istintivamente più coerenti.

La popolare metafora della “scrivania” o “desktop” utilizzata dai comuni sistemi operativi si basa su questo concetto: immagini quali cestino e cartelle, sfruttando la nostra conoscenza del loro funzionamento nel mondo reale, ci indicano per assonanza la funzione nell’ambiente applicativo.

Consiglio a tal proposito un libro molto interessante con concetti applicabili in qualsiasi settore: Principi universali del design di William Lidwell, Kritina Holden e Jill Butler.

Rapporto Personale

Molti siti utilizzano un rapporto one-to-one con il cliente creando un ambiente “fatto per lui” dove cercano di far sentire l’utente a proprio agio.

A questo scopo, oltre ad utilizzare mail personalizzate, promozioni ad-hoc e newsletter mirate, viene utilizzata una comunicazione personale, ad esempio, una volta loggati, troveremo espressioni come “ciao” o “bentornato”.

Anche in questo caso ci viene utile una buona politica di copy con testi mirati all’interno di tutta la parte di gestione dell’account cliente, dove potrà trovare i propri ordini, le proprie promozioni, etc. con terminologie che saranno in sintonia con il concetto di one-to-one.

IMPORTANTE! Il rapporto personale è inteso sia in termini di prodotto che di servizio: un attività che vuole dare un servizio personalizzato non deve “mancare di rispetto alla persona” trattandola da amica di vecchia data ma piuttosto farla sentire coccolata come in un atelier.

Certificato SSL

Il certificato SSL (“Secure Sockets Layer”) è un protocollo progettato per consentire alle applicazioni di trasmettere informazioni in modo sicuro e protetto.

Lo si riconosce attraverso il lucchetto anteposto all’indirizzo URL e seguito dalla dicitura “https” (anziché http).

Il certificato SSL è diventato uno dei pre-requisiti indispendabili richiesti da Google per valutare un sito e parametro di ranking. Si può ottenere un certificato SSL anche gratuito Let’s Encrypt (fornito da qualsiasi provider), oppure acquistarne uno professionale da Comodo SSL o VeriSign.

Let’s Encrypt vs Certificati SSL a Pagamento

La sicurezza fornita da un certificato gratuito Let’s Encrypt è la stessa sotto ogni aspetto della sicurezza fornita da un certificato a pagamento, le connessioni non sono maggiormente crittografate con certificati costosi.

I certificati Let’s Encrypt non includono però informazioni sulla persona giuridica che gestisce il sito web (come nome, indirizzo o paese), molti certificati a pagamento invece includono queste informazioni.

I browser web ad ogni modo non utilizzano direttamente queste informazioni per scopi di autenticazione e tali certificati non rendono la connessione più sicura a livello tecnico.

Se gli utenti si aspettano o desiderano controllare le informazioni di proprietà del certificato (manualmente, accedendo all’interfaccia del browser per cercarle, ad esempio il lucchetto prima dell’url del sito su chrome), allora bisognerà dotarsi di un certificato a pagamento che contenga anche le informazioni sull’identità.

Potrebbe anche esserci un sentiment in cui alcuni visitatori potrebbero sentire, soggettivamente, che i siti che utilizzano un’infrastruttura più costosa sono più “legittimi” perché possono permettersi di pagare per infrastrutture di alto profilo (anche se spesso non ne hanno bisogno).

In sostanza potrebbero esserci alcuni utenti che ritengono che interagire con un sito che dispone di risorse finanziarie importanti, quindi magari dotato di un certificato a pagamento, è più sicuro che interagire con un sito con un certificato gratuito.

Watermark

Si tratta di un sigillo posto sopra le vostre foto, senza infastidire l’utente, ma per evitare la copia non autorizzata di immagini dei prodotti proposti nel vostro sito (come avviene su Shutterstock).

In molte piattaforme ci vengono in aiuto componenti che in automatico, una volta fornita un’immagine campione, creano il nostro watermark replicando l’immagine ed applicando un determinato livello di trasparenza.

Pensate a quanto sforzo ci vuole per realizzare foto efficaci dei vostri prodotti, scegliendo modelli e sfondi adeguati e ritoccando le immagini risultanti con Photoshop o altri programmi di grafica per ottimizzare il risultato finale, ad esempio rendendo lo sfondo completamente ed omogeneamente bianco, il watermark evita che le nostre immagini vengano indebitamente copiate.

Norton Safe Web & McAfee Secure Site

Sempre nel concetto di fornire sicurezza al cliente, per i propri dati e la propria navigazione, un nuovo fattore che viene percepito in maniera positiva è la sicurezza resa disponibile da autorità terze riconosciute quali ad esempio Symantec o McAfee.

Norton Safe Web controlla e certifica il sito e consente, unitamente all’acquisto di un certificato SSL Verisign, di mettere un apposito sigillo di garanzia sul proprio sito.

Maggiori informazioni su: Submit a website to Norton Safe web.

Analogamente McAfee dispone di un servizio Secure Site, che permette anche di apporre il marchio di sicurezza della nota azienda sul vostro sito.

Maggiori informazioni su: Protect your site and Boost your sales.

La Regola del 7

Attraverso uno studio condotto su 30.000 utenti per tre settimane, sono stati proposti i medesimi prodotti con prezzi molto simili, come ad esempio 97 Euro, 99 Euro e 100 Euro. Il risultato? il maggior numero di acquisti è pervenuto dai prezzi che terminavano con il numero 7, seguito da 0 ed infine il 9.

L’aumento percentuale delle vendite con i prezzi che terminavano con il numero 7 è quelli con il 9 è stato di circa il 44%.

Trust Seal

Il marchio Trust Seal viene fornito attraverso autorita riconosciute o enti verificatori, di rinomanza mondiale, che garantiscono ai clienti che “tu sei chi dici di essere” e che il tuo business rispetta la sicurezza e privacy dei clienti utilizzando, tra le altre cose, una privacy policy e terms and conditions aggiornate e verificate.

Si tratta di certificazioni il cui costo può variare in base al volume del business e che forniscono autorevolezza al proprio sito percepite maggiormente dagli utenti esigenti soprattutto in alcuni settori specifici (finanziario o azionario per esempio).

Lo scopo del sigillo Trust Seal (similmente al Privacy Seal) è dimostrare ai clienti che la nostra attività è incentrata sulla sicurezza e a rendere chiara la propria identità.

I requisiti per il commerciante che espone il sigillo variano, ma in genere comportano una dedizione a buone pratiche di sicurezza, l’uso di metodi sicuri per le transazioni e, cosa più importante, la verifica dell’identità aziendale.%.

Reassuring Bar

Avete il vostro sito e desiderate trasmettere sicurezza ai vostri visitatori, non solo attraverso certificati, ma comunicando informazioni che reputate di grande importanza ed impatto.

Per far questo sovente si usa una barra, posta in varie posizioni prevalentemente della home (sopra il footer, sotto header o nel mezzo della pagina dopo alcuni contenuti) chiamata reassuring bar nella quale verranno apposti testi e icone esplicative che permetto al cliente di recepire “messaggi visivi rassicurativi”.

Tali messaggi possono essere relativi a:

  • pagamenti sicuri, transazioni basate su gateway affidabili;
  • all’assistenza sempre disponibile;
  • alla garanzia del reso entro un tempo stabilito;
  • trasporti gratuiti;
  • rimborsi tempestivi;

Le icone, che coadiuvano solitamente un messaggio evidente in poche righe, servono a darci quella sicurezza che spesso cerchiamo su un sito dove desideriamo acquistare un prodotto.

Categorie Prodotti

Sebbene sia importante l’indicizzazione dei singoli articoli del nostro store, anche le Categorie dovrebbero essere ben curate, quindi avere la propria descrizione, gli attributi corretti dell’html e l’immagine rappresentativa che le identifica.

Non sempre è possibile profilare adeguatamente i singoli articoli, per la loro specifica peculiarità, in questo caso possiamo concentrarci sulla categoria che li rappresenta cercando di posizionarla nella maniera più corretta.

Sovente le categorie vengono trascurate, ma soprattutto se non sono molte, sarebbe bene curarle in maniera approfondita così da aumentare la pertinenza dei contenuti del sito con la nostra proposta commerciale

Non più di 3 Click

Nell’ottica di facilitare al cliente il reperimento di ciò che cerca, e da studi effettuati sul comportamento utente, si evince che il massimo numero di “click” per raggiungere un articolo non deve essere superiore a tre.

Quindi evitate, salvo casi particolari, strutture troppo complesse, con nidificazioni di categorie troppo profonde, è preferibile mantenersi sul semplice, sull’immediato con nomi, url ed immagini chiare per far reperire al visitatore ciò che cerca senza difficoltà.

Pillole

URL
Gli url di un prodotto devono essere sempre descrittivi, possono essere preceduti dalla parte di permalink che rappresenta la categoria di appartenenza (es. ../divani-per-ufficio/divano-grigio-vintage-tre-posti/) e con strutture non troppo lunghe e profonde.

Sostituzione o cambio prodotto
Quando un prodotto sarà esaurito e non più disponibile per la vendita sul vostro store, non va semplicemente rimosso ma il link del prodotto va re-indirizzato ad un prodotto analogo o alla propria categoria, evitando così fastidiose pagine 404 per gli utenti e dannose per la seo del sito.

Sitemap
La sitemap del sito, chiamata sitemap.xml e utilizzata opportunamente attraverso la search console dei vari strumenti per webmaster.
E’ comunque disporre anche di una classica sitemap (generalmente sul footer) utile per orientare il visitatore su siti complessi.

Breadcrumb
Tra i requisiti ritenuti importanti per il ranking di google rientra il breadcrumb, sono quelle frecce, segui dal nome categoria – nome prodotto / pagina, che indicano al visitatore dove si trova all’interno del sito e permettono di navigare a ritroso con facilità, una sorta di bussola che ci indica la posizione in cui ci troviamo sul sito.

Un eShop è un cantiere sempre aperto

Contrariamente a quanto si crede il business strutturato su web, in particolar modo l’eCommerce, difficilmente è un’attività che trova riscontro nell’immediato.

La speranza di realizzare una piattaforma definitiva, che non necessiti di perfezionamenti in corso d’opera e attività costanti di ottimizzazione, è un obiettivo utopico per qualsiasi attività di vendita online che invece necessita di continue ottimizzazione, adattamenti e studio sia sulla piattaforma che sul marketing.

La necessità di rimanere in contatto con tutto ciò che riguarda il momento è indispensabile e presuppone una continua attenzione al mercato, alle nuove tendenze tecnologiche e social, ai competitor e una profonda analisi statistica.

Il successo di una buona impresa su web richiede tempo, pazienza e determinazione.

6. Scelta della soluzione per il negozio online
piattaforma Open source, Dedicata, SaaS o Marketplace?

Quale scelta tecnologica effettuare per affrontare il mercato online è un punto chiave, sebbene sia possibile migrare con il tempo, una scelta sbagliata può costare molto tempo e costi elevati.

Partire con il piede giusto fin da subito, nel limite dell’errore umano, ci può risparmiare molta fatica in un prossimo futuro.

Esistono differenti soluzioni per l’implementazione di un eCommerce, vediamo di capire di cosa si tratta!

scelta della piattaforma di vendita

Piattaforma software dedicata

Si tratta della realizzazione del nostro sito dalla A alla Z tramite una software house o web agency, o creando un’infrastruttura con dei programmatori interni all’azienda.

E’ la scelta adottata da grossi brand e da realtà di mercato di ampie dimensioni e consente sicuramente un livello di personalizzazione molto avanzato con un’adattabilità continua in quanto l’ausilio di risorse interne (o esterne di alto livello) permette di rispondere alle esigenze mutevoli in tempi estremamente rapidi.

Il contro è il costo, una piattaforma dedicata per un negozio che desidera una presenza di mercato e con delle pretese medie può costare decine di migliaia di euro nella fase iniziale, si tratta quindi di una soluzione per competitor di medio-alto livello o che comunque dispongano già di una presenza su web di successo da tempo e desiderino “andare oltre”.

Personalmente ritengo che questa soluzione disponga anche di un risvolto negativo e cioè la mancanza di una community di supporto, se ci pensate un sistema operativo come linux o un open software come wordpress si sono evoluti e migliorati di molto proprio grazie ad una comunità di migliaia di persone che ha dato il proprio contributo nell’arco degli anni.

Questo contributo ha permesso di creare prodotti di altissimo livello e affidabilità, con un livello di personalizzazione avanzato e soprattutto con una correzione di bug e di security patch continua, un software dedicato questo non lo permette perché le risorse interne sono ovviamente limitate, per questo anche società di alto livello talvolta hanno scelto soluzioni basate su piattaforma open source o a pagamento ma super-personalizzata ed ottimizzata.

Piattaforma Open Source

Le scelte sono innumerevoli, alcuni sono più o meno leader di settore, altri più o meno facilmente configurabili e gestibili.

Sicuramente i due nomi più blasonati sono Woocommerce, Magento e Prestashop ma all’interno di questo insieme ve ne sono molti altri.

Il vantaggio di questo tipo di scelta risiede nei vantaggi propri dell’open source, cioè della libertà di disporre del codice sorgente, nonché nella gratuità stessa del prodotto che come costi ha unicamente quelli di personalizzazione tecnica, grafica e di alcuni moduli dedicati che presentano un costo se utilizzati.

La spesa per queste soluzioni dipende dalla consulenza progettuale del sito e dalle customizzazioni tecniche e grafiche che rispondono alle esigenze del settore di riferimento.

Il livello tecnico e la curva di apprendimento per gli amministrtori del sito sono differenti secondo la piattaforma, WooCommerce ad esempio è facilmente utilizzabile dopo un modesto corso per utilizzatori di back-end, PrestaShop e Magento in particolare richiedono invece un percorso di formazione più lungo ma non troppo difficile.

Soluzioni SaaS (software as a service)

Si tratta di prodotti oggi largamente utilizzati in quanto basati su un infrastruttura di terzi noleggiabile il cui costo è prevalentemente quello del canone mensile.

Le due soluzioni più utilizzate sono il famoso Shopify e BigCommerce, entrambe serie e molto affidabili, con la possibilità di utilizzare differenti vesti grafiche tutte molto piacevoli.

Il Pro di scegliere una piattaforma a noleggio è quello di sapere di avere alle spalle un’infrastruttura ed un motore che è molto rodato, non presenta bug ed è efficiente perché deve esserlo per le migliaia di siti che lo utilizzano e non può permettersi malfunzionamenti.

I Contro sono il fatto che non avendo a disposizione il codice sorgente non possiamo spingerci oltre un certo livello di customizzazione della struttura, inoltre dipendiamo sempre da terzi che possono imputarci costi sulle transazioni o sul noleggio in base alle proprie politiche interne.

 

  • a livello SEO sono scelte meno performanti di un prodotto open source o un codice ad-hoc in quanto le ottimizzazioni possono essere effettuate solo su ciò che ci consente il fornitore del software;
  • non gestiscono soluzioni Multisite ma esclusivamente Multivaluta/Multilingua;
  • non consentono customizzazioni o implementazioni particolarmente spinte i quanto non possiamo disporre del codice sorgente;
  • siamo sempre legati ad un canone, e a dei termini e condizioni della società erogatrice il servizio, che possono variare nel tempo;

Marketplace

Una soluzione apparentemente più semplice ed economica risiede nell’utilizzo dei vari marketplace, solo per citare alcuni dei più blasonati:

Esistono soluzioni anche a livello locale paese per paese (alcune anche molto forti), per l’Italia basti ricordare subito.it, che opera in maniera un pò differente non gestendo la transazione online ma la possiamo associare ad un marketplace per tipologia di interazione tra venditore ed acquirente.

Anche questa scelta comporta pro e contro, il vantaggio evidente è che il costo di implementazione è irrisorio o quasi (si può optare per farsi creare un negozio esteticamente personalizzato su eBay od Amazon per dare una impronta professionale all’attività), a parte l’eventuale canone mensile del “negozio” e l’eventuale costo del singolo annuncio non ci sono altre spese da affrontare (talvolta si può decidere di fare campagne di marketing interne al marketplace ma questo non riveste un costo infrastrutturale), un ulteriore grosso vantaggio e che sono canali già utilizzati per la ricerca di prodotti quindi i vostri articoli saranno più facilmente reperibili dall’utente finale.

Uno svantaggio e che si entra a far parte di un bazar dove una delle regole vincenti e quella del prezzo piuttosto che del servizio che comunque deve essere efficiente, la concorrenza risulta alta e in taluni siti prodotti particolarmente professionali o costosi non trovano il giusto mercato.

Bisogna inoltre sottostare ad un insieme di regole di condotta dettate dal marketplace che possono essere conflittuali con alcune vostre scelte aziendali (ad esempio: eBay non consente link esterni sui propri annunci e per le controversie bisogna sempre passare dai loro canali), il rapporto con il cliente è spesso di sottimissione nel senso che la qualità del feedback sulle nostre vendite è fattore di ranking per l’algoritmo interno del marketplace.

Dobbiamo considerare che avere un unico canale di vendita online attraverso un marketplace è limitante perché qualora, per qualsiasi ragione, dovessimo essere estromessi dalla piattaforma, l’intero nostro business cesserebbe improvvisamente.

Le commissioni che si pagano sul valore di vendita sono elevate, possono arrivare fino al 20% e se l’idea è inoltre quella di creare, con il tempo, un brand, una piattaforma esterna risulta spersonalizzante.

7. Principali piattaforme open source e risorse

Ne esistono tante sul mercato, alcune però con il tempo sono diventate protagoniste, i motivi sono differenti ma la semplicità d’uso e la completezza degli strumenti forniti sono stati due dei punti chiave di successo.

Wappalyzer mette a disposizione dei grafici con una stima del market share di alcune tecnologie.

Vediamo le principali piattaforme eCommerce open source con i loro pro e contro, dove scaricarle e risorse utili.

principali piattaforme open source e risorse

Magento Commerce

Piattaforma open source (OPL v3) nata nel 2007/2008, stabile, matura e completa, utilizzata da oltre 200 mila merchant, dal 2018 la proprietà è passata ad Adobe. Basata su Zend Framework è utilizzata da importanti brand. Ottimo back office altamente professionale, ottimizzazione SEO e nutrita serie di strumenti di utilità e numerosi add-ons.

Gestione dei template un po’ complessa, curva di apprendimento medio-alta, altissimo livello di personalizzazione, richiesta importante di risorse consigliato un VPS o server dedicato.

PrestaShop

Piattaforma open source Francese, basata su Symphony framework, stabile e di discretamente facile implementazione.

La curva di apprendimento è media, livello di maturità ottimo seppur non a livello del suo maggiore competitor maggiore, ampia community e fornita libreria di moduli che consentono un elevato livello di personalizzazione, possibilità di integrazione con marketplace come Amazon, Etsy, eBay.

WooCommerce

Piattaforma estremamente diffusa, bassa curva di apprendimento e costi di implementazione, il grosso vantaggio è che si basa sul CMS WordPress quindi dispone di una larga community di sviluppatori ed utilizzatori.

Consigliata per esercenti di medio-piccole e piccole dimensioni, ampia scelta di add-on, ottima stabilità.

OsCommerce

Soluzione arrivata alla v4 di buona diffusione grazia alla sua “antica origine” del 2001, che però soffre la concorrenza dei numerosi competitori, gode di una ricca libreria di add-on, oltre 190.000 siti realizzati e più di 40.000 online nel 2023.

Dalle prime release difficili nell’utilizzo e nella personalizzazione sia tecnicamente che graficamente, oggi lo sviluppo ha portato OsCommerce ad un livello molto buono, ricca community, risorse macchina basse e risorse tecniche numerose.

WP eCommerce

Alternativa al blasonato WooCommerce, sviluppato nel 2006, è una buona alternativa per realizzare siti online di vendita basati sul noto CMS anche se da diverso tempo non viene più manutenuto e potrebbe essere in via di dismissione.

Virtuemart (Component Joomla!)

Costituito da componente, modulo e plugin, rappresenta la soluzione eCommerce più diffusa sul CMS Joomla!.

Ha alcuni vantaggi rispetto a Plugin di WP quali il multilinguismo, giù integrato nativamente sul CMS, che purtroppo, essendo meno diffuso, gode anche di minore sviluppo e componenti addizionali.

Da parecchio tempo non viene aggiornato e attualmente, pur esistendo ancora il sito ufficiale VirtueMart, sta tramontando.

Esistono tuttavia ulteriori soluzioni per la vendita online che si appoggiano a Joomla! disponibili nel sito ufficiale.

Drupal Commerce

Soluzione da non sottovalutare essendo basato su uno dei più robusti ed affidabili CMS sul mercato, forse quello più sicuro a livello di codice.
Performante ed efficiente questa soluzione paga lo scotto della bassa diffusione di Drupal dovuta all’integrazione non destinata a neofiti del codice.

  1. Temi (themes) e Template sono sinonimi, in alcuni CMS è in uso una definizione piuttosto di un’altra;
  2. In WordPress qualsiasi add-on viene definito plugin, in Prestashop modulo, in Magento Estensione;

Joomla! ha una differenziazione maggiore tra componenti-moduli-plugin: i componenti sono applicazioni che aggiungono funzionalità complesse, i plugin (più snelli dei componenti) sono porzioni di codice che aggiungono funzionalità all’intero sito mentre i moduli sono codici piccoli e snelli utilizzati nelle applicazioni di supporto.

Risorse: estensioni per CMS

Risorse: temi gratuiti e professionali CMS/eCommerce

Come posso usare le immagini creative commons?

Dipende dal tipo di licenza: non tutte permettono di gestire le immagini come si preferisce. Le immagini Creative Commons sono pensate perché l’autore possa gestire i permessi in base a 4 parametri:

  • Attribuzione: va definito o meno chi ha creato il documento (attribution);
  • Commerciale: può essere usata per scopi commerciali (share-alike);
  • Modifica: è consentito creare opere derivate con modifiche (non-commercial);
  • Condividere: posso pubblicare la foto in modi diversi (do derivated works);

Da questi permessi si giunge a sei varianti di licenze creative commons, fino alla più desiderata Creative Commons Zero per la quale si parla di licenze senza alcuna restrizione per chi scarica le immagini.

8. Strumenti per il web

Esistono numerosi strumenti utili per molteplici funzionalità che vanno dalla gestione statistica, all’analisi dei competitor, al controllo del contenuto duplicato di un sito.

 

I Tools per esterni la gestione del sito, taluni gratuiti altri a pagamento, sono essenziali per un sito di successo.

strumenti per il web

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Internet

In questo articolo, dedicato a neofiti e a chi vuol capirne qualcosa in più, come funziona il web da un punto di vista tecnico e come operarvi all’interno con tutta la sicurezza possibile.

1. Come funziona il WEB: dall’HTTP al TCP/IP

Secondo la definizione della Treccani il WEB, acronimo che indica il “world wide web”  («ragnatela intorno al mondo») è un sistema che permette la condivisione di documenti ipertestuali (➔ ipertesto) multimediali, costituiti cioè da un insieme di contenuti testuali, visuali e audio/video, sfruttando l’infrastruttura di Internet.”

In sostanza, attraverso Internet, che non è altro che una rete di elaboratori interconnessi fra loro in tutto il mondo, possiamo accedere a una vasta gamma di informazioni contenute fisicamente in nodi situati geograficamente a qualsiasi distanza.

World Wide Web
Internet nasce dal lavoro di una divisione di sicurezza militare Statunitense chiamata ARPA (Advanced Research Project Agency) che sviluppo nel 1967 il progetto ARPANET.
Quando desideriamo navigare, ricevere o inviare dati su web, Il nostro PC o Smartphone, connesso fisicamente alla rete attraverso l’infrastruttura Wireless (senza filo) o Wired (con filo) utilizziamo quello che viene comunemente definitivo browser, tra i più conosciuti possiamo annoverare:

  • Chrome (Google)
  • Safari (di Apple)
  • Edge ed Internet Explorer (di Microsoft)
  • Firefox (Mozilla Corporation)
  • nonché molti altri più o meno efficienti o specifici

Quando invece dobbiamo consultare o scrivere una mail possiamo utilizzare sia il browser (avviando la cosiddetta Webmail) oppure usare un client di posta come Outlook (Microsoft) o ThunderBird (Mozilla Corporation), etc.

Cos’è un Browser?

Spesso i neofiti del digitale tendono a confondere Google con il Browser o addirittura con Internet.

Il Browser non è altro che un programma o una APP installata sul nostro smartphone, televisore, etc. che ci consente di navigare in Internet: inoltra la richiesta di un contenuto alla rete e ne consente la visualizzazione sul nostro dispositivo.

Internet browser

Tecnicamente quel che accade è che il nostro browser o applicativo invia una richiesta HTTP (HyperText Transfer Protocol) (1) al server chiedendo una copia dell’informazione desiderata e tutti i dati sono scambiati attraverso un protocollo chiamato TCP/IP(2).

(1) Questo protocollo regola la struttura e il linguaggio delle richieste e delle risposte che avvengono tra client e server. I client sono di solito i browser web ma possono essere anche motori di ricerca o dispositivi di qualsiasi tipo.

(2) Adottato sin dagli anni ’90 il protocollo HTTP è stato da sempre una delle colonne portanti del web moderno, aggiornato ad HTTP/2 nel 2010 (che consente la trasmissione simultanea dei dati invece che asincrona), ad oggi si parla di HTTP/3 che consente l’utilizzo di un nuovo protocollo denominato UDP (User Datagram Protocol).

Come funziona HTTP

Grazie all’HTTP (la barra del vostro browser inizia comunemente per http:// o https://), le informazioni vengono ottenute e scambiate in maniera efficiente e ci consente di navigare per piacere o per lavoro, sui nostri social e effettuare le ricerche che desideriamo.

Indirizzo web http o https

L’HTTP lavora su quello che viene definitivo LIVELLO APPLICAZIONE, infatti noi “non percepiamo tutto ciò che accade dietro le quinte”, per noi tutto e trasparente ma in realtà accadono un sacco di cose, ciò con cui noi possiamo interagire è unicamente la nostra applicazione (ad esempio un browser o un client di posta).

Per operare l’HTTP fa una serie di richieste che vanno dalla domanda di un contenuto (come ad esempio una pagina web), all’invio dei dati di un form di contatto fino all’aggiornamento o cancellazione delle informazioni presenti su una banca dati.

Le richieste http più comuni sono le seguenti:

  • GET: Metodo più utilizzato, in cui si richiede al server una specifica risorsa. Un esempio è il caricamento di una pagina web: il nostro browser invia richieste GET per ricevere dal SERVER le informazioni utili al caricamento della pagina e alla copia dei dati in locale sul nostro dispositivo.
  • HEAD: Si ricevono solo le info di intestazione della pagina, come ad esempio la dimensione di un file da scaricare quale un PDF o un AVI.
  • POST: Utile per inviare delle informazioni, quando ad esempio compiliamo un form di contatto.
  • PUT: Analogo al POST ma utile solo per aggiornare informazioni già presenti sul Server.
  • DELETE: Utile per cancellare un contenuto.
richieste http
Per un approfondimento si rimanda ad un articolo molto approfondito su cosìè una richiesta http.

Il protocollo HTTP ha a che vedere con “come il web funziona”, dice semplicemente al Sever: “Hei forniscimi quella data informazione o aggiorna quel dato”, di suo non ragiona a pacchetti.

Per trasmettere da un punto di vista fisico l’informazione, inviare o modificare il dato, a questo punto interviene invece il protocollo TCP (Transmission Control Protocol) / IP (Internet Protocol) che lavora sul LIVELLO TRASPORTO e fa in modo che dei dati possano andare da un punto A a un punto B della rete internet, cosicché i pacchetti possano essere trasmessi, ricevuti, decodificati e verificati in maniera efficace.

IP: Ottiene l’indirizzo a cui inviare i dati (qualsiasi dispositivi su web dispone di un indirizzo IP);
TCP: Garnatisce il recapito dell’informazione.

Il modello TCP/IP prevede quattro livelli: accesso alla rete, Internet, trasporto e applicazione:

  • Livello 1: definisce gli standard di infrastruttura fisica, rete ethernet, rete wireless, etc.;
  • Livello 2: livello Internet che gestisce flusso ed instradamento del traffico;
  • Livello 3: livello di trasporto per consentire una affidabile del traffico tra due terminali;
  • Livello 4: livello applicazione, si tratta sostanzialmente di quel che l’utente finale vede e con cui interagisce durante l’invio e la ricezione dei dati;

Per un approfondimento su Cos’è il TCP/IP rimandiamo ad un approfondimento di AVG, il noto sviluppatore dell’Antivirus.

Livelli del protocollo TCP/IP

Cos’è un indirizzo IP?

L’Internet Protocol Address o indirizzo IP è un codice numerico (IPV4), composto da 4 serie di numeri separati da un punto che va da 0 a 255 (esempio:192.168.0.1). Viene utilizzato da tutti i dispositivi (laptop, server, stampanti, router, etc.) per essere identificati su web ed è indispensabile per comunicare in internet o anche su una intranet locale.

Ci sono due versioni di indirizzi IP: IPv4 e IPv6, a differenza dell IPv4 questo nuovo standard più recente è formato da 8 gruppi di 4 cifre esadecimali separati da due punti ed è stato ideato per superare le limitazioni di nodi dell’IPv4.

Questa soluzione è stata resa indispensabile per poter comunicare tra due dispositivi, come per consegnare una lettera è necessario l”indirizzo di casa del destinatario, così per trasmettere o ricevere un informazione è indispensabile che il mittente e il ricevente dispongano entrambi di un indirizzo IP.

Per maggiori informazioni su cos’è un indirizzo IP rimandiamo ad un approfondimento di Aruba.

Se desiderate conoscere il vostro indirizzo IP attuale, potete utilizzare il seguente tool online What Is My IP Address.com

Cos’è il protocollo FTP (File Transfer Protocol)?

Per poter caricare file sul nostro hosting, cioè sul nostro spazio remoto, ci viene in aiuto il protocollo FTP che è utilizzato per il trasferimento di dati sui sistemi CLIENT (PC locale) – SERVER (dispositivo remoto).

Si tratta di uno dei primi protocolli creati, al contempo semplice ed efficace per:

  • Caricare e scaricare file;
  • Cancellare e rinominare file;
  • Creazione e navigazione delle directory;

Grazie al protocollo FTP possiamo, tramite una semplice interfaccia, scaricare i nostri file su un hosting o server remoto così da installare i nostri applicativi o trasferire i nostri documenti.

FTP protocollo logo

Tra i programmi più utilizzati per la gestione dell’FTP troviamo FileZilla, WinSCP e Cyberduck.

Cos’è una VPN (Virtual Private Network)?

Sentiamo spesso parlare di VPN, si tratta di una rete privata virtuale che garantisce privacy, anonimato e sicurezza attraverso un canale di comunicazione logicamente riservato (tunnel VPN) creato sopra un’infrastruttura di rete pubblica.

Attraverso una VPN possiamo navigare in maniera anonima e riservata navigando in rete con un indirizzo IP differente da quello reale e mascherare la nostra posizione geografica.

Il termine virtuale sta a significare che tutti i dispositivi appartenenti alla rete non devono essere necessariamente collegati ad una stessa LAN (Local Area Network) locale ma possono essere dislocati in qualsiasi punto geografico del mondo.

La VPN è utilizzata  soprattutto in ambito aziendale e dalle amministrazioni pubbliche per la possibilità di abbattere i costi nella realizzazione di una propria infrastruttura di rete protetta pur garantendo la sicurezza dei dati.

VPN logo

Cosa sono i Cookie e come pulirli

I cookie sono frammenti di dati sugli utenti memorizzati sul proprio computer e utilizzati dai siti web per ottimizzare la navigazione.

I cookie (chiamati anche cookie HTTP o web cookie) vengono creati dal server e inviati sul browser dell’utente, lo scambio di queste informazioni consente al sito di riconoscere il proprio computer e inviare informazioni personalizzate ed effettuare impostazioni di preferenze in base alle sessioni e all’utente.

Di per se non sono pericolosi, l’utilizzo che ne viene fatto però può violare la privacy dell’utente e le informazioni in essi contenute, come la cronologia di navigazione, utilizzati per fini illegali.

Ne esistono di vari tipi a seconda della funzione che svolgono che può essere legata alla sessione di navigazione, a finalità statistiche e di profilazione, etc. ci sono poi quelli chiamati Zombie Cookie che non possono non venire eliminati con lo svuotamento della cache e si possono replicare in altre posizioni, come taluni software video per i browser oppure veri e proprio malware.

Quelli denominati di prima parte sono quelli salvati dal sito web che si sta visitando mentre quelli di terze parti possono essere trasmessi a un sito di terze parti (ad esempio Google Analytics o sistemi di chat).

Maggiori informazioni sui cookie possiamo trovarli sul sito del garante della privacy che ci spiega anche la suddivisione tra i cookie analitici, quelli di profilazione e quelli relativi ad attività di marketing.  

 

Cookie cancellazione dati browser

Qualsiasi browser consente la rimozione dei cookie, taluni consentono di rimuoverli anche uno per uno o in blocco.

Attenzione che la procedura per rimuovere i cookie, chiamata pulizia della cache, consente anche di rimuovere la cronologia di navigazione, password e dati di form di contatto memorizzati, è bene prestare attenzione per evitare di cancellare involontariamente delle informazioni.  

2. Dall’Hosting Provider al Sito Web

Per una presenza su web, cioè per poter fornire informazioni sulla nostra attività, sia essa un eCommerce, blog o contenuto istituzionale, generalmente dobbiamo possedere un sito internet.

Ma fisicamente dove si trova un sito internet e di cos’è fatto?

La nostra presenza su web

Un sito Internet, così come le vostre pagine social, i prodotti sui marketplace, lo spazio cloud, sono fisicamente all’interno di un Server, cioè un elaboratore dotato di capacità specifiche e configurazioni opportune atte ad ospitare i vostri contenuti ed è associato ad un dominio.

Cos’è un Dominio ?

Il nome di dominio (chiamato comunemente dominio) è un nome facile da ricordare, generalmente identificativo della nostra professionalità o del brand, associato a un indirizzo IP fisico su Internet.

Corrisponde al nome univoco che compare dopo il simbolo @ negli indirizzi email e dopo www. negli indirizzi web (google.com o wikipedia.org) ed è acquistabile da privati, azienda o enti.

PRIMO LIVELLO (TLD – Top Level Domain): i nomi di primo livello (“it” o “com“, etc.) non si registrano e storicamente non si pagano. Ogni nazione riconosciuta dall’ONU ha diritto alla sua sigla di due lettere e li utilizza come meglio crede.
Recentemente sono stati introdotti TLD più specifici (“school” o “shop”, etc.), se una organizzazione ritiene che ci sia necessità e mercato per quel primo livello fa richiesta, attende una decisione e se positiva, paga una somma annua e consente ad enti ed aziende di registrare nomi di secondo livello con quel suffisso in cambio di un canone annuale.

SECONDO LIVELLO: I nomi di secondo livello (esempio “esyseopro” o “manpower“) si registrano presso organizzazioni chiamate Registry, e si pagano un canone annuo dal registry stesso. Il registry corrisponde ad un’autorità superiore una parte della somma del canone per pagare i costi di manutenzione della base dati con tutti i nomi.

In Italia il registry deputato per i domini “.it” è un dipartimento del CNR, il quale consente la registrazione a cittadini e aziende dell’Unione Europea.

TERZO LIVELLO: Il dominio di terzo livello, o sottodominio, è un dominio che è parte di un dominio più grande, ad esempio mail.google.com, docs.google.com o <sottodominio>.altervista.org.

I proprietari dei domini possono creare sottodomini per indirizzi facili da ricordare per pagine o servizi web all’interno del dominio di primo livello, per noleggiare spazi a terzi o per motivi di geolocalizzazione.

Aziende e privati parlano di solito con i registrar, ditte private, pagando loro un canone per uno o più anni che comprende registrazione e mantenimento del nome del dominio, server di posta, web server e di un terzo server denominato Server DNS.

Per un approfondimento si rimanda alle nozioni base sui domini di Google.

L’importanza del TLD nella geolocalizzazione

Il suffisso del nome a dominio è anche un segno che indica al motore di ricerca la nostra geolocalizzazione.

Analogamente all’indirizzo IP che traccia la nostra posizione e consente di inviarci risultati su luoghi o attività cercate in nostra prossimità, il TLD indica la zona del nostro pubblico di riferimento, ad esempio un dominio che termina per .it sarà più specifico per un’attività sul territorio Italiano, così come un .sp indicherà appartenenza al territorio Spagnolo, mentre .com sarà più indicato per un’attività transnazionale.

Cos’è il sistema di DNS (Domain Name System)?

L’associazione tra il nome del dominio e il proprio indirizzo IP avviene attraverso un sistema che regola la traduzione dei nome dei nodi della rete (sito o servizio web) in indirizzi IP, azione svolta da server specifici chiamati Server DNS.

Se non fosse possibile utilizzare questo sistema saremmo costretti a digitare l’indirizzo specifico di ogni sito, quindi, ad esempio, anziché digitare google.com dovremmo digitare 8.8.8.8., ricordare l’indirizzo IP di ogni sito sarebbe quantomai impossibile.

Quando digiti il nome del sito da visitare, il browser invia una richiesta al server DNS, cerca l’indirizzo IP associato al nome e lo comunica al browser, che a questo punto lo utilizzerà per inviare la richiesta di connessione al sito.

Semplificando molto, i server DNS sono dei grandi registri di coppie di dati, “nome comune/indirizzo IP”, e sono una specie di grande elenco telefonico dei siti Internet di tutto il mondo.

Per un approfondimento si rimanda alla guida sui DNS di Panda Security.

Le azienda che forniscono questi servizi si chiamano Hosting Provider, da non confondere con gli ISP (Internet Service Provider) che forniscono la connessione fisica per la navigazione web.

Tra i più importanti ricordiamo BlueHost, GoDaddy o i nazionali Aruba e Register, fino a quelli più piccoli ma talvolta più professionali e performanti come Serverplan o SiteGround, l’offerta di mercato è veramente ampia.

Cosa ci fornisce il nostro Hosting Provider ?

Tutta l’infrastruttura, ambiente, sicurezza e spazio disco necessari ad ospitare il nostro sito internet, la mail e talvolta altri servizi come spazi Cloud privati o applicativi intranet.

Come scegliere il corretto Hosting Provider ?

I parametri da prendere in considerazione sono diversi e non certo solo quello dell’offerta economica, vediamoli in breve perché per alcune soluzioni le conoscenze tecniche necessarie sono avanzate.

Vediamo insieme quali sono i parametri principali per valutare l’offerta di un Hosting Provider:

  • Dominio: include l’acquisto del nostro DOMINIO di secondo livello (esempio: easyseopro.it) che può terminare con vari TLD (Top Level Domain) cioè l’estensione del dominio (esempio .it, .com, .eu, etc.).
  • Ram: la quantità di memoria RAM che ci viene messa a disposizione sul totale disponibile sul Server (generalmente per progetti di medie o grandi dimensioni).
  • Sazio Disco: lo spazio disponibile per il nostro sito, le nostre mail, video, cloud, etc.
  • Account mail: il numero di indirizzi mail che ci vengono messi a disposizione e che andremo a creare secondo le nostre scelte;
  • Traffico: se illimitato possiamo avere virtualmente quante  connessione vogliamo contemporaneamente (principalmente visite sul sito), in realtà se le visite sono veramente tante dovremmo dotarci di infrastrutture hardware in grado di supportare il carico di lavoro.
  • DataBase MySql: determina quanti DB possiamo creare per il nostro lavoro, generalmente un sito necessità di un DataBase.
  • cPanel: ci dice se il nostro “pannello di controllo” dello spazio hosting è di tipo cPanel, esso rappresenta un pannello standard molto comune, potente e di facile gestione.
  • Backup giornaliero: molto importante, parametro non sovente controllato ma fondamentale per avere una copia sicura dei propri dati.
  • Certificato SSL: generalmente Let’s Encrypt, si tratta di un certificato che funge da crittografia per i nostri dati, i siti che ne dispongono si raggiungono con https:// invece che con http://, è diventato ormai un pre-requisito fondamentale per un sito.
  • Distanza geografica: se il nostro mercato di riferimento è, ad esempio, Statunitense, dovremmo accertarci di avere il sito su un server locale così da limitare la distanza fisica di connessione o utilizzare una CDN (Content Delivery Network) cioè un gruppo di server distribuiti in più aree geografiche per velocizza la delivery dei contenuti web avvicinandoli di più alle posizioni geografiche degli utenti.

Per gli altri parametri conviene approfondire prima le varie conoscenze di base per poi fare delle attente valutazione, un interessante approfondimento sulla valutazione di un Hosting Provider lo potete trovare sul sito di Semrush.

Livelli del protocollo TCP/IP

VPS (Virtual Private Server), Server Dedicati e Cloud Server: sono soluzioni non più in hosting (che è un ambiente condiviso) ma per chi a siti di grandi dimensioni.

Ovviamente prima di determinare ciò di cui abbiamo bisogno dobbiamo decidere ciò che vogliamo fare: sito istituzionale, eCommerce o solo una singola web page.

Doveroso è fare un accenno anche al CLOUD per capire che cos’è dobbiamo fare una differenza tra quello che è il Cloud Storage ed il Cloud Computin.

Cloud Storage (comunemente Cloud) è un sistema che non fa altro che sincronizzare i propri file e cartelle in un unico spazio remoto. I propri archivi possono essere condivisi e modificati da qualsiasi terminale che vi ha accesso eliminando la necessità di portare con sé dispositivi di storage esterni e potendo avvalersi di un sistema sicuro per la memorizzazione dei dati (che non preclude la necessità di fare una copia di sicurezza).

Cloud Computing consiste nella fornitura di servizi di computing, quali software, database, server e reti, tramite connessione remote. Gli tenti finali potranno accedere a software e applicazioni ovunque si trovino senza necessità di avere installati gli applicativi sul proprio dispositivo ma disponendo unicamente dei dati di accesso.
I programmi per computer sono ospitati da un server esterno e si trovano nel “cloud”, significa che gli utenti non devono preoccuparsi di aspetti tecnici come l’archiviazione e la potenza, ma possono semplicemente occuparsi dell’utilizzo delle applicazioni.

Cloud system logo

Tra i servizi di Cloud Storage più conosciuti troviamo OneDrive di Microsoft, iCloud di Apple e Google Drive.

3. Cos’è un sito Web

Molti neofiti o semplici naviganti pensano che un sito web sia qualcosa di magico che appare sul nostro display come la pagina di un libro scritto, in realtà si tratta di una realtà molto più complessa e solo comprendendone le fondamenta riusciamo a essere consapevoli di ciò che rappresenta.

Conoscere l’anatomia di cosa è costituito un sito web ci permette di navigare con consapevolezza e sicurezza.

Sito web abstract

I siti che comunemente visualizziamo sul nostro browser sono costituiti da codice HTML (Hyper Text Markup Language), ovvero un linguaggio di markup  che permette di impaginare e formattare i contenuti che visualizziamo.

In pratica si tratta di un linguaggio costituito da TAG (che possiamo assimilare a dei comandi) che dicono al nostro browser cosa farci vedere e con che struttura.

Esistono TAG che definiscono quelle che sono le sezioni della nostra pagina, i vari blocchi, nonché titoli, paragrafi e contenuti multimediali quali immagini, audio e video.

Quando immaginiamo una pagina web costituita da HTML dobbiamo avere in mente la pagina di un giornale che presenta una intestazione, delle sezioni centrali e laterali, dei titoli, dei contenuti, delle immagini esemplificative e una sezione di fondo.

L’HTML nonché la SEO on-page (ottimizzazione dei contenuti per i motori di ricerca) si rifanno essenzialmente a questa struttura che deriva la sua logica dalle origini del web e dalla semplicità di esposizione e facilità di dare un valore semantico alla pagina visualizzata.

La maggior parte dei TAG HTML, si aprono <comando> e si chiudono </comando> e spesso dispongono di un valore semantico, ad esempio <p>questo è un paragrafo</p> oppure <strong>testo rafforzato</strong>.

Una pagina web HTML si compone di due sezioni principali:

 

  • Il contenuto visualizzato a video è all’interno della sezione <body></body> della pagina e li che troviamo le nostre sezioni, il menù del sito, immagini, foto, articoli e video che l’utente vede sul proprio browser;
  • La sezione <head></head> contiene invece tutta una serie di dichiarazioni, lette dal nostro browser utili ad interpretare la pagina, a fornire istruzioni di lingua, istruzioni SEO e a richiamare file di dati esterni;
Anatomia di una pagina HTML

All’interno quindi della parte BODY della pagina troviamo una serie di tag, nidificati tra loro, che costituiscono il corpo del nostro documento.

Per uno studio rimandiamo alla guida gratuita sull’HTML5 online si html.it, qui accenniamo, a titolo esemplificativo, ad alcuni semplici elementi così da avere una comprensione di base:

 

  • <p>: identifica un paragrafo di testo
  • <img href=””>: inserisce un immagine
  • <ul><li> ed <ol></li> propopone una lista a punti “unordered list: <ul>” o ordinata “ordered list: <ol>” con gli elementi della lista racchiusi all’interno dei tag <li>elemento</li>.
  • <strong>: testo rafforzato.
  • <em>: enfasi sul testo.
  • <div>: elemento contenitore generico, blocco che va a capo.
  • <span>: utilizzato per applicare stili ad un gruppo di elementi.
  • <h1><h2>….<h6>: titoli e sottotitoli della nostra pagina web.
  • <a href=””>: crea, su un elemento, un link interno o esterno al nostro sito.
head e body pagina html

Un ruolo importante è gestito dal tag <h1>contenuto</h1> che rappresenta il TITOLO DELLA PAGINA.

Esistono anche <h2>,</h2>, <h3>etc. fino all’<h5> che rappresentano i vari sottotitoli o titoli di sotto-sezioni del nosto contenuto.

Con <h1> ed <h2> (meno gli altri) indichiamo al motore di ricerca anche i titoli e sotto-titoli della pagina fornendo in questo modo dati semanticirelativi a contenuti e struttura del documento.</h2>

Ma come gestiamo la grafica e l’estetica di un sito web?

Originariamente si utilizzavano alcuni tag rudimentali dell’HTML, già da molti anni è però stato introdotto un ulteriore linguaggio chiamato CSS (Cascading Style Sheets).

Questo pratico linguaggio è usato per programmare la resa grafica di documenti scritti in un linguaggio di markup.

Strutturato a classi, con il CSS possiamo definire l’aspetto di ogni elemento grafico della struttura come font, dimensione, colore, spaziatura, bordo e posizione dei vari elementi.

Per uno studio sul linguaggio CSS rimandiamo alla guida di html.it

CSS logo

Come si gestisce l’interattività delle pagine web?

Per assolvere a questa funzionalità di viene in aiuto un ulteriore linguaggio chiamato JavaScript, processato lato client (è il nostro browser che legge ed impartisce il comando) che consente l’interazione con l’utente.

Insieme ad HTML e CSS, Javascript è una delle tecnologie principali della programmazione web front-end.

Gestisce il comportamento degli elementi dinamici di una pagina ovvero come il contenuto (HTML) e lo stile grafico (CSS) reagiscono e si modificano sulla pagina web grazie o meno ad un’interazione con il visitatore.

Per chi fosse interessato ad approfondire rimandiamo alla guida sul Javascript di html.it

JavaScript logo

4. Cos’è un Data Base

Sentiamo parlare sempre più spesso di DataBase, praticamente tutta l’infrastruttura dei contenuti Internet e di reti locali si basa su di essi, archivi più o meno grandi che contengono informazioni in maniera strutturata.

Sapere cos’è e come funziona un Data Base è alla base della comprensione del funzionamento di qualsiasi archivio informatico.

Cos'è un DataBase
Qualsiasi dato per essere gestito dev’essere immagazzinato in maniera logica ed ordinata.

Pensiamo a casa nostra: ogni stanza a una funzione, all’interno delle stanze possiamo trovare mobili che contengono oggetti, anch’essi organizzati in scaffali e cassetti per essere facilmente trovati.

Un Data Base funziona in maniera del tutto analoga, è un archivio che contiene delle informazioni strutturate cosicché possiamo facilmente reperirle qualora ne avessimo bisogno.

Per chi conosce Excel è facile immaginarsi un Data Base.

La prima riga contiene la struttura dell’archivio: NOME, COGNOME, INDIRIZZO, etc.

Le rimanenti righe contengono il relativo contenuto, con i dati (ad esempio un’anagrafica) ben ordinati uno per riga.

Schema di una DataBase

La prima colonna contiene l’ID dell’archivio, un numero progressivo e sequenziale indispensabile per la gestione della TABELLA.

Ogni gruppo di informazioni è contenuto in una propria tabella all’interno dell’archivio, per esempio: ANAGRAFICA_CLIENTI ed ANAGRAFICA_FORNITORI che avranno campi uguali o differenti tra di loro (ci sono informazioni che possono esserci utili per i clienti e non per i fornitori e viceversa).

 

Un database quindi non è altro che un insieme di dati strutturati e archiviati elettronicamente in un sistema informatico.

Da un punto di vista concettuale è una cosa piuttosto semplice, da un punto di vista informatico si apre un mondo con decine di tipologie di database differenti per funzionalità e performance.

Ma qual’é la relzione tra una pagina web ed un Data Base?

Quando chiedete un’informazione ad un sito web, ad esempio una ricerca su Amazon o sfogliate le pagine di un blog quel che accade e che in realtà fate una domanda al Data Base (definita Query).

Ad esempio cerco “iPhone” immettendo i dati attraverso un’interfaccia grafica, il sito web fa un’interrogazione al proprio archivio (query alla base dati), quindi va alla TABELLA X, COLONNA Y, RIGA Z e visivamente vi restituisce l’informazione richiesta.

Tecnicamente qualsiasi domanda venga posta si chiama QUERY (una richiesta di risultati dei dati dal database, un’azione sui dati o per entrambi), attraverso una serie di algoritmi l’informazione viene cercata nell’appropriato DB e il dato restituito in maniera grafica.

Query sul Data Base

Cos’è un DBMS (Database Management System) ?

Per operare su un DB, effettuare le query, inserire, aggiornare o cancellare delle informazioni, necessitiamo di un software in grado di gestire la base dati, tale software dovrà occuparsi dell’aggiornamento, manutenzione e consultazione dell’archivio.

In sostanza il nostro archivio può essere gestito, in teoria, da differenti tipologie di DBMS il quale non è l’archivio di per se ma solo il programma che gestisce i dati in esso contenuti ed è in grado di assicurarne affidabilità e sicurezza.

Tra i più conosciuti troviamo, ad esempio, Microsoft SQL,  MySQL ed Oracle tra un’offerta molto più ampia.

PHP il linguaggio che gestisce l’interazione tra il DB e le nostre pagine HTML

Da un punto di vista pratico le interrogazione al Data Base e la gestione dei dati vengono svolte da un linguaggio di scripting lato server chiamato PHP (Personal Home Page o Hypertext Preprocessor).

Si definisce lato server perché, a differenza di JavaScript, i dati sono processati dal Server remoto anziché dal nostro browser e ci viene solo fornito il risultato a video dell’operazione sottoforma di codice HTML/CSS.

PHP non è l’unico linguaggio di scripting utilizzato per l’operatività dinamica e la gestione dei DB lato server ma sicuramente è il più diffuso, ed è uno dei più semplici, altri linguaggi, solo per citarne alcuni, sono Ruby, Erlang, Python e Go

Per chi desidera approfondire è possibile reperire una guida base al linguaggio PHP su html.it

PHP logo

5. Conosciamo i CMS ed i CRM

Alle origini un sito web era un insieme di codice HTML, CSS, Javascript e PHP scritto a mano, certo con delle librerie di aiuto, ma tutto scritto a mano con un gravoso dispendio di denaro e tempo.

L’evoluzione ha creato i CMS ed i CRM.

WordPress logo

een CMS (Content Management System) è un software, hostato su un Web Server, che grazie ad un’interfaccia grafica aiuta gli utenti a creare pagine e contenuti in maniera dinamica semplice ed intuitiva.

Grazie ad un CMS anche un neofita può gestire, con una modesta curva di apprendimento, un proprio blog personale o un sito di vendita online in maniera semplice ed agevole.

Questo non sostituisce lo sviluppatore e il web designer che dispongono di conoscenze avanzate utili a dare struttura e forma al sito che può svolgere funzioni tecniche anche molto complesse e devono tenere conto della user eXperience.

Ma un CMS da modo al proprietario del sito o al personale ad esso assegnato, di gestire dinamicamente e con semplicità le proprie pagine, gli articoli del blog, il forum nonché la propria piattaforma di commercio elettronico. 

 

Il più conosciuto di questi programmi per la gestione dei contenuti è indubbiamente WordPress che conta oltre il 30% della totalità degli attuali siti online.

WordPress nato in origine come piattaforma blog, oggi dispone di migliaia di Plugin (moduli addizionali) in grado di estendere le sue funzionalità che possono andare dall’archivio documentale all’eCommerce, dal forum alla gestione di corsi multimediali, solo per citare alcune applicazioni.

La sua affermazione sul mercato è dovuta alla semplicità e versatilità di utilizzo nonché all’ampia community che conta decina di miglia tra sviluppatori e consulenti.

 

 

Welcome to WordPress!

WordPress dispone anche di numerosi Visual o Page Builder che consentono di costruire i contenuti attraverso semplici interfacce senza utilizzare alcuna riga di codice o riducendone l’utilizzo al minimo.

Questo non toglie che per un utilizzo professionale di un Page Builder è opportuno che l’utilizzatore conosca in maniera profonda i fondamenti del codice così da avere piena consapevolezza del prodotto finale che andrà a costruire.

Ma quanti sono i CMS sul mercato?

Non esiste solo WordPress, nell’arco degli anni sono nati numerosi CMS grazie a differenti community e differenti esigenze.

Joomla! o Drupal sono solo due di numerose e valide alternative a WP, per passare poi a soluzioni più verticali dedicate ad esempio al commercio elettronico come PrestaShop o Magento Commerce, che sono studiati appositamente per la vendita online.

Ulteriori soluzioni nate con gli anni sono i software SaaS (Software as a Service), come Shopify o BigCommerce, in questo caso, seppur si tratta di CMS, la piattaforma è a noleggio e la casa madre si occupa di tutta le gestione tecnica per noi,

 

CMS logo

Quanto costa un CMS?

Nella maggioranza dei casi i CMS sono Open Source, cioè gratuiti nell’utilizzo, distribuzione e nella possibilità di modificare il codice sorgente, in altri casi come gli SAAS (Software as a Service) a noleggio tramite il pagamento di un canone.

Open Source è un termine che si applica anche ad altre tematiche web come, ad esempio, le immagini. Termine coniato da Richard Stallman fondatore del movimento del software libero imperniato sull’idea che l’utente potesse avere libero accesso al codice sorgente, modificarlo, distribuirlo e renderlo disponibile a terzi seconda delle sue necessità.

Non è privo di utili per lo sviluppatore che solitamente guadagna su formazione, interventi tecnici e sviluppo di applicazioni addizionali a pagamento.

 

Open Source logo

Cos’è un CRM?

Negli anni sono nati ulteriori applicativi per aiutare professionisti ed aziende a gestire la propria attività, uno di questi è il CRM (Customer Relationship Managment).

I CRM sono software per la gestione e i rapporti tra un’azienda e i propri clienti o prospect (clienti potenziali).

Grazie al CRM l’azienda è in grado di rimanere in contatto con i clienti in maniera efficiente, a semplificare i processi e a migliorare la redditività.

Ad esempio è possibile gestire:

    Il processo di acquisizione del cliente: dal contatto alla proposta commerciale;
  • Il processo di mantenimento del cliente: dallo storico degli acquisti (grazie all’interazione con il gestionale) alle offerte di rinnovo, newsletter, etc.
  • il processo di assistenza tecnica: dal problema alla soluzione grazie ad un DB di soluzioni condivise;

Soluzioni CRM quali sono e quanto costano?

Un CRM ben strutturato prevede la collaborazione tra varie figure aziendali e vari rapporti di interazione con il cliente.

Ad esempio i dati e le info possono provenire da form di contatto, mail, messaggistica istantanea, messaggistica social o telefonate e le soluzioni, siano esse in ambito di assistenza tecnica che di proposta commerciale, possono essere condivise e gestite da più figure aziendali.

Esistono CRM Open Source come Suite CRM e soluzione a pagamento per grandi realtà come Salesforce o Sugar CRM, come per i Content Managment la scelta si baserà sull’esigenza personale o dell’azienda che intende dotarsene.

 

CRM logo

Esistono altre soluzione Open Source per gli utilizzi più disparati che vanno dai Gestionali, ai Forum, fino alla gestione documentale e alle risorse Wiki, non c’è limite alle possibilità ed alla fantasia.

6. Dalla Mail alla PEC

Andiamo ad esplorare la mail più a fondo per capire che differenza c’è tra una classica @gmail o @outlook.it ad un indirizzo collegato al nostro @dominio.tld ed un indirizzo certificato.

Conoscere ed andare oltre la gMail.

Mail logo

Il servizio mail fornito dai principali attori del settore, quali Google, Microsoft o Yahoo, piuttosto che provider locali come libero o ticali, solo per citarne alcuni, è quasi sempre ottimo.

Ognuno dispone della propria interfaccia grafica e di caratteristiche più o meno professionali, Google ad esempio, per chi lo desiderasse fornisce una gMail anche associata al dominio personale e/o professionale con caratteristiche di spazio disco e feature addizionali.

Come tutti i servizi, gratuiti e a pagamento, esistono delle norme che regolano lo svolgimento del servizio, ad esempio quelle del programma gMail ci indicano i vantaggi del programma ed i limiti all’utilizzo.

 

Funzionalità avanzate di gMail

Per rimanere sulla sempre più diffusa gMail, possiamo guardarla online attraverso il servizio di Webmail oppure scaricarla in locale su applicativi quali Microsoft Outlook, Mozilla Thunder Bird, iOS Mail o utilizzando la APP del nostro Smartphone.

Non tutti sanno che gMail per potesse essere utilizzata tramite un client di posta necessita di abilitare la funzione POP e/o IMAP (di cui parleremo più avanti).

gMail tramite client di posta

Utilizzare account diversi di gMail al suo interno

Una funzionalità molto comoda è quella che ci permette di aggiungere ed inviare mail con indirizzi differenti all’interno del nostro account gMail.

Difatti Google di mette a disposizione la possibilità di configurare ulteriori indirizzi mail da utilizzare all’interno della nostra gMail così da poter avere un unico posto da cui ricevere ed inviare tutta la nostra posta.

È possibile, ad esempio, configurare la mail aziendale <indirizzo>@<mio_dominio>.tld all’interno della gMail che a quel punto ci permetterà di ricevere tutte le mail aziendali e inviarle con il medesimo indirizzo.

Account diversi da gMail all'interno di gMail

Etichette personali

Altra funzionalità comoda è quella che ci permette di creare delle etichette personali da assegnare alle mail ricevute e/o inviate così da organizzare tutta la nostra posta.

Etichette personali su gMail

Inoltro mail

Una comoda funzionalità è quella che ci permette l’email forwarding, cioè la possibilità di inoltrare tutte o solo alcune (grazie alla possibilità di creare dei filtri) ricevute ad un differente indirizzo mail.

Etichette personali su gMail

Creare filtri e bloccare indirizzi con gMail

Una possibilità poco sfruttata è quella che ci permette di creare dei filtri, cioè possiamo impostare delle regole. Ad esempio possiamo impostare:

  • tutte le mail che provengono da uno specifico indirizzo assegnamo una specifica etichetta;
  • tutte le mail che contengono una certa parola o frase finiscano nello spam;
  • tutte le mail che provengono da uno specifico indirizzo venga assegnata una particolare priorità o siano forwardate ad un altro indirizzo;

All’interno della stessa sezione possiamo impostare un blocco da alcuni indirizzi mail che a quel punto finiranno in automatico sulla cartella di spam.

creare filtri con gMail
Potete approfondire e conoscere tutte le numerose funzionalità grazie alla guida online di gMail fornita da Google.

Ma se disponiamo di un dominio come creiamo la nostra mail personalizzata?

Se disponiamo di un nostro dominio associato ad un cPanel possiamo creare tanti indirizzi mail quanti c’è ne vengono messi a disposizione, come spiegato in questo tutorial YouTube per creare mail su cPanel che, seppur datato, è ancora attuale (potranno essere differente l’estetica del cPanel ma la procedura è sempre la medesima).

Qualora invece non disponessimo del cPanel le istruzioni ci verranno fornite direttamente dal nostro Hosting Provider, come avviene ad esempio per la creazione degli indirizzi mail su Aruba.

Come consultiamo la nostra webmail?

La maggior parte degli hosting provider ci permettono di consultare la mail direttamente online attraverso una webmail personale, solitamente (ma non sempre) per accedere alla webmail dobbiamo digitare sulla barra degli indirizzi: http://webmail.<indirizzo del nostro dominio> ad esempio https://webmail.easyseopro.it.

Talvolta l’indirizzo può essere differente, https://<indirizzo dominio>/webmail ad esempio https://easyseopro.it/webmail , ma anche di altro tipo, basterà leggere la documentazione o chiedere al vostro hosting provider per conoscere l’url corretto per raggiungere la propria webmail personale. 

 

Come configuriamo la nostra mail sull’account di posta locale o sul nostro smartphone?

Può essere scomodo consultare la webmail e per questo, qualsiasi fornitore di servizi di hosting, vi mette a disposizione la possibilità di scaricare il tutto sul vostro cliente di posta, sia esso su PC o sullo Smartphone.

Per scaricare la posta ci sono 2 differenti possibilità denominate POP3 ed IMAP

 

Che differenza c’è tra POP3 ed IMAP?

La modalità POP3: consente di scaricare tutti i messaggi della posta in arrivo sul propri dispositivo MA ATTENZIONE i messaggi d posta inviata, Cestino, Bozze o altre sotto-cartelle non verranno salvati in locale.
Se si seleziona (se il client di posta lo consente) l’opzione “Mantieni i messaggi sul server per [xx] giorni” potrai ritrovare esclusivamente i messaggi della cartella POSTA IN ARRIVO sulla webmail .
Se non selezioni nel tuo client l’opzione “Mantieni i messaggi sul server”, una volta scaricati, i messaggi resteranno esclusivamente sul tuo dispositivo e saranno cancellati dal server di posta.

La modalità IMAP: ti consente, a differenza di POP3, di utilizzare il medesimo indirizzo mail su più dispositivi. Grazie al protocollo IMAP la posta viene lasciata sul server remoto e tutti i messaggi in tutte le sottocartelle (Posta inviata, Bozze, Cestino, Cartelle personali, etc.) saranno costantemente sincronizzate.
Se elimini un messaggio dalla webmail, questo sparirà anche da tutti i dispositivi configurati con IMAP e viceversa.

POP3 vs IMAP

IMPORTANTE: non utilizzare mai soluzioni miste POP3 ed IMAP perché ci si troverebbe in una situazione in cui si andrebbero a perdere dati scaricati dal POP3 che altresì non sincronizza alcuna informazione.

Cos’è il protocollo SMTP e come si configura il proprio client di posta?

A differenza di POP3 ed IMAP che servono per scaricare la posta, il protocollo SMTP (Simple Mail Transfer Protocol) , è dedicato a trasferire la propria mail verso i server di posta, quindi è utilizzato prevalentemente per l’invio della posta.

A questo punto disponiamo di tutte le nozioni per configurare la nostra casella di posta sul proprio client.

Il nostro hosting provider ci fornirà quindi tutti i dati utili che ci verranno chiesti dal nostro client mail: l’indirizzo per la posta in ingresso sia in POP3 che IMAP e l’indirizzo per la posta in uscita SMTP e tutte le relative porte da utilizzare.

Parametri di Posta Elettronica più diffusi

IMPORTANTE: sitodiprova.it è, ovviamente, il nome del vostro dominio. Quelli indicati sono dati di configurazione molto comuni su hosting provider che utilizzano parametri standard ma non dovete preoccuparvi, qualsiasi parametro di posta vi verrà fornito, sarà disponibile tramite tutorial o potrete richiederlo senza alcun problema al vostro fornitore di servizio.

 

Che differenza c’è tra la PEO (Posta elettronica ordinaria) e la PEC?

La PEC (Posta Elettronica Certificata), acquistabile presso molti hosting provider, funziona con i medesimi protocolli utilizzati dalla comune mail, la differenza è che consente di inviare mail con valore legale equiparato ad una raccomandata con ricevuta di ritorno, come stabilito dalla normativa (DPR 11 Febbraio 2005 n. 68) grazie all’utilizzo di protocolli di sicurezza in grado di garantire la certezza del contenuto non rendendo possibile nessun tipo di modifica né al messaggio né agli allegati.

Si utilizza il concetto di Certificata in quanto il gestore del servizio rilascia al mittente una ricevuta che costituisce prova legale dell’avvenuta spedizione del messaggio ed eventuali allegati, analogamente il gestore della casella PEC del destinatario invia al mittente la ricevuta di avvenuta consegna.

I gestori certificano quindi con le proprie “ricevute” che il messaggio è stato spedito, consegnato ed è inalterato, il tutto con un marcatore che certifica data e ora e con opportune segnalazioni per qualsiasi anomalia si presenti durante l’instradamento, inoltre il gestore è tenuto a conservare per 30 mesi tutta la comunicazione intercorsa cosicché qualora perdessimo qualche dato saremo sempre in grado di recuperalo e/o sarà a disposizione dell’autorità.

La Posta Elettronica Certificata, soggetta ad un preciso quadro normativo, non è attualmente uno standard internazionale ed è utilizzata solo in alcuni paesi.

Perché la mail finisce nello SPAM o non viene recapitata?

Può capitare che le mail che inviamo, soprattutto se da un proprio dominio, finiscano nelle cartelle di spam dei destinatari, vediamo i motivi più comuni:

 

  • Il vostro server è finito in una black list, cioè in una lista in cui viene identificato come malevolo. Questo può accadere perché il sito, o il server in cui è ospitato, è stato violato ed utilizzato per spammare mail.
  • State inviando la posta attraverso un SMTP differente da quello che dovreste usare. Questo succede ad esempio se avete configurato correttamente la posta con in ingresso ma per l’invio di messaggi usate un server differente.
  • Possono essere configurati in maniera errata le impostazioni dei record che gestiscono la mail all’interno del proprio dominio, sarà cura dell’hosting provider correggere la situazione.
  • Il ricevente non riconosce correttamente il protocollo mail che sta ricevendo a causa di mancanza o informazioni erronee. Questo può succedere perché il protocollo del mittente non prevede nell’invio una serie di informazioni ritenute indispensabili dal ricevente.
Mail in Black List

Ci sono altri motivi per cui le vostre mail possono finire nello SPAM, una guida approfondita sulla mail e lo spam e possibili soluzioni al problema di drip.com potrà esservi utile.

Come inviare mail di grandi dimensioni?

I servizi di posta permettono di inviare mail con allegati di dimensioni limitate e privi di file potenzialmente malevoli (.php, .exe, etc.), ad esempio gMail consente fino a 25MB.

Per risolvere questo problema alcuni fornitori di posta o di servizio possono creare in automatico degli allegati scaricabili tramite un link ma con alcune limitazioni.

La risoluzione di questo problema ci viene data dai programmi di File Transer, quali WeTransfer o Dropbox, che consentono l’invio di foto, video, applicativi o altri documenti di grandi dimensioni semplicemente trasferendo il nostro file o archivio compresso e indicando la mail del destinatario, ed un eventuale messaggio, sugli appositi spazi di un form.

7. Lo SPID e l’identità digitale

Lo SPID, come spiegato nel portale del governo, è il Sistema Pubblico di Identità Digitale che fornisce un sistema di accesso immediato e sicuro a tutti i servizi forniti ad amministrazioni centrali e locali.

Grazie allo SPID ci viene fornito un insieme di credenziali univoche associate alla nostra identità digitale.

SPID Sistema Pubblico di Identità Digitale
Lo SPID è utilizzato come sistema da tutti i servizi degli stati membri dell’Unione Europea in cui è stato adottato nonché ad imprese commerciali che scelgano di utilizzarlo come sistema di identificazione.

Esso si rifà al regolamento eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature) – Regolamento UE n° 910/2014 sull’identità digitale che ha come obiettivo la fornitura, a livello comunitario, di un sistema di identificazione elettronica universalmente riconosciuto quale lo SPID o la Carta di Identità Digitale.

Per aderirvi, in qualità di fornitore di servizi, l’agenzia per l’Italia digitale mette a disposizione il portale informativo Eid.gov, che indica procedure normative, amministrative e tecniche per aderire al programma.

Come si aderisce allo SPID?

  • Dobbiamo dotarci dei seguenti documenti:
    • documento di riconoscimento italiano
    • tessera sanitaria o codice fiscale
  • Disporre di un indirizzo email
  • Disporre di un numero di cellulare

La AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) ci mette a disposizione una pagina dove troviamo tutti gli enti accreditati all’emissione dello SPID.

Agid Enti riconosciuti per lo SPID

Come si aderisce allo SPID?

Una volta in possesso di quanto richiesto basterà rivolgersi ad uno degli enti atto al suo rilascio quindi REGISTRARSI ed EFFETTUARE IL RICONOSCIMENTO (il servizio solitamente è soggetto ad un costo).

La procedura di registrazione sarà guidata mentre per il riconoscimento, a seconda dell’ente che lo emette, è possibile effettuare il riconoscimento tramite le seguenti modalità:

  • di persona;
  • via webcam;
  • tramite CIE (Carta di Identità Elettronica), CNS (Carta Nazionale dei Servizi) o firma digitale;

Lo SPID prevedere 3 livelli di sicurezza denominati SPID1, SPID2 e SPID3 caratterizzati da un grado di sicurezza e affidabilità crescente:

  • SPID1: autenticazione solo con la tua password personale;
  • SPID2: accesso con password e APP dedicata (esempio: PosteID per chi ha lo SPID emesso dalle poste) o, in alternativa richiesta di OTP (One Time Password) ricevuta via SMS sul numero di telefono indicato durante la creazione dell’identità digitale
  • SPID3: per il massimo livello di sicurezza l’accesso avviene come per lo SPID2 più il PIN rilasciato per lo SPID3 (un codice univoco a voi assegnato (qualora non si disponesse di questo dato andrà richiesto);

IMPORTANTE: memorizzare, salvare e conservare in un posto sicuro e protetto tutti i dati forniti durante la registrazione, siano essi password, codici, mail e tutti i dati forniti quali indirizzo mail e numero di telefono utilizzati.

Come si utilizza lo SPID?

 
Quando un entità pubblica o privata richiede l’accesso tramite SPID, generalmente di Livello2 dobbiamo andare ad autenticarci tramite APP e APP Dedicata o OTP.

Fortunatamente la maggior parte dei fornitori di servizio ci mette a disposizione un APP che consente di inquadrare un QR Code , al momento della richiesta di accesso, che fornisce tutti i dati necessari pre-memorizzati senza necessità di ricordarseli ogni volta.

Entra con SPID

Cos’è la firma digitale?

La firma digitale, non’è una semplice firma elettronica, mail risultato di una procedura informatica basata su tecniche di crittografia che consentono di associare in modo unico ed indissolubile un numero binario (la firma) a un documento informatico rappresentato da un insieme di bit che costituiscono fatti, atti o dati giuridicamente rilevanti, rif. CAD (Codice dell’amministrazione digitale articolo 24, dlgs 82/2005 del 07.Marzo.2005):

Come indicato da AGID, per ottenere la firma digitale bisogna rivolgersi ad un ente accreditato.

La firma digitale viene generata grazie ad una coppia di chiavi digitali (metodo di grittografia a doppia chiave) asimmetriche attribuite in maniera univoca ad un soggetto, detto titolare:

  • CHIAVE PRIVATA: è conosciuta solo dal titolare ed è usata per generare la firma digitale da apporre al documento;
  • CHIAVE PUBBLICA: usata per verificare l’autenticità della firma;

L’utilizzo della firma digitale avviene, generalmente per il tramite di un applicazione:

  • in “locale”: firma digitale generata tramite uno strumento fisico in possesso del titolare quale Smartcard o Token;
  • da “remoto”: firma digitale generata usando strumenti di autenticazione (tipicamente user id+ password +OTP o telefono cellulare) che consentono la generazione della propria firma su un dispositivo (HSM) custodito dal certificatore (prestatore del servizio fiduciario qualificato)
Firma Digitale

Cos’è una CNS (Carta Nazionale dei Servizi)?

Si tratta di un dispositivo (Smart Card o chiavetta USB) che contiene un “certificato digitale” di autenticazione personale.

È uno strumento informatico che consente l’identificazione certa dell’utente in rete e permette di consultare i dati personali resi disponibili dalle pubbliche amministrazioni direttamente su sito web, come ad esempio, l’accesso ai referti medici sul sito web della propria ASL.

La CNS rilasciata dalle Camere di Commercio è un dispositivo integrato che consente, a chi ha una carica all’interno di un’impresa, di firmare digitalmente documenti informatici (bilanci, fatture, contratti, ecc.) e di accedere in rete ai servizi della Pubblica Amministrazione.

Riferimento Carta Naziona del Servizi sul sito di infocamere.

    CNS SmartCard e Usb

    8. Sicurezza informatica e transazioni digitali

    La sicurezza informatica, di cui accenneremo brevemente in quanto materia estremamente complessa, coinvolge vari aspetti della nostra vita digitale e di quella dei suoi interpreti.

    Dal punto di vista dell’utente la comprensione dei principi di funzionamento dell’era digitale è fondamentale per la propria tutela nel mondo IT.

    Sicurezza digitale

    SICUREZZA LATO UTENTE

    In quanto navigatore del web e fruitore dei servizi che vengono offerti dobbiamo prestare attenzione ad alcuni aspetti per poter cercare di disporre di un certo livello di sicurezza.

    Sistemi personali Anti-malware.

    Innanzitutto dobbiamo dotare il nostro PC, Smartphone o qualsiasi dispositivo di un sistema anti-malware affidabile e costantemente aggiornato, questo potrà permetterci di evitare molti problemi.

    Il termine Antivirus e Antimalware sono pressoché sinonimi, la differenza nella sostanza deriva dal fatto che quest’ultimo consente di proteggere non solo da classici virus ma anche da software considerato più genericamente dannoso.

    Tra i più famosi possiamo citare Malwarebytes ma anche i più conosciuti McAfee, Norton Security, Kaspersky per finire con prodotti forniti in licenza free o professionale a pagamento quali Avast ed AVG.

    Sconsiglio di utilizzare più sistemi in contemporanea sul proprio dispositivo in quanto si possono verificare conflitti tra loro, mentre consiglio di studiare attentamente tutte le funzionalità messe a disposizione e di leggere attentamente i consigli sulla sicurezza.

    Apertura di mail non sicure e phishing.

    Attenzione alle mail provenienti da fonti non attendibili, soprattutto agli allegati che possono essere dannosi e by passare anche i sistemi di protezione.

    In particolare bisogna stare attenti al phishing che sfrutta e-mail e siti web creati ad-hoc per indurre le vittime a rivelare informazioni riservate o a scaricare malware sui loro dispositivi.

    In particolar modo controllare sempre che:

    • qualsiasi comunicazione importante provenga dal dominio del mittente;
    • avvisi di scadenza o sospensione di servizi vanno controllati con attenzione prima di inserire qualsiasi dato sensibile;
    • loggarsi all’interno della propria area personale del servizio da rinnovare e/o modificare per evitare di collegarsi, anche involontariamente, a siti malevoli;

    SICUREZZA PER I PROFESSIONISTI

    Solo un breve accenno in quanto è una tematica che richiede di rivolgersi ad un professionista, sia qualora si desiderasse dotarsi di un sito web, che all’interno della propria intranet aziendale.

    Hosting sicuri e dotati di backup.

    Avvalersi sempre e solo di hosting sicuri e dotati di un sistema di backup giornaliero, settimanale e/o mensile.

    I fornitori di spazio web professionale dispongono di potenti Firewall e sistemi Anti-malware costantemente aggiornati e controllati da personale altamente specializzato, altresì dispongono di infrastrutture sicure anche da un punto di vista fisico cioè dotate di sistemi di ridondanza dei dati, sistema di sicurezza fisici e sistemi antincendio.

    Backup, FireWall e sicurezza aziendale.

    Se siete un professionista o un’azienda è opportuno avere non solo un efficiente sistema Antivirus locale o centralizzato (per i sistemi di rete interni), ma anche un sistema di backup ed un firewall che aiuta a impedire che criminali informatici o minacce esterne ottengano accesso al tuo sistema.

    Firewall: secondo la definizione di Cisco System è ““un dispositivo hardware o un software per la sicurezza della rete che permette di monitorare il traffico in entrata e in uscita utilizzando una serie predefinita di regole di sicurezza per consentire o bloccare gli eventi”

    Ci sono tuttora alcuni virus o attacchi hacker che possono effettuare la crittografia dei vostri dati e per il rilascio dei medesimi chiedere del denaro, pertanto è fondamentale che la copia dei vostri documenti sia tenuta su uno o più dispositivi esterni.

    Un sistema di backup efficiente prevede un backup giornaliero su un dispositivo collegato che effettua la copia durante gli orari di inoperatività, nonché una copia settimanale o mensile generata manualmente e mantenuta su un dispositivo fisicamente staccato dalla rete.

    La copia dei dati è fondamentale anche perché in caso di guasti del disco il costo di data recovery, se attuabile, può essere molto elevato.

    Autenticazione a 2 fattori (2FA) e in 2 passaggi (2SV)

    Per contrastare i malintenzionati e gli hacker è stata introdotta l’autenticazione multifattoriale MFA (Multi-Factor Authentication), che prevede l’utilizzo di più fattori durante l’autenticazione.

    • Una cosa che sai: password;
    • Una cosa che hai: smartcard o un APP per l’autenticazione;
    • Una cosa che sei: dato biometrico quale, ad esempio, impronta digitale;

    L’AUTENTICAZIONE A DUE FATTORI (2FA): combina due fattori di categorie diverse, ad esempio: inserimento di una password e verifica con un’APP sullo smartphone (come avviene per lo PID);

    LA VERIFICA IN DUE PASSAGGI (2SV): combina due fattori della medesima, ad esempio: inserimento di una password e di un codice di verifica inviato via SMS;

    E sempre bene proteggere i propri account principali con un’autentificazione di questo tipo così da rendere dura la vita ad eventuali malintenzionati.

    Autenticazione a due fattori

    Per una guida esaustiva sull’autenticazione a due fattori si rimanda a Panda Security.

    Mail di recupero e domande di sicurezza

    Alcuni servizi disponibili online possono chiedere di indicare, durante il processo di registrazione:

    • MAIL DI RECUPERO: Utile, ad esempio, per il recupero della password della mail principale.
    • DOMANDE DI SICUREZZA: Domande pre-impostate a cui date una vostra risposta che viene memorizzata dal fornitore di servizio (esempio: La tua città natale, Il nome del tuo primo animale domestico). Vengono utilizzate per verificare l’identità della persona da alcuni servizi tra cui quelli bancari.

     

    Domande di sicurezza

    É molto importante avere accesso alla mail di backup e appuntarsi in modo sicuro le risposte alle domande di sicurezza in quanto, qualora non si disponga di tali informazioni, è possibile che non si possa pipù usufruire del servizio.

    Come creare una password sicura?

    Una password per dirsi sicura dev’essere composta da 10 o più caratteri e contenere MAIUSCOLE, MINUSCOLE, NUMERI e CARATTERI SPECIALI, è altresì importante considerare: 

    • NON SIA FACILE DA INDOVINARE: includendo date di nascita, codice fiscale o sequenze contigue di caratteri sulla tastiera;
    • EVITARE SOSTITUZIONI DI CARATTERI OVII: ad esempio 0 con O, sono semplici e facilmente riconoscibili dagli hacker;
    • FACILI DA RICORDARE: per voi ma non per il PC;
    • EVITARE PAROLE COMUNI: che siano facili da individuare da un attacco brute force (individuazione di una password provando in automatico tutte le possibili combinazioni di lettere, caratteri speciali e numeri in un certo range);
    • EVITARE SEQUENZE GIA’ USATE: soprattutto se sono state violate perché facilmente identificabili da malintenzionati.

    Esistono comodi programmi online per generare password sicure.

    Creazione di password sicure

    Esiste il principio, universalmente accettato, secondo cui le password andrebbero cambiate periodicamente (ogni 3-6 mesi), in molti casi è addirittura un obbligo (password aziendali, Internet banking, SPID, sistemi sanitari, ecc.).

    Sicurezza sulle transazioni web!

    Un accenno va fatto alla sicurezza sulle transazioni che fate per acquisti e/o servizi su web.

    Alcuni fattori da prendere in considerazione sono i seguenti:

    • Affidarsi a siti web sicuri e dotati di protocollo https://. Non vuol dire comprare solo su Amazon o eBay, anzi è meglio aiutare i piccoli rispetto alle major, ma accertarsi dell’affidabilità valutando il sito nel suo insieme è un fattore importante.
    • Pagare con carte di credito o gateway dotati di chargeback, cioè che vi danno la possibilità di richiedere la restituzione del denaro speso in caso di frondi (periodo che può estendersi fino a 6 mesi dall’acquisto). Attenzione alle carte prepagate che spesso non dispongono di questo privilegio.
    • Verificare e controllare sul sito la presenza della pagina “Termine e Condizioni di Vendita” che è il contratto che stipulate al momento dell’acquisto del prodotto e obbligatorio per legge.
    • Verificare e controllare la pagina, obbligatoria, sulla Privacy e la gestione dei vostri dati personali.
    • Controllare la presenza, obbligatoria per legge, dell’anagrafica dell’azienda che offre il servizio, solitamente posta sul footer della pagina ma talvolta anche su pagine interne;
    • Controllare le “Condizioni di Vendita” anche in merito al recesso o al reso dei prodotti per vari motivi (non conforme, arrivato in ritardo, difettoso, etc.);
    • Verificare la presenza dei canali di comunicazione che ci vengono messi a disposizione: form di contatto, chat, whatsapp, mail, social, etc.
    • Valutare la presenza di eventuali Feedback sull’acquisto del prodotto che state effettuando o sull’azienda tramite Google MyBusiness. Attenzione che i sistemi di feedback devono essere affidabili, quali ad esempo Yotpo, Feefo o TrustPilot, e non fai-da-te (cioè finti);
    Acquisti sicuri

    NON SIATE TROPPO SEVERI CON I PICCOLI COMMERCIANTI LOCALI:

    Le piccole realtà che vendono su web non possono fornire il servizio delle grandi corporation però non per questo sono da penalizzare.

    Difficilmente un negozio locale potrà avere tempi di risposta o di consegna analoghi ad un Marketplace ma sono realtà da premiare perché con risorse limitate cercano di sopravvivere dignitosamente in un mercato popolato da squali affamati.

    Inoltre le realtà locali o nazionali, rispetto alle multinazionali, permettono che il denaro rimanga in circolo localmente e forniscono lavoro sul territorio, quindi quando possibile sono sempre da premiare.

    BACKUP DEI PROPRI DATI PERSONALI

    Bisogna fornire una particolare attenzione al concetto di backup, già menzionato ma troppo spesso trascurato.

    Non solo per chi possiede un’azienda o è un professionista deve tenerne conto ma chiunque disponga di dati personali, sicurezza e salvataggio dei dati sono due fattori che non si dovrebbero mai trascurare.

    Un laptop, uno smartphone o un tablet possono venir rubati, essere danneggiati, persi o violati. Avere uno o più dispositivi esterni, staccati dalla rete e mantenuti in un luogo protetto, contenente una copia periodica dei nostri dati ci permette di limitare i danni.

    Il salvataggio dei nostri archivi e delle nostre password, la cui frequenza è legata all’importanza che ognuno da alle proprie informazioni, va effettuato con un dispositivo sicuro, in un luogo protetto e svincolato dalla rete.

    9. Collaborazione digitale: come lavorare in squadra

    La moderna rivoluzione digitale conosciuta come Digital Transformation ha rivoluzionato il modo di lavorare grazie ad una collaborazione digitale spinta sia in ambienti locali che da remoto.

    Oggi lavorare in ambiente collaborativo a distanza è diventato quanto mai facile, con un’adeguata formazione chiunque può operarvi in modo proficuo.

    Digital Transformation

    ERP (Enterprise Resource Planning)

    I sistemi di collaborazione digitale passano dagli ERP (Enterprise Resource Planning) che gestiscono le attività quotidiane che vanno dalla contabilità alla gestione dei progetti.

    I sistemi ERP relazionano tra loro i processi di business aziendali e lo scambio di dati e informazioni tra processi e persone.

    Grazie alla raccolta di dati transazionali condivisi provenienti da diverse fonti dell’organizzazione e fonti esterne, i sistemi ERP efficientano l’integrità dei dati, ne eliminano la ridondanza e li organizzano in modo strutturato.

    Un sistema ERP può includere, internamento che con verticalizzazioni, CRM, CMS e l’eCommerce integrando tra loro le funzioni di preventivazione, gestione degli ordini e delle commesse, nonché il processo di assistenza e gestione del cliente e la contabilità.

    CONFERENCE CALL

    Un altro strumento molto utilizzato per la collaborazione a distanza sono le Conference Call tra due o più utenti, valide anche per la formazione e utili per incontri anche tra posizioni fisiche molto distanti riducendo tempi e costi del meeting.

    Tra i tool più famosi ricordiamo Google Meet, Microsoft Teams e Zoom, ma ci sono molte altre soluzioni sul mercato per assolvere alle più disparate esigenze.  

    Questi tool consentono di effettuare oltre alla Video Conferenza anche chat in tempo reale, inviare file, prendere appunti. Alcune soluzioni consentono anche di registrare tutta la conferenza e/o di utilizzare i contenuti come step di un progetto in ottica CRM e possono essere personalizzate nelle funzionalità e nell’aspetto estetico così da creare un ambiente più gradevole.

    Anche tool più immediati permettono funzionalità simili come Whatsapp Business o Skype che consentono oltre a semplici telefonate, anche con più interlocutori, di gestire chat e l’invio di file ma, a differenza degli applicativi dedicati, sono meno orientate alla conference call.

    FORMATI FILE PER LO SCAMBIO DI DOCUMENTI

    Un accenno va fatto ai formati di file più conosciuti per lo scambio di documenti nell’interazione digitale di cui il PDF (Portable Document Format) ideato da Adobe è sicuramente il più conosciuto.

    Il vantaggio di questo formato di file è dovuto alla dimensione contenuta, alla sicurezza, alla possibilità di ospitare contenuti multi-elemento (testo, immagini, video, form, etc.) e alla sua indipendenza dal sistema operativo con cui viene visualizzato.

    Esistono altri formati di file comunemente utilizzati per la collaborazione digitale, taluni solo legati a specifici programmi, altri come ad esempio i DOCX (Microsoft Word) o XLSX (Microsoft Excel) molto comuni per la gestione dei documenti e fogli di calcolo.

    Anche per la grafica, non in ambito professionale, esistono formati di interscambio frequenti come JPG (Joint Photographic Experts Group) o PNG (Portable Network Graphic) mentre, per la compressione, sicuramente il formato più utilizzato sin dagli anni ’90 è lo ZIP.

    PROGRAMMI PER LA COLLABORAZIONE E LA GESTIONE DOCUMENTALE

    Esistono numerosi software, alcuni utilizzabili da remoto altri in locale, utili per lavorare su documenti personali o condivisi all’interno del nostro gruppo di lavoro.

    Il più comunemente utilizzato è il pacchetto Microsoft Office che contiene al suo interno applicativi utili quali MS Word, MS Excel, MS PowerPoint, MS Outlook e MS Access.

    Esistono però numerose soluzioni Open Source che ci possono venire in aiuto e che svolgono una funzione del tutto analoga, le più conosciute sono Open Office e Libra Office nonché la soluzione di Google Docs in versione Cloud.

    Anche per la grafica ci sono numerosi tools a disposizione sia utilizzabili su web che installabili localmente, tra questi per il fotoritocco ricordiamo GIMP mentre per la grafica vettoriale Inkscape.

    La GESTIONE DOCUMENTALE, una procedura molto comune nel lavoro di gruppo in ambito digitale, tratta la gestione corretta e amministrazione di un documento nel suo intero ciclo di vita, dalla sua origine fino alla sua conservazione, essa si basa su software che tengono traccia delle varie versioni del documento (e delle conseguenti modifiche), gestiscono e archiviano documenti in uscita e ricevono, spediscono e gestiscono procedure e flussi documentali (workflow).

    Oltre a sistemi in Cloud come Microsoft SharePoint o Google Workspace, anche i CMS possono essere utilizzabili per finalità documentali in quanto gli articoli/post prodotti, in base al ruolo dell’utente, possono venire pubblicati o meno e tengono traccia di chi a gestito il documento e di tutte le revisioni fatte nel tempo.

    Cos’è l’Open Source?

    In linea generale è considerato Open Source qualsiasi software (OSS  – Open Source Software), documento o contenuto multimediale disponibile in forma di codice sorgente senza costi aggiuntivi, l’utente è libero quindi di utilizzarlo e modificarlo in base alle proprie esigenze.

    La licenza GNU (Free Documentation License), come definita da Wikipedia è stata creata per “distribuire la documentazione di software e materiale didattico. Lo scopo di questa licenza è quello di rendere un manuale, un testo o altri documenti scritti “liberi” nel senso di assicurare a tutti la libertà effettiva di copiarli e redistribuirli, con o senza modifiche, a fini di lucro o meno.” 

    Nello specifico esistono differenti sotto tipologie di Open Source sia per i programmi che per le immagini che ne permettono, ad esempio, l’utilizzo in ambito personale ma non commerciale o con differenti tipi di regole.

    Open Source logo

    10. Conclusioni e suggerimenti

    eQuesto tutorial sintetico copre gran parte degli argomenti inerenti l’alfabetizzazione digitale, seguendo i vari link o facendo una ricerca su web invito ad approfondire gli aspetti che possono interessare maggiormente.

    Lo scopo è stato quello di fornire un quadro di insieme che garantisca una consapevolezza del proprio operato online e come risorsa per le attività digitali che svolgiamo comunemente.

    Può essere utile conseguire anche una certificazione ECDL (European Computer Driving Licence) cioè la Patente Europea per l’Uso del Computer ad oggi parificata all’ ICDL (International Certification of Digital Literacy) cioè Certificazione Internazionale di Alfabetizzazione Digitale che, strutturata su tre livelli ECDL Base, ECDL Full Standard, ECDL Profile in complessivi 17 moduli (Base, Standard e Avanzato) fornisce conoscenze e attestati universalmente riconosciuti.

    Anche Google con la sua sezione Learning Digital, risorse libere come Coursera, o le certificazioni di Linkedin Learning, vi permetteranno di aumentare competenze ed ottenre certificazioni da aggiungere al vostro curriculum (e al vostro profilo web) senza necessariamente spendere del denaro ma solo grazie a studio, impegno e curiosità.

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    SEO copywriting: come creare contenuti che convertono

    eCommerce e vendita online: guida introduttiva

    cos'è il seo copywriting
    La SEO copywriting è la scrittura di contenuti focalizzati su una parola chiave con lo scopo di intercettare gli intenti di ricerca della proprio audience e rispettare le linee guida dei motori di ricerca.

    Attraverso le tecniche descritte nei prossimi capitoli imparerai le regole della scrittura SEO e migliorerai le prestazioni del tuo sito online nei seguenti aspetti:

    1. SEO copywriting cos’è

    Partiamo dal concetto che la SEO (acronimo di Search Engine Oprimization) è la fonte per eccelenza di traffico organico del tuo sito.

    Le statistiche dicono che il 70-80% degli utenti dei motori di ricerca prende in considerazione esclusivamente i risultati organici. Ecco perché utilizzare una scrittura SEO oriented all’interno del sito
    rappresenta una parte indispensabile della tua strategia di promozione online.

    Il concetto di Search Engine Optimization copywriting è il connubio di due discipline:

    • Copywriting – l’attività di marketing che presuppone la stesura di testi volti a informare, ispirare e persuadere il lettore, vedi la guida definitiva al copywriting per approfondimenti.
    • SEO – l’insieme di attività volte a migliorare la scansione, l’indicizzazione ed il posizionamento di una pagina da parte dei motori di ricerca.

    Si tratta quindi di abbinare il copywriting persuasivo alle regole di base dell’ottimizzazione onpage, i cui principi ti andrò a svelare nei prossimi capitoli.

    SEO marketing e copy

    1.1 A cosa serve la SEO copywriting

    Senza la SEO copywriting, per risultare visibili ai crawler, i testi sarebbero ridondanti, robotici e presenterebbero una ripetizione continua dei concetti chiave.

    La SEO copywriting aiuta quindi i siti web a rendere i contenuti fruibili non soltanto dai crawler dei motori di ricerca, ma anche dagli utenti online.

    Attraverso la SEO copy, puoi far lavorare i tuoi contenuti su keyword importanti per la tua attività e accrescere la visibilità del tuo sito. Puoi inoltre creare contenuti in ottica SEO che siano originali, non duplicati e di valore per i tuoi lettori.

    I contenuti online che potrebbero essere migliorati attraverso la SEO copywriting sono: le pagine web, gli articoli del blog, i widget, le immagini, l’advertising, le schede prodotto del tuo ecommerce, i video, i podcast.

    1.2 SEO copywriter cos’è

    Senza la SEO Anche se ancora non pienamente accettata dalle varie scuole di pensiero, l’esigenza della figura professionale del SEO copywriter è innegabile.

    Quando si tratta di scrivere testi per siti web, rivolgersi ad un copywriter è necessario. Ma rivolgendoci ad un SEO copywriter si potranno ottenere risultati decisamente migliori, perché potrà applicare le conoscenze acquisite in tutte e due le discipline: SEO e copywriting.

    1.3 SEO copywriter lavoro

    Le persone che hanno ottime capacità di scrittura, oltre ad una forte capacità organizzativa, hanno le carte giuste per affrontare tale percorso. La prospettiva di diventare SEO copywriter freelance e lavorare da remoto, ha rappresentato per molti affermati specialisti del settore lo stimolo per andare avanti nella loro formazione.

    Come diventare SEO copywriter? Rispetto a 10 anni fa, oggi è molto più semplice. Nel web trovi tanto materiale gratuito come SEO copywriting tutorial, e-book, articoli di blog del settore, oltre a corsi specializzanti nella materia. Ti consiglio però di seguire questo piano nei tuoi studi:

     

    • approfondisci la pratica SEO onsite;
    • prendi conoscenza delle linee guida per il copywriting;
    • apprendi le linee guida SEO copywriting;
    • impara ad utilizzare bene almeno un tool di keyword research.

    2. Usabilità e user eXperience

    Oggigiorno qualsiasi attività di digital marketing, deve necessariamente tenere conto della user eXperience.

    Non fa eccezione la SEO copywriting visto che uno dei fattori di ranking di Google prende in considerazione proprio l’usabilità.

    Ti starai chiedendo come agire sulla user eXperience per migliorare i tuoi contenuti? Ecco alcune tecniche che puoi applicare immediatamente.

     

    Scopriamo insieme alcune tecniche per migliorare la User eXperiencetramite il copywriting.

    usabilita ed user eXperience

    2.1 Bounce rate e tempo di permanenza sul sito

    Gli indicatori che Google prende in considerazione per valutare se il contenuto è scritto bene e risponde agli intenti di ricerca degli utenti sono:

    • il bounce rate o frequenza di rimbalzo – metrica che indica la percentuale degli utenti che atterrano su una pagina e vanno subito via rispetto agli utenti che navigano più pagine del sito;
    • il tempo di permanenza sulla pagina – misura appunto quanto un lettore rimane sulla pagina una volta atterrato.

    I due indicatori sono strettamente collegati in quanto per fare un’analisi del valore testuale della pagina è necessario prenderli in considerazione tutti e due.

    Come possiamo agire su questi indicatori con la SEO copywriting? In primis serve creare contenuti originali, mirati e di valore per la tua audience. Potresti inoltre utilizzare degli accorgimenti per non far scappare subito l’utente dalla pagina. Per esempio attirando subito la sua attenzione con il titolo, la frase introduttiva e trattenendola fino alla fine dell’articolo. Servono insomma frasi d’impatto, che accendano l’interesse ed invoglino a proseguire nella lettura. Guarda questo esempio:

    esempio di contenuti SEO copy originali

    Ti incuriosisce? Vorresti proseguire nella lettura? Io ho letto fino all’ultima riga per scoprire i trucchetti di cui mi ha parlato nell’introduzione.

    Per creare questo desiderio di lettura fino all’ultima riga ci sono delle tecniche di scrittura. Vorrei proporti due di queste:

     

    • Modello AIDA [link-all’articolo-sul-copy] – dovresti attirare l’Attenzione del tuo lettore con il titolo, stuzzicare il suo Interesse con l’introduzione, fare Desiderare ciò di cui parli nel corpo del testo per chiedergli nelle ultime righe di passare all’Azione.
    • Effetto scivolo scivoloso o slippery slide – simile al modello AIDA, si contraddistingue per il fatto che ogni parte del testo lavora per aumentare la curiosità dell’utente, portandolo riga per riga alla conclusione ed invitandolo quindi ad entrare in azione.

    2.2 Migliorare il CTR

    CTR, acronimo di click through rate, è il rapporto tra il numero dei visitatori ed il numero di click su un determinato link all’interno di un annuncio online.

    Questa metrica di Google è molto preziosa, ma non soltanto per vedere se una campagna di advertising va bene o meno. E’ preziosa anche per il copywriting. Permette infatti di valutare, attraverso gli A-B test quali sono le parole chiave che lavorano meglio. Facendo partire due campagne pubblicitarie per stessa audience, ma con keyword diverse, possiamo facilmente identificare quali sono quelle che portano migliori risultati.

    2.3 Long form content

    Il long form content è una forma di scrittura che, grazie ad un contenuto ricco e articolato, riesce ad andare in profondità sull’argomento.

    • Questo perché permette di portare argomentazioni, spiegazioni e più informazioni a sostegno del tema trattato.
    • Per la SEO copywriting è decisamente molto utile per lavorare su più parole chiave attraverso lo stesso contenuto.
    • Ogni capitolo dell’articolo diventa un capitolo a sé stante e risponde ad un quesito preciso dell’utente.

    Spesso i long form content riescono ad ottenere maggiori condivisioni e visibilità in quanto, nella pagina con i risultati Google, meglio conosciuta come la SERP di Google, si posizionano per più keyword contemporaneamente.

    2.4 Strategia content HUB

    Content HUB cos’è? Si tratta di una tecnica di marketing che presuppone la raccolta organizzata dei contenuti, relativi ad una tematica, in un solo posto. Può essere applicata al blog, ad una landing page o al sito. In pratica i contenuti creati dall’azienda per una determinata tematica e pubblicate su diverse piattaforme di comunicazione vengono ospitate in un unico posto chiamato content HUB.

    Questa tecnica permette di:

    1. evitare lo spreco di contenuti. Ci sono un’infinità di contenuti che non vengono mai fruiti. Perché non sono stati indicizzati, perché sono stati pubblicati sui social in orari poco adatti o perché non sono accessibili all’audience di riferimento. Creando un content hub, possiamo riutilizzare tutti questi contenuti in maniera molto costruttiva.
    2. migliorare la user eXperience. L’utente che necessita di approfondire un argomento lo fa senza bisogno di uscire dal tuo sito, ma fruendo delle diverse risorse interne che gli puoi mettere a disposizione.
    3. aumenta i lead. Grazie alla strategia dell’HUB dei contenuti, l’informazione è facilmente rintracciabile, utilizzabile e risulta tutta pertinente all’argomento trattato. Inevitabilmente, tale strategia aumenta il valore del tuo sito agli occhi di Google che ti premia con maggiore visibilità e di conseguenza aumento dei lead.

    Potrai trovare diversi spunti utili per creare il tuo content hub nell’articolo di Joshua Hardwick su Ahrefs

    2.5 Social media share bar

    Parliamo ora della barra con le icone dei social media. Sono i bottoni social, che incontri in quasi tutti i blog, che ti danno la possibilità di condividere i contenuti sui social più importanti: Twitter, Facebook, Instagram, Linkedin ecc.

    Non ha importanza che tipo di attività hai, ti consiglio di non dimenticare la social share bar. Se i contenuti che produci sono di valore, il tuo lettore avrà sicuramente il desiderio di condividerli. Non renderglielo difficile!

    3. Ricerca di parole chiave per la SEO copywriting

    La ricerca delle parole chiave che corrispondono agli intenti di ricerca dei tuoi potenziali clienti è di vitale importanza per la tua attività. La ricerca delle keyword sta alla base di qualsiasi attività SEO che andrai ad attuare. A partire dalla scelta degli argomenti da approfondire e la loro promozione, l’ottimizzazione delle pagine del sito, fino ad arrivare alle campagne di advertising e di newsletter.

     

    La ricerca delle keyword che convertono è una delle mete più importanti per un bravo copywriter.

    ricerca_di_parole_chiave_per_la_seo_copy

    3.1 Parole chiave come trovarle

    Ci sono diversi modi per trovare le parole chiave che il tuo pubblico potrebbe utilizzare. Il metodo classico è quello di andare direttamente sul motore di ricerca, digitare il concetto chiave e dare un’occhiata al Google Suggest. Prendiamo come esempio un’erboristeria che vorrebbe promuovere i suoi prodotti a base di fiori di tiglio:

    esempio di ricerca keyword su google
    Basterà scorrere alla fine della pagina per scoprire quali varianti di questa parola chiave ti suggerisce Google:
    esempio di Google Suggest
    Premendo su una delle parole chiave suggerite nel riquadro e procedendo allo stesso modo andiamo a scoprire le parole chiave che potrebbero far parte della tua keyword strategy per un eventuale articolo sui prodotti a base di fiori di tiglio:
    esempio di ricerche correlate
    Utilizzando quindi all’interno del testo le keyword correlate, andrai a rafforzare il concetto base di cui stai scrivendo. Inoltre l’utilizzo delle correlate aiuta il motore di ricerca a capire di cosa stai esattamente parlando. Per esempio, supponiamo che il titolo del tuo articolo sarà semplicemente “Fiori di tiglio” con all’interno una di queste tipologie di keyword:

    1. sciroppo di tiglio, olio essenziale di fiori di tiglio, essenze fiori di tiglio ecc.,
    2. raccolta fiori di tiglio, quando raccogliere i fiori di tiglio ecc.,

    In base alle correlate utilizzate, Google considererà il contenuto più pertinente a una di queste aree: erboristeria, naturopatia, agricoltura, ecc.

    Google Suggest è molto utile per trovare argomenti nuovi da trattare o per arricchire di nuove keyword contenuti già esistenti al fine di migliorare il loro posizionamento.

    3.2 Ricerca di SEO keyword su Amazon

    Grazie al suo volume d’affari, Amazon rappresenta un ottimo strumento per scoprire parole chiave d’acquisto per le schede prodotto del tuo e-commerce. Prendiamo come esempio un’azienda che vende stampanti. Su Amazon trova validi suggerimenti per: il titolo di un articolo del blog, la scheda prodotto del proprio e-commerce, una campagna di newsletter o campagna pubblicitaria su Google e sui social:

    ricerca keyword su Amazon

    3.3 SEO tool per SEO copy

    Hai bisogno di strumenti utili per trovare le migliori parole chiave per la tua attività? Vorresti riuscire a creare la tua personale pianificazione delle parole chiave? Fortuna vuole che hai a tua disposizione molti strumenti validi e testati dai migliori SEO copywriter dei nostri tempi. Spendi il tempo che ci vuole per scegliere quello più adatto a te. Te ne propongo alcuni.

     

    • Google keyword planner. Trattandosi di uno strumento messo a disposizione per coloro che intendono fare campagne pubblicitarie su Google, è uno strumento abbastanza preciso nel trovare le parole chiave pertinenti, ma anche molto utile nella pianificazione delle keyword da utilizzare per un piano editoriale.
    • Answer the pubblic. Strumento gratuito. Molto utile per trovare spunti per le long tail keyword.
    • Ubersuggest. Strumento freemium. Si hanno tre ricerche gratuite al giorno e la possibilità di tenere monitorato il posizionamento del proprio sito, però con molte metriche bloccate.
    • Seozoom. Tool completamente italiano. Ottimo non soltanto per tracciare il ranking dei tuoi contenuti, ma anche per tenere d’occhio i tuoi competitor.
    • Semrush. Strumento a pagamento. Ottimo sia per tenere controllato il posizionamento del suo sito, che osservare il comportamento dei tuoi concorrenti.
    • Buzzsumo. Strumento gratuito. Poco utilizzato nel panorama italiano, ma davvero molto utile. Di grande aiuto soprattutto nell’identificare i nuovi argomenti da trattare e condividere.

    4. Scrittura articoli SEO

    Vorresti imparare come scrivere articoli SEO? Vorresti coinvolgere il tuo utente e cavalcare la SERP di Google? Ecco a te le tecniche di cui non dovrai fare a meno nello stilare i tuoi scritti.

     

    Imparare a scrivere articoli SEO, utilizzare gli strumenti corretti e conoscere i principi del SEO-Copy è fondamentale per il successo sulla SERP di Google.

    come scrivere titoli efficaci

    4.1 URL SEO friendly

    L’URL, acronimo di Uniform Resource Locator, è l’indirizzo del tuo sito o di una pagina contenuta in esso. Considerando che l’insieme degli URL costruiscono l’alberatura del sito, la loro gestione necessita di una strategia per riuscire a trarre benefici e non trovare sorprese amare.

    • L’URL deve contenere la keyword del contenuto. Se il titolo del tuo testo sarà: “La migliore tisana al tiglio: proprietà e benefici”, l’URL dovrà necessariamente contenere le parole: “proprietà-tisana-al-tiglio”.
    • Evitare le stop words. Non inserire congiunzioni, preposizioni, articoli (a meno che non lo ritenga davvero necessario) all’interno dell’URL.
    • Prenditi del tempo per impostare la struttura degli URL del tuo sito. Questo perché sempre meglio evitare una modifica degli URL apportata successivamente alla pubblicazione della pagina sarebbe .

    Ecco a te utili consigli su come costruire URL perfetti per la tua SEO copywriting strategy.

    4.2 Tag Title

    Per scrivere un tag title che converte, vale a dire un tag title che attira l’attenzione del lettore per essere cliccato, nel tempo sono state elaborate diverse tecniche. Ti propongo un elenco delle più importanti:

    1. Aggiungere l’anno corrente

    tag title aggiungere l'anno corrente

    2. Utilizzare i numeri

    tag title utilizzare i numeri

    3. Utilizzare le domande. Funziona molto bene il “come”

    tag title utilizzare le domande

    4. Far leva sull’emotività per farsi cliccare (ma non esagerare)

    tag title fare leva sull'emotività

    4.3 Meta Description

    La meta description è una breve descrizione del contenuto che l’utente troverà all’interno della pagina. E’ una promessa che fai al tuo lettore! Deve essere sintetica, fino a 155 caratteri, ma esprimere esattamente l’essenza del contenuto, perché se il lettore non trova ciò che si aspettava, abbandona il sito ed il CTR (click through rate) ne risentirà. Nel caso non venga impostata, la meta description viene scelta automaticamente da Google, però sarebbe un’occasione per comunicare sprecata.

    Trovi di seguito i metodi migliori per scrivere la tua meta description.

    1. Inserisci la call-to-action. Dovresti specificare cosa bisogna fare: leggi per scoprirlo, entra e scegli, acquista in due passaggi, ecc.

    meta description call to action

    2. Ripeti la parola chiave del titolo per rafforzare il concetto.

    meta decription utilizzare la keyword del meta title

    3. Utilizza un testo persuasivo per convincere l’utente a cliccare.

    meta description utilizzare un testo persuasivo

    4.4 Ottimizzazione della struttura dei testi

    L’ottimizzazione della struttura dei testi è un aspetto importante sia per l’indicizzazione del contenuto, sia per una migliore fruizione. Ecco gli elementi di cui tenere conto per una struttura del contenuto ottimale:

     

    Inizia il testo con gli snippet bait. Si tratta di un blocco di testo di circa 40-60 paole che potrebbe essere collocato nel riquadro dello snippet nella prima pagina dei risultati;

    snippet bait per un testo perfetto

    PER UN CONTENUTO OTTIMIZZATO, DI FACILE LETTURA E COMPRENSIONE:

    • utilizza i paragrafi;
    • inserisci immagini per coinvolgere ed avere una lettura più distesa. Non dimenticare di nominarle correttamente utilizzando parole chiave e correlate;
    • ricorri alle iconografie per spiegare concetti;
    • sfrutta gli elenchi puntati per rendere più chiaro il contenuto; gli elenchi a 5 o 10 punti vengono molto apprezzati;

    5. Conclusioni sul SEO Copy

    La fruizione dei contenuti digitali è completamente diversa da quella su carta.

    Chi legge libri o giornali è paziente, attento, concentrato. Chi legge sui dispositivi elettronici generalmente non ha tempo, è continuamente distratto da qualcosa, non è predisposto alla lettura di lunga durata.

    Prendere quindi in considerazione tutte le tecniche della SEO copywriting per creare la giusta atmosfera al tuo lettore è di massima importanza. Il tuo messaggio deve arrivargli! Quindi sfrutta tutti i mezzi a tua disposizione perché questo accada.

    Se hai bisogno di consigli o aiuto per impostare la tua SEO copywriting strategy, non esitare a contattarci.

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    I caratteri più utilizzati su .htaccess

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    L’indice dei caratteri utilizzati con .htaccess, una breve guida di riferimento

    Questo non è un elenco esaustivo di caratteri, ma piuttosto una sorta di cheat sheet delle espressioni regolari, dei flag e dei codici di stato più comunemente utilizzati.

    Per avere una guida completa ed esaustiva su .htaccess rimandiamo al sito htaccessbook.com.

    Character/Flag Definition
    # Instructs the server to ignore the line. Used for including comments.
    [F] Forbidden: instructs the server to return a 403 Forbidden to the client.
    [L] Last rule: instructs the server to stop rewriting after the preceding directive is processed.
    [N] Next: instructs Apache to rerun the rewrite rule until all rewriting is complete.
    [G] Gone: instructs the server to deliver Gone (no longer exists) status message.
    [P] Proxy: instructs server to handle requests by mod_proxy.
    [C] Chain: instructs server to chain the current rule with the previous rule.
    [R] Redirect: instructs Apache to redirect to the specified URL. Note that the default status-code for the [R] flag is 302 (temporary redirect); for permanent redirects use [R=301].
    [NC] No Case: defines any associated argument as case-insensitive.
    [PT] Pass Through: instructs mod_rewrite to pass the rewritten URL for further processing.
    [OR] Or: specifies a logical “or” that ties two expressions together such that either one proving true will cause the associated rule to be applied.
    [NE] No Escape: instructs the server to parse output without escaping characters.
    [NS] No Subrequest: instructs the server to skip the directive if internal sub-request.
    [QSA] Append Query String: directs server to add the query string to the end of the expression.
    [S=x] Skip: instructs the server to skip the next “x” number of rules if a match is detected.
    [E=var:value] Environmental Variable: instructs the server to set the variable “var” to “value”.
    [T=MIME-type] Mime Type: declares the mime type of the target resource.
    [xyz] Character class: any character within square brackets will be a match. For example, “[xyz]” will match any of the characters x, y, or z.
    [xyz]+ Character class in which any combination of items within the brackets will be a match. For example, “[xyz]+” will match any number of x’s, y’s, z’s, or any combination thereof.
    [^xyz] Not within a character class. For example, [^xyz] will match any character that isn’t x, y, or z.
    [a-z] A dash “-” between two characters within a character class denotes the range of characters between them. For example, [a-zA-Z] matches all lowercase and uppercase letters.
    a{n} Exact number, n, of the preceding character, a. For example, x{3} matches exactly three x’s.
    a{n,} Specifies n or more of the preceding character. For example, x{3,} matches three or more x’s.
    a{n,m} Specifies a range of numbers, between n and m, of the preceding character, a. For example, x{3,7} matches three, four, five, six, or seven x’s.
    () Used to group characters together, thereby considering them as a single unit. For example, (htaccess)?book will match “book”, with or without the “htaccess” prefix.
    ^ Denotes the beginning of a regular expression. For example, “^Hello” will match any string that begins with “Hello”. Without the caret “^”, “Hello” would match anywhere in the string.
    $ Denotes the end of a regular expression. For example, “world$” will match any string that ends with “world”. Without the dollar sign “$”, “world” would match anywhere in the string.
    ? Declares as optional the preceding character. For example, “monzas?” will match “monza” or “monzas”. In other words, “x?” matches zero or one of “x”.
    ! Declares negation. For example, “!string” matches everything except “string”.
    . A literal dot (or period) indicates any single arbitrary character.
    Instructs Apache to NOT rewrite the URL. Example syntax: “example.com – [F]”
    + Matches one or more of the preceding character. For example, “G+” matches one or more G’s, while “+” will match one or more characters of any kind.
    * Matches zero or more of the preceding character. For example, use “.*” as a wildcard.
    | Declares a logical “or” operator. For example, “(x|y)” matches “x” or “y”.
    \ Escape special characters such as: ^ $ ! . * | ( ) [ ] { }
    \. Indicates a literal dot (escaped).
    /* Zero or more slashes.
    .* Zero or more arbitrary characters.
    ^$ Defines an empty string.
    ^.*$ The standard pattern for matching everything.
    [^/.] Defines one character that is neither a slash nor a dot.
    [^/.]+ Defines any number of characters that contains neither slash nor dot.
    http:// This is a literal statement — in this case, the literal character string, “http://”.
    ^example.* Matches a string that begins with the term “example”, followed by any character(s).
    ^example\.com$ Defines the exact string, “example.com”.
    -d Tests if string is an existing directory.
    -f Tests if string is an existing file.
    -s Tests if file in test string has a non-zero value.

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    Variabili globali Smarty in PrestaShop 1.7


    eCommerce e vendita online: guida introduttiva

    PrestaShop logo

    Un elenco delle variabili comuni Smarty in PrestaShop v1.7 utili per gli sviluppatori

    In questo post indico le variabili Smarty utilizzate da Prestashop v1.7 utili per gli sviluppatori per poter visualizare un elemento o eseguire una funzione in base ad una condizione.

    1. Variabili generali per il negozio in PrestaShop v1.7

    {$shop.name} Nome
    {$shop.email} Mail
    {$shop.logo} Logo
    {$shop.favicon} Icona (favicon)
    {$shop.address.address1} Indirizzo: linea 1
    {$shop.address.address2} Indirizzo: linea 2
    {$shop.address.postcode} Cap
    {$shop.address.city} Città
    {$shop.address.state} Stato/Provincia
    {$shop.address.country} Nazione
    {$shop.phone} Telefono
    {$shop.fax} Fax

    2. Variabili della Lingua in PrestaShop v1.7

    {$language.name} Lingua in uso (esempio: Italiano)
    {$language.iso_code} codice ISO della lingua corrente (it per Italiano, en per Inglese, etc.)
    {$language.language_code} codice della lingua corrente (it per Italiano, en-us per Inglese U.S.A., etc.)
    {$language.is_rtl} restituisce 1 se la lingua è scritta da SX a DX; 0 se invece è da DX a SX come per il Giapponese)
    {$language.id} ID della lingua in uso

    3. Variabili della valuta in PrestaShop v1.7

    {$currency.name} nome della valuta in uso (Euro, USD, Yen, etc.)
    {$currency.iso_code} codice ISO della valuta in uso (Eur, USD, JPY, etc.)
    {$currency.sign} simobolo della valuta in uso (€, $, ¥, etc.)
    {$currency.iso_code_num} codice ISO numerico della valuta in corso (978 per Euro, 840 per Dollaro Americano, 392 per lo Yen, etc.)

    4. Elenco delle variabili per pagine ed elementi  in PrestaShop v1.7

    {$urls.base_url} indirizzo web del negozio (esempio: https://casanova1948.com)
    {$urls.current_url} indirizzo web (url) della pagina che stiamo visualizzando
    {$urls.shop_domain_url} dominio del negozio
    {$urls.img_ps_url} root url della cartella delle immagini
    {$urls.img_cat_url} url della cartella delle immagini di categoria
    {$urls.img_lang_url} url della cartella delle immagini delle lingue
    {$urls.img_prod_url} url della cartella delle immagini prodotto
    {$urls.img_manu_url} url della cartella delle immagini dei produttori (manufacturers)
    {$urls.img_sup_url} url della cartella delle immagini dei rivenditori (providers/suppliers)
    {$urls.img_ship_url} url della cartella delle immagini dei corrieri
    {$urls.img_store_url} url della cartella delle immagini del negozio/negozi (store)
    {$urls.img_url} url della cartella delle immagini del nostro tema
    {$urls.css_url} url della cartella dei file CSS del nostro tema
    {$urls.js_url} url della cartella dei file JavaScript del nostro tema
    {$urls.pic_url} url della cartella dei file CMS caricati
    {$page.page_name} nome della pagina (file template)
    {$page.meta.title} meta title della pagina (SEO)
    {$page.meta.description} meta description della pagina (SEO)
    {$page.meta.keywords} meta keywords della pagina (SEO)
    {$page.meta.robots} indicizzazione o meno della pagina (SEO)
    {$page.canonical} indica URL Canonical utilizzato per evitare contenuti duplicati (SEO)
    {$urls.pages.address} url della sezione “Il mio indirizzo” (My Address”) per gli utenti registrati
    {$urls.pages.addresses} Url della sezione “I miei indirizzi” (“My addresses”) per gli utenti registrati
    {$urls.pages.authentication} url della pagina di autenticazione
    {$urls.pages.cart} url del carrello (order summary)
    {$urls.pages.category} url della categoria
    {$urls.pages.cms} url della pagina CMS (type CMS)
    {$urls.pages.contact} url della pagina ci contatto (contact us)
    {$urls.pages.discount} url della pagina dei voucher (buoni sconto)
    {$urls.pages.guest_tracking} url tracking per clienti non registrati
    {$urls.pages.history} url dello storico ordine (“Order History”) per gli utenti registrati
    {$urls.pages.identity} url dei dati persnali (“Personal data”) per gli utenti registrati
    {$urls.pages.index} url della home
    {$urls.pages.my_account} url della pagina Il mio Account (“My Account”) per gli utenti registrati
    {$urls.pages.order_confirmation} url della pagina di conferma d’ordine (“Order Confirmation”)
    {$urls.pages.order_follow} url della pagina di traking (“Order Tracking”) per gli utenti registrati
    {$urls.pages.order} url della pagina d’ordine (“Order”)
    {$urls.pages.order_return} url della pagina dei resi (“Order Return”)
    {$urls.pages.order_slip} url della pagina delle note di credito (“Order Slip”)
    {$urls.pages.pagenotfound} url della pagina “404 – Page not found”
    {$urls.pages.password} url della apgina Recupero Password (“Recover Password”)
    {$urls.pages.pdf_invoice} url della pagina delle fatture Pdf
    {$urls.pages.pdf_order_return} url della pagina Pdf dei documenti di reso
    {$urls.pages.pdf_order_slip} url della pagina Pdf delle note di credito (order slip)
    {$urls.pages.prices_drop} url della pagina delle offerte (“Our Offers”)
    {$urls.pages.product} url della pagina prodotto (“Product”)
    {$urls.pages.search} url della pagina di ricerca (“Search”)
    {$urls.pages.sitemap} url della mappa del sito (“Site Map”)
    {$urls.pages.stores} url della pagina dei nostri negozi (“Shops/Our stores”)
    {$urls.pages.supplier} url della pagina dei distributori (“Suppliers”)
    {$urls.pages.register} url della pagina di registrazione (“Register”)
    {$urls.pages.order_login} url della pagina di Login
    {$urls.theme_assets} url della cartella degli “assets” del nostro tema
    {$urls.actions.logout} url per il logout cliente per gli utenti registrati

    5. Elenco delle variabili per il carrello in PrestaShop 1.7

    {$cart.totals.total.amount} totale del carrello senza il simbolo della valuta (es: 98,00)
    {$cart.totals.total.value} totale del carrello con valuta (es: 98,00 €)
    {$cart.totals.total_including_tax.amount} totale del carrello, tasse incluse, senza il simbolo della valuta (es: 98,00)
    {$cart.totals.total_including_tax.value} totale del carrello, tasse incluse, con il simbolo della valuta (es: 98,00 €)
    {$cart.totals.total_excluding_tax.amount} totale del carrello, tasse encluse, senza il simbolo della valuta (es : 80,32)
    {$cart.totals.total_excluding_tax.value} totale del carrello, tasse encluse, con il simbolo della valuta (es: 80,32 €)
    {$cart.products_count} numero di prodotti nel carrello
    {$cart.subtotals.products.amount} totale dei prodotti nel carrello senza simbolo della valuta
    {$cart.subtotals.products.value} totale dei prodotti nel carrello con il simbolo della valuta
    {$cart.subtotals.shipping.amount} totale costo della spedizione senza simbolo della valuta
    {$cart.subtotals.shipping.value} totale costo della spedizione con simbolo della valuta

    6. Elenco delle variabili per il cliente in PrestaShop 1.7

    {$customer.lastname} cognome del cliente
    {$customer.firstname} nome del cliente
    {$customer.email} mail del cliente fornita durante il processo di registrazione
    {$customer.birthday} data di compleanno del cliente
    {$customer.newsletter} iscritto o meno alla newsletter (restituisce 1 se iscritto, 0 se non iscritto)
    {$customer.newsletter_date_add} data di iscrizione alla newsletter
    {$customer.ip_registration_newsletter} indirizzo IP del cliente al momento della sottoscrizione della newsletter
    {$customer.optin} iscritto o meno alle offerte dei partner (restituisce 1 se iscritto, 0 se non iscritto)
    {$customer.date_add} data registrazione del cliente
    {$customer.date_upd} data ultima modica
    {$customer.id} ID del cliente
    {$customer.id_default_group} ID del Gruppo al cui cliente appartiene (Visitatore/Ospite/Cliente, etc.)
    {$customer.is_logged} controllo se il cliente è loggato (restituisce 1 se loggato altrimenti 0)
    {$customer.gender.name[$customer.gender.id]} gender del cliente

    AddressID rappresenta l’ID dell’indirizzo del cliente in quanto potrebbe averne più di uno), per esempio John Doe potrebbe avere un indirizzo valido sia a Padova che a Roma, l’ID dell’indirizzo viene utilizato per recuperare la specifica informazione.
    Dove indicato [AddressID] la richiesta fa specificamente riferimento all’ID dell’indirizzo desiderato
    {$customer.addresses[AddressID].city} città
    {$customer.addresses[AddressID].alias} alias
    {$customer.addresses[AddressID].firstname} nome
    {$customer.addresses[AddressID].lastname} cognome
    {$customer.addresses[AddressID].company} azienda
    {$customer.addresses[AddressID].address1} indirizzo linea 1
    {$customer.addresses[AddressID].address2} indirizzo linea 2
    {$customer.addresses[AddressID].postcode} cap
    {$customer.addresses[AddressID].state} nome dello stato/provincia
    {$customer.addresses[AddressID].id_state} ID ello stato/provincia
    {$customer.addresses[AddressID].state_iso} codice iso della stato/provincia
    {$customer.addresses[AddressID].country} nome della nazione
    {$customer.addresses[AddressID].id_country} ID della nazione
    {$customer.addresses[AddressID].country_iso} codice ISO della nazione
    {$customer.addresses[AddressID].phone} telefono
    {$customer.addresses[AddressID].phone_mobile} cellulare
    {$customer.addresses[AddressID].dni} codice DNI
    {$customer.addresses[AddressID].vat_number} partita iva/vat number
    {$customer.addresses[AddressID].formatted} indirizzo formattato

    7. Esempi di utilizzo delle variabili

    Mostrare un testo solo se ci troviamo sulla home del negozio:
    {if $page.page_name == ‘index’}
    {l s=’Benvenuto sul nostro negozio‘ d=’Shop.Theme.Global’}
    {/if}

    Mostriamo un contenuto se ci troviamo in una pagina CMS:
    {if $page.page_name == ‘cms’}
    contenuto da visualizzare
    {/if}

    Mostrare un avviso oppure un prodotto se stiamo visualizzando il carrello:
    {if $page.page_name == ‘cart’}
    contenuto da visualizzare
    {/if}

    Visualizzare un messaggio di benvenuto traducibile se il cliente è loggato:
    {if $customer.is_logged && $customer.firstname}
    {l s=’Benvenuto‘ d=’Shop.Theme.Global’} {$customer.firstname}
    {/if}

    Visualizzare messaggi specifici se il cliente è o meno iscritto alla newsletter:
    {if $customer.newsletter == 0}
    {l s=’Registrati alla nostra Newsletter per non perderti le ultime offerte!d=’Shop.Theme.Customeraccount’}
    {else}
    {l s=’Tutti gli isctitti alla nostra Newsletter, come te, riceveranno periodicamente offerte vantaggiose ed esclusive!‘ d=’Shop.Theme.Customeraccount’}
    {/if}

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    Aggiungere CSS e JavaScript su Prestashop 1.7.x


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    Metodi e modi per aggiungere CSS e JavaScript in PrestaShop v1.7.x

    In questo breve tutorial vedremo come aggiungere correttamente CSS e Javascript su Prestashop 1.7.x

    Esistono tre differenti modalità per farlo adesso vedremo come:

    1. Richiamare CSS e Javascript dai file .tpl

    Se desideriamo aggiungere il file al caricamento dell’header del sito andremo ad aprire :
    /themes/classic/templates/_partials/head.tpl or javascript.tpl

    Oppure :
    /themes/classic/templates/_partials/javascript.tpl

    Se desideriamo aggiungere i file al caricamento dell’footer del sito andremo ad aprire :
    themes/classic/templates/layouts/layout-both-columns.tpl

    Ovviamente /classic/ rappresenta il nostro tema, l’esempio è sul tema fornito di default, qualora avessimo acquistato un template dovremmo usare il percorso corretto (/themes/[nostr-templete]/….

    All’interno dei file possiamo riportare direttamente le nostre chiamate, qualora dovessimo invocare il Javascript dobbiamo ricordarci di utilizzare il {literal} [nostro-codice] {/literal} come previsto da Smarty.

    In maniera diciamo, meno corretta, potremmo utilizzare la medesima notazione Smarty per includere CSS e Javascript in alcuni altri punti del nostro template o di un modulo, ad esempio all’interno del popup quanto altre modalità risultano difficoltose.

    esempio_utilizzo_literal_in_smarty

    Come consigliato dalla documentazione ufficiale, nella sezione asset-management potrebbe risultare più corretto andare ad includere direttamente i nostri CSS nel file custom.css e i nostri Javascript nel file custom.js così, nel caso di aggiornamenti del template (qualora non utilizzassimo un child theme) non andremo a perdere le nostre modifiche.

    I file in questione li trovate al seguente percorso :

    /themes/classic/assets/css/custom.css

    /themes/classic/assets/js/custom.js

    2. Utilizzare il file theme.yml

    Il file theme.yml è il file di impostazioni del nostro tema genitore (parent theme) o tema figlio (child theme) introdotto dalla versione 1.7.x di Prestashp.
    Questo file definisce configurazione la configurazione di base del template, le meta informazioni come ad esempio la versione del nostro template, alcune parti del layout, il rang di compatibilità, la configurazione telvolta di alcuni hook nonché può controllare il caricamento sia sull’header che sul footer di CSS e Javascrpt.

    All’interno della documentazione ufficiale di gestione dei temi, impostazione e struttura del file theme.yml è possibile avere un overview particolarmente approfondito su come funziona, come strutturarlo ma anche cosa può gestire.

    Come potete vedere, sull’esempio del tema di default, il file richiama le funzioni principali del template:

    • parent: [nome del tema genitore / solo se lavoriamo su un childtheme]
    • name: classic [nome del nostro tema deve corrispondere alla directory di installazione]
    • display_name: Classic [nome da visualizzare sul back-office]
    • version: 1.0.0 [versione]
    • author: [di seguito i dati sull’autore]
      • name: “PrestaShop Team”
      • email: “pub@prestashop.com”
      • url: “http://www.prestashop.com”
    Il file si trova al seguente percorso:
    /themes/classic/config/theme.yml
    file_di_configurazione_theme.yml

    Proseguendo nella lettura della struttura delle impostazioni di configurazione troverete alcune righe di definizione della layout fino ad arrivare ad una sezione chiamata assets:, all’interno di questa potremmo andare a definire il caricamento dei nostri fogli di stile e javascript.

    • assets:
      # If you’re using this theme as child and you want to load
      # the parent theme assets, uncomment this line.
      • use_parent_assets: true [se desideriamo utilizzare l’assets css/js del nostro tema genitore qualora usassimo un tema genitore]
        # The following lines are showing how to load assets in your page
        # Uncomment and change value to start loading css or js files
      • css:
        • all: [pagina di setinazione: “all”: tutte]
          • – id: font-awesome
          • path: assets/css/font-awesome/css/font-awesome.css
          • media: all
          • priority: 200 [priorità di caricamento procedurale del file]
      • js:
        • all: [pagina di setinazione: tutte o una specifica come “cart” o “product”]
          • – id: cat-extra-lib
          • path: assets/js/cart-lib.js [percorso del file /themes/{theme_folder}]/assets/js/cart-lib.js
          • priority: 200 [priorità di caricamento procedurale del file]
          • atribute: async [imposta il caricamento asincrono]
          • positionbottom [definisce in che posizione caricare il js]
          • product: [serve a specificare se caricare il file solo in una pagina specifica]

    IMPORTANTE: per rendere attualizzato il template è necessario cancellare il seguente file che verrà rigenerato, con le nuove impostazioni del tema, direttamente da Prestashop:
    {parent_directory}/config/themes/your theme/shop*.json

    Maggiori informazioni su questo fondamentale file di configurazione si possono trovare su un approfondito tutorial theme.yml di BelIVG.

    3. Eseguendo un override sul FrontController.php

    Probabilmente la procedura più pulita per caricare i nosrti file è operare attraverso il FrontController.php che gestisce un’enorme mole di funzioni di PrestaShop. In questo caso andremo ad operare sullo specifico file php:
    {parent_directory}/classes/controller/FrontController.php

    All’interno del file troverete una sezione setMedia()
    $this->registerStylesheet(‘theme-gamanee_the_penguin’, ‘/assets/css/mystyle.css’, [‘media’ => ‘all’, ‘priority’ => 0]);
    $this->registerJavascript(‘theme-gamanee_the_penguin’, ‘/assets/js/myjavascript.js’, [‘position’ => ‘bottom’, ‘priority’ => 0]);

    IMPORTANTE: possiamo andare ad operare direttamente sul FrontController.php ma è un’operazione non consigliata, è preferibile operare invece sull’Override del file cosicché, nel caso di update del core non andremo a perdere le nostre modifiche.

    Per operare in maniera proceduralmente corretta andremo quindi a creare un file FrontController.php all’interno della cartella di override il quale aggiungerà o modificherà alcune funzioni al file originale:

    {parent_directory}//override/classes/controller/FrontController.php

    Andremo quindi a creare il nostro file e richiameremo la nostra funzione public function setMedia()

    cariamente_css_javascript_frontcontroller_php
    La prima parte parent::setMedia(); richiama la funzione originale a cui andrà ad aggiungere le nostre richieste evitando di sovrascriverla.
    A secondo delle necessità andremo a richiamare i nostro CSS e JavaScript interni od esterni:{parent_directory}/override/classes/controller/FrontController.php

    Come consigliato dalla documentazione ufficiale, nella sezione asset-management potrebbe risultare più corretto andare ad includere direttamente i nostri CSS nel file custom.css e i nostri Javascript nel file custom.js così, nel caso di aggiornamenti del template (qualora non utilizzassimo un child theme) non andremo a perdere le nostre modifiche.

    I file in questione li trovate al seguente percorso:

    Javacript caricamento locale:
    /* local script */
    $this->registerJavascript(‘myscript_local’, _THEME_DIR_.’assets/js/myscript.js’, [‘position’ => ‘bottom’, ‘priority’ => 150]);

    Javacript caricamento remoto :
    /* remote script */
    $this->context->controller->registerJavascript(
    ‘myscript_remote’, // Unique ID
    ‘http://localhost/easyseopro.it/asset/js/myscript.js’, // JS path
    array(‘server’ => ‘remote’, ‘position’ => ‘bottom’, ‘priority’ => 350) // Arguments
    );

    CSS caricamento locale:
    /* local css */
    $this->registerJavascript(‘myscss_local’, _THEME_DIR_.’assets/css/mystyle.js’, [‘media’ => ‘all’, ‘priority’ => 250]);

    CSS caricamento remoto:
    /* remote css */
    $this->context->controller->registerStylesheet(
    ‘mycss_remote’, // Unique ID
    ‘http://localhost/easyseopro.it/asset/css/sib-styles.css’, // CSS path
    array(‘server’ => ‘remote’, ‘position’ => ‘top’, ‘priority’ => 450) // Arguments
    );

    Analogamente alle altre modalità di inclusione possiamo impostare gli specifici parametri per le richieste:

    • Parametri per il foglio di stile (registerStylesheet):
      • media: all|braille|embossed|handheld|print|projection|screen|speech|tty|tv   default: all )
      • priority: da 0 a 999 ( default: 50 ) 0 è la priorità maggiore
      • inline: true|false (default: false ), se impostato su vero il foglio di stile sarà incluso nel tag {style} nella sezione {head}.
    • Parametri per il JavaScript (registerJavascript): :
      • position: head|bottom (default: bottom)
      • importante: core.js è il file caricato per primo sul footer in PS v1.7.x pertanto le jQuery non saranno caricate nella {head} del nostro sito, quando possibile dovrebbero essere caricati sul footer.
      • priority: da 0 a 999 ( default: 50 ) 0 è la priorità maggiore;
      • inline: true|false (default: false)
      • impostato su true il codice verrà incorporato all’interno del tag {script type=”text/javascript”} dell’html.
      • attribute: async|defer|none (default: none).
    IMPORTANTE: per attualizzare il lavoro dovremmo andare a cancellare uno specifico file di caching:{parent_directory}/var/cache/prod/class_index.php

    A questo punto il gioco è fatto, per ulteriori approfondimenti la documentazione ufficiale nella sezione Asset management potrà chiarire i vostri dubbi,  alcune note fondamentali prima di procedere:

    • Effettuate sempre il backup dei file originali prima di fare qualsiasi modifica;
    • Ricompilate i file di template;
    • Disabilitate temporaneamente la cache di Prestashop;
    • Sinceratevi attraverso il code inspector del vostro browser che i file siano stati caricati correttamente e non ci siano errori.

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    Variabili globali Smarty in PrestaShop 1.6

    eCommerce e vendita online: guida introduttiva

    PrestaShop logo

    Un elenco delle variabili comuni Smarty in PrestaShop v1.6 utili per gli sviluppatori

    Pochi siti che elencano le variabili Smarty utilizzate da Prestashop v1.6, quasi tutti in Inglese o francese.

    Ecco una sintesi delle variabili più comuni che siamo regolarmente chiamati ad utilizzare nel nostro tema.

    In caso di dubbi vi invitiamo a consultare la documentazione di Smarty.

    1. Elenco delle variabili Globali Smarty in PrestaShop v1.6

    $base_dir (root folder del negozio)
    $base_dir_ssl (root folder del negozio con protocollo HTTPS protocol)
    $content_dir (root folder del negozio in funzione delle impostazioni SSL)
    $img_ps_dir (root folder delle immagini “/img/”)
    $img_dir (cartella immagini del tuo tema)
    $css_dir (cartella css del tuo tema)
    $js_dir (cartella JavaScript del tuo tema)
    $tpl_dir (root del tuo tema)
    $modules_dir (root dei moduli)
    $mail_dir (root della cartella del template mail)
    $lang_iso (codice ISO lingua corrente)
    $come_from (precedente indirizzo di pagina [assoluto])
    $shop_name (nome del tuo shop)
    $cart_qties (numero totale prodotti nel carrello)
    $cart (contenuto del carrello)
    $currencies (attuali valute)
    $id_currency_cookie (seleziona la valuta corrente [dipende dai cookie])
    $currency (seleziona la valuta attiva)
    $cookie (attiva cookie)
    $languages (lingue disponibili)
    $logged (controlla se l’utente è loccato)
    $page_name (nome della pagina corrente)
    $customerName (nome cliente [dipendene dalla sessione corrente])
    $priceDisplay (impostazioni attuali sulla valuta)

    2. Elenco delle variabili di Categoria in PrestaShop v1.6

    $category->name
    $category->description
    $category->id_image
    $category->link_rewrite
    $category->id
    $category->id_parent
    $category->active
    $category->position
    $category->level_depth
    $category->nleft
    $category->nright
    $category->link_rewrite
    $category->meta_title
    $category->meta_keywords
    $category->meta_description
    $category->date_add
    $category->date_upd

    3. Elenco delle variabili per le Sotto Categorie in PrestaShop v1.6

    $subcategory.name
    $subcategory.description
    $subcategory.link_rewrite
    $subcategory.id_category

    4. Elenco delle variabili Prodotto in PrestaShop v1.6

    $product->category
    $product->reduction_to
    $product->reduction_from
    $product.category
    $product.id_category_default
    $product.name
    $product.description
    $product.description_short
    $product.link_rewrite
    $product.id_product_attribute
    $product.id_product
    $product.available_for_order
    $product.price
    $product.price_tax_exc
    $product.reduction_percent
    $product.price_without_reduction
    $product->on_sale
    $product->specificPrice
    $product->specificPrice.reduction_type
    $product->specificPrice.reduction

    5. Dati del carrello corrente (data, ID cliente, indirizzo, informazioni sulla consegna, ecc.) {cart}

    id
    id_shop_group
    id_shop
    id_address_delivery
    id_address_invoice
    id_currency
    id_customer
    id_guest
    id_lang
    recyclable
    gift
    gift_message
    mobile_theme
    date_addl
    secure_key
    id_carrier
    date_upd
    checkedTos
    pictures
    textFields
    delivery_option
    allow_seperated_package
    id_shop_list
    $cookie->id_customer (identifica l’id cliente corrente)

    6. Esempi di richieste specifiche da Smarty

    Controlliamo la pagina in cui ci troviamo cms/prodotto: {if isset($page_name)}{$page_name|escape:’html’:’UTF-8′}{/if}

    Controlla se utilizziamo la tassazione: {if $use_taxes}{/if}

    Controlla se la tassazione è mostrata: {if $show_tax}{/if}

    Ottenere il link ad un modulo: {$link->getModuleLink(‘NomDuModule’, ‘NomDuController’, [], true)|escape:’html’}

    Pagina di convalida del pagamento con assegno: {$link->getModuleLink(‘cheque’, ‘validation’, [], true)|escape:’html’}

    Collegamento ad una pagina specifica: {$link->getPageLink(‘Controller’, true, NULL, “step=3”)|escape:’html’}

    Pagina dell’ordine: {$link->getPageLink(‘order’, true, NULL, “step=3”)|escape:’html’}

    Controlla se la modalità catalogo è attiva: {if!$PS_CATALOG_MODE}{/if}

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    Installare PrestaShop in locale

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    Guida per installare PrestaShop sul proprio PC

    Di seguito passo-passo cercheremo di creare una mini-guida per l’installazione di PrestaShop in locale sul nostro PC, Windows o MAC.

    1. Installare la piattaforma

    Per prima cosa andiamo ad installare la nostra piattaforma per ricrear un ambiente in locale simile a quello di cui disporremo se avessi un hostin linux.

    A – Quale ambiene scegliere

    Per fare questo possiamo utilizzare XAMPP (più indicato per ambiente Windows), MAMPP (più utilizzato su MAC) o EasyPHP.

    Per i nostri scopi prediligeremo l’ambiente XAMPP attualmente uno dei più utilizzati, piattaforma software specifica che facilita l’installazione e la gestione degli strumenti più comuni per lo sviluppo di applicazioni web.

    In particolar modo avremo a disposizione una suite completa con Apache (web server) il programma che gestisce le richieste che arrivano da un qualsiasi client attraverso il protocollo HTTP, MySQL cioè il DBMS, PHP e Perl, linguaggi utili per lo sviluppo di applicazioni web.

    B – Identificare la versione corretta di XAMPP in base alla versione di PrestaShop

    Nel suo repository XAMPP mette a disposizione svariate versioni, per identificare la versione corretta da utilizzare dovremmo andare ad analizzare i prerequisiti del nostro CMS così da identificare la versione corretta da installare.

    Nel caso di PrestaShop, la seguente tabella mostra i vari prerequisiti necessari per il suo funzionamento:

     

    PHP Version ( RV= versione raccomandata )
    PrestaShop Version ≤ 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 5.6 7.0 7.1 7.2 7.3 7.4 ≥ 8.0
    1.6.1.x No Yes Yes Yes Yes Yes Yes RV No No No No
    1.7.0 ~ 1.7.3 No No No Yes Yes Yes Yes RV No No No No
    1.7.4 No No No No No Yes Yes RV No No No No
    1.7.5 ~ 1.7.6 No No No No No Yes Yes Yes RV No No No
    1.7.7 No No No No No No No Yes Yes RV No No
    1.7.8 No No No No No No No Yes Yes Yes RV No
    Per informazioni più dettagliate è possibile far riferimento alla guida ufficiale sui prerequisiti di PrestaShop attualmente alla versione 1.7.x

    Per conoscere in dettaglio le specifiche dei vari moduli di XAMPP possiamo riferirci al Blog su Sourceforge, li potremmo identificare tutte la versione dei componenti della versione di XAMPP.

    Una volta determinata la versione di cui necessitiamo possiamo scaricarla dal repositori ufficiale :

    • Ad esempio per PrestaShop v1.7.7.1 possiamo utilizzare la versione di XMPP 7.3.26 windows installer, (6a voce dall’alto) i pacchetti per altri OS non sono molto differenti ma posso esserci alcune varianti,  ad esempio per MAC è necessario gestire autorizzazioni a livello di iOS.

    C – Installazione di XAMPP

    Una volta scaricato, cliccare con il pulsante destro sul file e procedere eseguendolo con diritti di amministratore:
    click destro > esegui come amministratore
    diritti_di_amministrazione_installazione_xampp
    E’ possibile che si riceva un avviso se è attivo ‘UAC (user Access Control) sul nostro PC, possiamo proseguire dandogli l’OK o disattivare/limitare le funzionalità dell’UAC di Windows.

    Si riceverà un warning sul fatto che sia sconsigliato installare tale app dentro la directory C:/Program Files/ , è possibile ignorarlo.

    installazione_xampp
    Procedere con NEXT nei vari Step del wizard durante l’installazione.

    Al momento della scelta dei componenti da installare, lasciare la selezione suggerita, eventuali variazioni all’installazione standard sono consigliate per utenti esperti.

    D – Conclusione installazione

    Scegliere la directory di installazione (viene consigliata C:xampp, ma è possibile installare differenti versioni in differenti cartelle).
    Premere NEXT per continuare il processo di installazione.

    directory_di_installazione_di_xampp
    La copia dei file potrà richiedere vari minuti a seconda delle performance del vostro PC ed in particolar modo del vostro hard disk.

    Ma il processo non è particolarmente lungo basterà avere pazienza solo qualche istante.

    partenza_installazione_xampp
    termine_installazione_di_XAMPP
    Terminato il processo di installazione ci viene notificato che il Windows Firewall ha bloccato alcune features dell Apache HTTP server (si tratta di un messaggio normale), Cliccare su > Allow access per permettere alle features di essere sbloccate.
    windows_firewall_autorizzare_sblocco_xampp
    A questo punto ci verrà chiesto di far partire il Control Panel, possiamo dare l’ok al’avvio del cPanel.
    lanciare_il_control_panel_di_XAMPP

    E – Control Panel di XAMPP

    Una volta avviato il Control Panel di XAMPP dobbiamo decidere quali servizi avviare, per le nostre necessità andremo a cliccare START su:

    • Apache
    • MySQL
    xampp_control_panel
    Premendo su Start e su Stop possiamo avviare e bloccare i nostri servizi in base alle necessità, spuntando “Modules Service” i vari serivizi verranno eseguiti al momento dell’avvio di windows.
    xampp_control_panel_avviato
    Cliccando su start per Apache e MySQL potranno capitare ulteriori warning del firewall di windows relativi alla concessione delle autorizzazioni, anche in questo caso dovremmo confermare le eccezzioni.

    IMPORTANTE! Apache e MyQL funzionano correttamente quando il loro sfondo diventa verde chiaro, in caso ci appiano messaggi di errori e il servizio non parta bisognerà controllare eventuali porte bloccate, in particolar modo verificare che antivirus, anti-malware o altri servizi installati non blocchino le porte di windows di cui abbiamo bisogno.

    NOTE: Per le nostre esigenze non ci servono altri servizi, ma XAMPP mette a disposizione anche FileZilla, Mercury e Tomcat nonché la completa gestione dei protocolli per l’invio e la ricezione delle mail.

    2. Modificare i parametri di configurazione

    A – modificare l’ambiente di XAMPP

    A questo punto il nostro ambiente è pronto per funzionare, PrestaShop non necessita di particolari modifiche ma si può ottimizzarlo, in questo caso dovremmo andare a variare alcuni parametri PHP.ini (gestione del Web Server Apache) e my.ini (gestione del database in MySQL) per rendere l’ambiente ospitale al nostro applicativo.

    Se cercassimo di installare PrestaShop senza modificare tali file otterremo una schermata di avvertimento come la seguente.

    installazione_prestashop_errore_compatibilita_sistema
    Per evitare questo genere di situazioni andiamo a modificare i nostri file di sistema come richiesto dal nostro CMS.

    B – editare PHP.INI

    Per prima cosa andiamo ad editare il nostro PHP.ini per effettuare le modifiche: Apache > Config > php.ini

    Andiamo quindi a modificare o aggiungere i parametri richiesti, cercando la riga sul nostro file e se, non presente, aggiungendola in fondo :

    NOTE:

    1. qualora il parametro non sia presente lo andremo ad aggiungere in fondo al file (il “;” è un commento alla riga di comando);
    2. andrò ad aggiungere/modificare delle righe non richieste in fase di installazione ma utili per alcuni temi e addon di cui potremmo aver bisogno per il nostro ambiente di staging.
    • ;realpath_cache_size = 4096k
    • realpath_cache_size = 5M
    • upload_max_filesize=40M
    • upload_max_filesize=750M
    • max_execution_time=120
    • max_execution_time = 5000
    • max_input_time=60
    • max_input_time = 5000
    • post_max_size=40M
    • post_max_size=750M

    I parametri di seguito nella maggior parte delle versioni di XAMPP potrebbero essere non presenti (talvolta anche quelli già indicati) se mancanti andremo ad aggiungerli :

    • memory_limit = 1000M
    • extension=php_intl.dll
    editiamo_il_file_php.ini_di_xampp
    apertura_editore_per_il_file_php_ini

    B – editare MY.INI

    Analogamente a quanto fatto in precedenza andremo ad editare il nostro MY.INIper effettuare le modifiche: Apache > Config > my.ini
    editare_mysql_my_ini
    In questo caso le modifiche da fare sono :

    • innodb_lock_wait_timeout=50
    • innodb_lock_wait_timeout=600
    • wait_timeout=600
    • max_allowed_packet=1M
    • max_allowed_packet=64M

    Ora non ci resta che attualizzare le modifiche riavviando Apache e MySQL cliccando prima su STOP e poi su START per entrambi.

    3. Creazione del DataBase

    A questo punto non ci resta che creare il nostro DB e l’utente autorizzato ad utilizzarlo, per far questo andiamo ad aprire il nostro browser e digitiamo localhost oppure localhost/dashboard o 127.0.0.1 (indirizzo IP corrispondente a localhost) sulla barra dell’url:
    lancio_dashboard_xampp
    Possiamo creare unicamente il DataBase ed utilizzare root come utente di amministrazione, ma è preferibile creare un ambiante separato quindi un DB ed un utente specifico autorizzato ad utilizzare l’archivio in esclusiva.

    In questa maniera, per chi non ha familiarità, ci impratichiamo ad usare un ambiente simile a quello che troveremo sul cPanel del nostro hosting.

    A – creazione Account utente

    Andiamo quindi a selezionare la creazione dell’utente, cliccando sulla voce Account utenti:
    creazione_utente_phpmyadmin
    Quindi clicchiamo su Aggiunta account utente in basso:
    aggiunta_account_utente_su_phpmyadmin

    B – creazione DB associato all’utente

    Scegliamo i nostri parametri che sono:

    • Nome utente: nome di nostra scelta
    • Nome host: localhost
    • Password: una password di nostra scelta

    IMPORTANTE! Andremo a scriverci su un blocco note questi dati che ci serviranno successivamente per l’installazione del nostro CMS, e saranno molto importanti in futuro per l’eventuale trasferimento del sito.

    A questo punto, per semplicità, andremo a creare un nome utente corrispondente al nome del db, quindi spuntiamo :

    • Database per account utente: Crea un database con lo stesso nome e concedi tutti i privilegi
    • Privilegi globali: seleziona tutto
    nome_utente_db_e_password_su_phpmyadmin
    Ci basterà cliccare su ESEGUI, in basso a destra, per terminare la procedura, se tutto è stato fatto correttamente sulla sinistra troveremo il nostro nuovo archivio:
    archivio_creato_con_successo_phpmyadmin
    Sarebbe stato possibile creare nome DB e nome utente differenti ed associarli in un secondo step, situazione corretta per motivi funzionali e di sicurezza in un ambiente di hosting online, lavorando in locale, per semplicità, la procedura affrontata risulta più immediata.

    4. Installazione di PrestaShop

    A questo punto possiamo procedere con l’installazione di PrestaShop andando a scaricarlo dal sito ufficiale: scarica PrestaShop.
    scarica_prestashop
    Nel casimo avesimo bisogno è possibile andare nel repositori completo con le versioni precedenti del CMS: Versioni precedenti, per ogni versione troveremo il rispettivo changelog e release note per vedere i vari miglioramenti e bug fix.

    Effettuato il download ci troveremo con una cartella compressa chiamata: prestashop_[release-scaricata].zip
    Andiamo a scompattare tale file così da avere la medesima cartella ma a questo punto non più compressa.

    Entrando nella nostra cartella scompressa troveremo un ulteriore file zippato chiamato: prestashop.zip.
    Procediamo come prima e scompattiamo anche questo archivio in modo da avere l’elenco completo dei file del nostro open source.

    A questo punto copiamo la nostra cartella prestashop non-compressa che sarà nel percorso: {download}/prestashop_[release-scaricata]/prestashop
    e la incolliamo all’interno della directory di c:/xampp/htdocs (se xampp è stato installato utilizzando una differente directory il percorso sarà generalmente c:/{cartella_di_xampp}/htdocs/.

    NOTE: possiamo avere più versioni dei nostri CMS installati in locale, basterà cambiare il nome della cartella contenente prestashop con un nome di directory che rappresenta il nostro sito internet in locale, ad esempio: c:/xampp/htdocs/easyseopro oppure c:/xampp/htodcs/ecommerce.

    percorso_installazione_prestashop_xampp_htdocs
    Lanciamo XAMPP, se non era già attivo, così da avere le due icone Apache e MySQL verdi,
    qualora non trovaste XAMPP tra le vostre applicazioni, o aveste più versioni installate, potete trovare il pannello di controllo al seguente percorso:c:/{cartella_di_xampp}/htdocs/xampp-control.exe.

    Apriamo il nostro browser preferito e digitiamo localhost/prestashop oppure localhost/{nome_cartella_contentente_prestashop}, la cartella che rappresenta il nome del nostro sito internet in locale.

    E ci limitiamo a seguire i vari step fino a che non ci vengono richiesti i del nostro negozio.

    installazione_prestashop_scelta_della_lingua
    installazione_prestashop_accettazione_delle_condizioni
    installazione_prestashop_compatibilita_sistema_passata
    Arrivati al successivo step ci verrà chiesto di inserire i dati del nostro negozio:
    dati_del_negozio_prestashop
    • nome del negozio: quello che preferite e che identifica la vostra attività
    • attività principale: a fini statistici rappresenta il nostro settore commerciale
    • installazione prodotti dimostrativi: si o no a seconda che desideriamo o meno i dati di esempio
    • nazione: identifica la nazione principale e la lingua del nostro store
    • nome: nostro nome o dell’utente amministratore
    • cognome: nostro cognome o dell’utente amministratore
    • indirizzo mail: nostra mail o dell’utente amministratore
    • password: chiave di accesso la nostro store

    IMPORTANTE! la mail e la password inserite in questa fase sono quelle dell’utente SuperAmministratore del nostro store in locale, dobbiamo segnarle e ricordarle perché rappresentano le chiavi di accesso al back-end.

    Infine ci verranno richieste i dati di accesso al nostro DB:

    dati_di_accesso_al_db_installazione_prestashop
    Andremo ad inserire i dati precedentemente creati all’interno di XAMPP in PhpMyAdmin che opportunamente ci siamo segnati per non scordarceli.

    • indirizzo server del databaselocalhost oppure 127.0.0.1
    • nome del database: quello creato su PhpMyAdmin (nel mio caso: mycms)
    • nome di accesso al database: nel nostro caso analogo al nome del database, se diverso va specificato
    • password: quella indicata su PhpMyAdmin
    • prefisso delle tabelle: ps_, in realtà su un ambiente online andrebbe modificato per motivi di sicurezza (nel mio caso: esp_)
    • svuota le tabelle esistenti: spuntato (salvo installazioni particolari)

    Per sicurezza clicchiamo su Verifica adesso la connessione al tuo database!, se tutto è stato fatto correttamente cliccando su Successivo PrestaShop andrà a creare e popolare le nostre tabelle e a completare l’installazione ( qualora non sia passata la verifica di connessione dovete rivedere passo passo la procedura ed in particolare la fase di creazione del DB e utente su PhpMyAdmin ).

    creazione_tabelle_prestashop
    installazione_moduli_prestashop
    installazione_tema_prestashop

    Perfetto! l’installazione è terminata con successo, ora prima di accedere al nostro store ci mancano due ultimi semplici passaggi.

    conclusione_installazione_prestashop

    Quello che ci rimane da fare è l’eliminazione della cartella install all’interno del nostro store in locale, quindi andremo su c:\xampp\htdocs\prestashop oppure, se lo store è stato installato in una cartella differente, c:\xampp\htdocs\{nome_cartella_contentente_prestasop} e all’interno rimuoviamo la directory \install.

    Infine, nella medesima posizione, troveremo una directory chiamata \admin: rappresenta il nostro percorso di accesso al back-office, per motivi di sicurezza PrestaShop chiede di modificare il nome di tale cartella.

    Dalle ultime versioni, se non rinominiamo tale cartella, lo fa lui per noi al primo accesso localhost/prestashop/admin, dovremmo quindi segnarci il nome della nuova cartella di accesso (come nell’esempio in basso) oppure andremo nella nostra alberatura di directory e identificare il nome assegnato alla directory di amministrazione.

    accesso al back-end (dashboard)

    Indirizzo back-end: http://localhost/prestashop/admin421sfpqma/
    Nel vostro caso sarà: http://localhost/{indirizzo_store}/{nome_asegnato/scelto_cartella}/

    accesso_al_back-end_prestashop

    accesso al front-end (sito live)

    Indirizzo front-end: http://localhost/prestashop/
    Nel vostro caso sarà: http://localhost/{indirizzo_store}/
    visualizzazione_prestashop_front-end

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    Installare WordPress in locale

    eCommerce e vendita online: guida introduttiva

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    Guida per installare WordPress sul proprio PC

    Di seguito passo-passo cercheremo di creare una mini-guida per l’installazione di WordPress in locale sul nostro PC, Windows o MAC.

    1. Installare la piattaforma

    Per prima cosa andiamo ad installare la nostra piattaforma per ricrear un ambiente in locale simile a quello di cui disporremo se avessi un hostin linux.

    A – Quale ambiene scegliere

    Per fare questo possiamo utilizzare XAMPP (più indicato per ambiente Windows), MAMPP (più utilizzato su MAC) o EasyPHP.

    Per i nostri scopi prediligeremo l’ambiente XAMPP attualmente uno dei più utilizzati, piattaforma software specifica che facilita l’installazione e la gestione degli strumenti più comuni per lo sviluppo di applicazioni web.

    In particolar modo avremo a disposizione una suite completa con Apache (web server) il programma che gestisce le richieste che arrivano da un qualsiasi client attraverso il protocollo HTTP, MySQL cioè il DBMS, PHP e Perl, linguaggi utili per lo sviluppo di applicazioni web.

    B – Identificare la versione corretta di XAMPP in base alla versione di WordPress

    Nel suo repository XAMPP mette a disposizione svariate versioni, per identificare la versione corretta da utilizzare dovremmo andare ad analizzare i prerequisiti del nostro CMS così da identificare la versione corretta da installare.

    Nel caso di WordPress, i requisiti possono essere trovati al seguente link: wordpress requirements.

    • PHP versione 7.4 o superiore (il core funziona anche con PHP 8.0/8.1)
    • MySQL versione 5.6 o superiore O MariaDB versione 10.1 o superiore.
    • Supporto HTTPS

    NOTA: “WordPress funziona anche in ambienti legacy con PHP 5.6.20+ e MySQL 5.0+. Ma queste versioni hanno raggiunto la fine del ciclo di vita ufficiale e, in quanto tali, potrebbero esporre il tuo sito a vulnerabilità di sicurezza.”

    Per conoscere in dettaglio le specifiche dei vari moduli di XAMPP possiamo riferirci al Blog su Sourceforge, li potremmo identificare tutte la versione dei componenti della versione di XAMPP.

    Una volta determinata la versione di cui necessitiamo possiamo scaricarla dal repositori ufficiale :

    Ad esempio per WordPress v6.x possiamo utilizzare la versione di XMPP 8.1 windows installer, (1a voce dall’alto) i pacchetti per altri OS non sono molto differenti ma posso esserci alcune varianti,  ad esempio per MAC è necessario gestire autorizzazioni a livello di iOS.

    C – Installazione di XAMPP

    Una volta scaricato, cliccare con il pulsante destro sul file e procedere eseguendolo con diritti di amministratore:
    click destro > esegui come amministratore
    diritti_di_amministrazione_installazione_xampp

    E’ possibile che si riceva un avviso se è attivo ‘UAC (user Access Control) sul nostro PC, possiamo proseguire dandogli l’OK o disattivare/limitare le funzionalità dell’UAC di Windows.

    Si riceverà un warning sul fatto che sia sconsigliato installare tale app dentro la directory C:/Program Files/ , è possibile ignorarlo.

    installazione_xampp
    Procedere con NEXT nei vari Step del wizard durante l’installazione.

    Al momento della scelta dei componenti da installare, lasciare la selezione suggerita, eventuali variazioni all’installazione standard sono consigliate per utenti esperti.

    D – Conclusione installazione

    Scegliere la directory di installazione (viene consigliata C:xampp, ma è possibile installare differenti versioni in differenti cartelle).
    Premere NEXT per continuare il processo di installazione.

    directory_di_installazione_di_xampp
    La copia dei file potrà richiedere vari minuti a seconda delle performance del vostro PC ed in particolar modo del vostro hard disk.

    Ma il processo non è particolarmente lungo basterà avere pazienza solo qualche istante.

    partenza_installazione_xampp
    termine_installazione_di_XAMPP
    Terminato il processo di installazione ci viene notificato che il Windows Firewall ha bloccato alcune features dell Apache HTTP server (si tratta di un messaggio normale), Cliccare su > Allow access per permettere alle features di essere sbloccate.
    windows_firewall_autorizzare_sblocco_xampp
    A questo punto ci verrà chiesto di far partire il Control Panel, possiamo dare l’ok al’avvio del cPanel.
    lanciare_il_control_panel_di_XAMPP

    E – Control Panel di XAMPP

    Una volta avviato il Control Panel di XAMPP dobbiamo decidere quali servizi avviare, per le nostre necessità andremo a cliccare START su:

    • Apache
    • MySQL
    xampp_control_panel
    Premendo su Start e su Stop possiamo avviare e bloccare i nostri servizi in base alle necessità, spuntando “Modules Service” i vari serivizi verranno eseguiti al momento dell’avvio di windows.
    xampp_control_panel_avviato
    Cliccando su start per Apache e MySQL potranno capitare ulteriori warning del firewall di windows relativi alla concessione delle autorizzazioni, anche in questo caso dovremmo confermare le eccezzioni.

    IMPORTANTE! Apache e MyQL funzionano correttamente quando il loro sfondo diventa verde chiaro, in caso ci appiano messaggi di errori e il servizio non parta bisognerà controllare eventuali porte bloccate, in particolar modo verificare che antivirus, anti-malware o altri servizi installati non blocchino le porte di windows di cui abbiamo bisogno.

    NOTE: Per le nostre esigenze non ci servono altri servizi, ma XAMPP mette a disposizione anche FileZilla, Mercury e Tomcat nonché la completa gestione dei protocolli per l’invio e la ricezione delle mail.

    2. Modificare i parametri di configurazione

    A – modificare l’ambiente di XAMPP

    A questo punto il nostro ambiente è pronto per funzionare, WordPress non necessita di particolari modifiche ma si può ottimizzarlo, in questo caso dovremmo andare a variare alcuni parametri PHP.ini (gestione del Web Server Apache) e my.ini (gestione del database in MySQL) per rendere l’ambiente ospitale al nostro applicativo.

    B – editare PHP.INI

    Per prima cosa andiamo ad editare il nostro PHP.ini per effettuare le modifiche: Apache > Config > php.ini

    editiamo_il_file_php.ini_di_xampp
    apertura_editore_per_il_file_php_ini
    Si aprirà il nostro editor testuale sul quale andiamo a modificare o aggiungere i parametri richiesti, cercando la riga sul nostro file e se, non presente, aggiungendola in fondo:
    Consiglio quindi di aggiungere/modificare delle righe non richieste in fase di installazione ma utili per alcuni temi e addon di cui potremmo aver bisogno per il nostro ambiente di staging.

    upload_max_filesize=64M
    max_execution_time = 1024
    memory_limit=256M
    post_max_size=48M
    max_input_vars=1000
    max_input_time=400

    3. Creazione del DataBase

    A questo punto non ci resta che creare il nostro DB e l’utente autorizzato ad utilizzarlo, per far questo andiamo ad aprire il nostro browser e digitiamo localhost oppure localhost/dashboard o 127.0.0.1 (indirizzo IP corrispondente a localhost) sulla barra dell’url:
    lancio_dashboard_xampp
    Possiamo creare unicamente il DataBase ed utilizzare root come utente di amministrazione, ma è preferibile creare un ambiante separato quindi un DB ed un utente specifico autorizzato ad utilizzare l’archivio in esclusiva.

    In questa maniera, per chi non ha familiarità, ci impratichiamo ad usare un ambiente simile a quello che troveremo sul cPanel del nostro hosting.

    A – creazione Account utente

    Andiamo quindi a selezionare la creazione dell’utente, cliccando sulla voce Account utenti:
    creazione_utente_phpmyadmin
    Quindi clicchiamo su Aggiunta account utente in basso:
    aggiunta_account_utente_su_phpmyadmin

    B – creazione DB associato all’utente

    Scegliamo i nostri parametri che sono:

    • Nome utente: nome di nostra scelta
    • Nome host: localhost
    • Password: una password di nostra scelta

    IMPORTANTE! Andremo a scriverci su un blocco note questi dati che ci serviranno successivamente per l’installazione del nostro CMS, e saranno molto importanti in futuro per l’eventuale trasferimento del sito.

    A questo punto, per semplicità, andremo a creare un nome utente corrispondente al nome del db, quindi spuntiamo :

    • Database per account utente: Crea un database con lo stesso nome e concedi tutti i privilegi
    • Privilegi globali: seleziona tutto
    nome_utente_db_e_password_su_phpmyadmin
    Ci basterà cliccare su ESEGUI, in basso a destra, per terminare la procedura, se tutto è stato fatto correttamente sulla sinistra troveremo il nostro nuovo archivio:
    archivio_creato_con_successo_phpmyadmin
    Sarebbe stato possibile creare nome DB e nome utente differenti ed associarli in un secondo step, situazione corretta per motivi funzionali e di sicurezza in un ambiente di hosting online, lavorando in locale, per semplicità, la procedura affrontata risulta più immediata.

    4. Installazione di WordPress

    A questo punto possiamo procedere con l’installazione di WordPress andando a scaricarlo dal sito ufficiale: scarica WordPress.
    scarica_wordpress
    Qualora doveste utilizzare una versione antecedente di WordPress potete andare nel Releases in Italiano o Releases in Inglese, se siete curiosi potete anche accedere alle Beta releases disponibili, è possibile scaricare anche le Nighly Build (modifiche quitidiane (day-to-day things) aggiornate una voltarisolte).
    Effettuato il download ci troveremo con una cartella compressa chiamata: wordpress.zip

    Andiamo a scompattare tale file così da avere la medesima cartella ma a questo punto non più compressa.

    NOTE: Se non disponete di un programma di unzip potete scaricare ed installare un ottimo open source quale 7zip che oltre a supportare i file .zip e .rar gestisce innumerevoli altri formati oltre il suo nativo .7z.

    A questo punto copiamo la nostra cartella wordpress non-compressa che sarà nel percorso: {download}/wordpress/wordpress e la incolliamo all’interno della directory di c:/xampp/htdocs (se xampp è stato installato utilizzando una differente directory il percorso sarà c:/{cartella_di_xampp}/htdocs/).

    NOTE: possiamo avere più versioni dei nostri CMS installati in locale, basterà cambiare il nome della cartella contenente WordPress con un nome di directory che rappresenta il nostro sito internet in locale, ad esempio: c:/xampp/htdocs/easyseopro oppure c:/xampp/htodcs/miositoweb.

    copiare_wordpress_su_xampp_htdocs
    Lanciamo XAMPP, se non era già attivo, così da avere le due icone Apache e MySQL verdi, qualora non trovaste XAMPP tra le vostre applicazioni, o aveste più versioni installate, potete trovare il pannello di controllo al seguente percorso: c:/{cartella_di_xampp}/htdocs/xampp-control.exe.

    Apriamo il nostro browser preferito e digitiamo localhost/wordpress oppure localhost/{nome_cartella_contentente_wordpress}, la cartella che rappresenta il nome del nostro sito internet in locale.

    E ci limitiamo a seguire i vari step fino a che non ci vengono richiesti i dati del nostro sito.

    inizio_installazione_wordpress
    dati_db_utente_installazione_wordpress
    Andremo ad inserire i dati precedentemente creati all’interno di XAMPP in PhpMyAdmin che opportunamente ci siamo segnati per non scordarceli.

    • nome del database: quello creato su PhpMyAdmin (nel mio caso: mycms)
    • nome utente: nel nostro caso analogo al nome del database, se diverso va specificato
    • password: quella indicata su PhpMyAdmin
    • host del databaselocalhost oppure 127.0.0.1
    • prefisso delle tabelle:wp_, in realtà su un ambiente online andrebbe modificato per motivi di sicurezza (nel mio caso: esp_)
    • svuota le tabelle esistenti: spuntato (salvo installazioni particolari)

    IMPORTANTE! la mail e la password inserite in questa fase sono quelle dell’utente Amministratore del nostro store in locale, dobbiamo segnarle e ricordarle perché rappresentano le chiavi di accesso al back-end.

    Ci verrà chiesto di avviare l’installazione e cliccheremo su Avvia l’installazione.

    inizio_installazione_wordpress
    A questo punto ci verrà richiesto di inserire i dati del nostro sito :

    • titolo del sito: quello che preferite e che identifica la vostra attività
    • nome utente: nome dell’utente amministratore
    • password: chiave di accesso la nostro sito (abbastanza complessa, fossimo online, da scongiurare attacchi hacking)
    • conferma password: ci apparirà se stiamo inserendo una password violabile, in un ambiente online usare solo password sicure
    • la tua mail: nostra mail o mail dell’utente amministratore
    • visibilità ai motori di ricerca: non spuntato o spuntato fossimo online per evitare l’indicizzazione del sito nella fase di sviluppo

    IMPORTANTE! la mail e la password inserite in questa fase sono quelle dell’utente Amministratore del nostro store in locale, dobbiamo segnarle e ricordarle perché rappresentano le chiavi di accesso al back-end.

    Perfetto! clicchiamo su Installa WordPress e in pochi istanti il gioco è fatto.

    dati_utente_di_wordpress
    Perfetto! clicchiamo su Installa WordPress e in pochi istanti il gioco è fatto.

    accesso al back-end (dashboard)

    Indirizzo back-end: http://localhost/wordpress/wp-admin/
    Nel vostro caso sarà: http://localhost/{indirizzo_sito}/wp-admin/

    accesso_back_end_di_wordpress

    accesso al front-end (sito live)

    Indirizzo front-end: http://localhost/wordpress/
    Nel vostro caso sarà: http://localhost/{indirizzo_store}/

    front_end_del_nostro_wordpress

    5. Modificare il file wp-config.php

    Una nota tecnica per chi vuole conoscere qualcosa in più su come funziona la configurazione di WordPress:
    i parametri inseriti per la connessione al nostro DB sono memorizzati in un file chiamato wp-config.php contenuto nella root del sito, prima di lanciare l’installazione questo file non è presente ma ne è presente un altro chiamato wp-config-sample.php, l’installatore si fa carico in automatico di creare il nuovo file con i parametri inseriti nel wizard.

    Nulla ci vieta però di inserire tali parametri manualmente andando a rinominare il file wp-config-sample.php in wp-config.php.

    Andremo quindi ad inserire negli appositi spazi i dati dei DataBase e dell’Utente associato creati in PhpMyAdmin, analogamente a quanto si era fatto tramite il wizard.

    wp-config.php

    // ** MySQL settings – You can get this info from your web host ** //
    /** The name of the database for WordPress */
    define( ‘DB_NAME’, ‘database_name_here‘ );

    /** MySQL database username */
    define( ‘DB_USER’, ‘username_here‘ );

    /** MySQL database password */
    define( ‘DB_PASSWORD’, ‘password_here‘ );

    /** MySQL hostname */
    define( ‘DB_HOST’, ‘localhost‘ );

    /** e più in basso intorno alla riga 64/68 */
    $table_prefix = ‘wp_‘;

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    Modello Excel Compilabile per Export


    eCommerce e vendita online: guida introduttiva

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    Compila in velocità i documenti Dual Use e IATA

    Con questo nostro semplice modello in Excel per l’export, potete compilare velocemente i vostri documenti Dual Use e IATA da consegnare al corriere per lo sdoganamento dei vostri prodotti.

    1. Link al modello

    Il nostro modello excel per i documenti di export è reperibile al seguente link : scarica modello

    Se desiderate modifiche, personalizzazioni o creare un modello analogo ma compilabile via web, potete contattarci, vi faremo sapere costi e tempi per le modifiche richieste.

    2. Compilazione dati del mittente

    La compilazione dati del mittente è molto semplice, sulla SCHEDE in basso trovate “mittente“, all’interno sono indicati i campi da compilare.

    Basterà semplicemente modificare l’anagrafica di esempio con i dati della vostra azienda o, se siete privati, con i vostri dati personali omettendo i campi non necessari o mettendo informazioni complementari.

    • Azienda / Persona
    • Responsabile
    • Ruolo
    • Indirizzo
    • Città
    • Provincia
    • CAP
    • Stato
    • P.IVA
    • C.F.
    • REA
    dati_mittente_modello_excel_export

    2. Compilazione dati del Destinatario

    Nella scheda “destinatario” trovate due gruppi di informazioni: DESTINATARIO e MITTENTE

    La prima contiene tutti i dati del destinatario del pacco :

    • Nome
    • Indirizzo
    • Stato
    • Data (della spedizione gg/mm/aaaa)
    • Tracking (il numero di tracciatura fornito dal vostro corriere)
    • Fattura (il numero della vostra fattura/invoice associati

    Anche in questo caso, qualora fossimo privati, possiamo omettere alcune informazioni, oppre nella sezione Fattura indicare “non necessaria” o “privato”.

    dati_destinatario_modello_excel_di_export
    NOTE! il campo in azzurro semi coperto NON VA TOCCATO, rappresenta la conversione di dati in formato testo per la creazione del contenuto.

    IMPORTANTE! nel caso di dubbi sulla compilazione di QUALSIASI DATO, consultante il vostro commercialista o responsabile.

    La sezione “MITTENTE” all’interno della scheda “destinatario“, permette di precisare alcune informazioni all’interno dei documenti di export :

    • In qualità di (mittente o altro motivo)
    • Luogo: (città e privincia dalla quale spedite)
    • Stato: (stato dal quale spedite)
    • Dichiarazione: (la dichiarazione standard per le merci)
    • Footer (spazio per il Timbro e la Firma o solo la Firma)
    dati_precisazione_mittente_modello_excel_di_export
    Sono state riportate alcune informazioni standard per questi documenti, ovviamente potete variarle secondo le vostre necessità.

    4. Stampa dei documenti

    Una volta compilate tutte le informazioni non vi resta che la stampa dei documenti, per poterla effettuare basterà spostarsi sulle due schede:
    LIBERA ESPORTAZIONE ITA e I.A.T.A.

    stampa_documenti_modello_excel_di_export

    Il layout di stampa è stato predisposto per margini stretti su una normale stampante laser o inkjet, qualora alcune parti del documento dovessero finire su una seconda pagina dovrete impostare su excel un adattamento delle colonne/righe con la funzione di stampa: Adatta foglio su una pagina, oppure se siete più esperti, diminuire larghezza, altezza e spaziature.

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